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mercoledì 24 novembre 2010

Ma il Messia non esiste...

Anche Grillo critica Saviano: uno sport nazionale che fa male a tutti.

Ancora critiche nei confronti di Roberto Saviano.

A parte i Soliti Noti del Giornale e di Libero, ovviamente.

Stavolta ha colpito Beppe Grillo: Saviano, a suo dire, "deve fare i nomi". Se non fa nomi, rende tutto vano ed anzi "fa godere" Berlusconi, visto che il programma di RaiTre è della Endemol che è di Berlusconi. E via discorrendo...

A parte ribadire il concetto che chiunque attacchi Saviano in questo momento non rende un buon servigio alle idee e ai valori di cui Saviano è indiscutibilmente "portatore sano", non voglio ripetere ora quanto ho già detto nella lettera aperta a Marco Travaglio, che all'indomani della prima puntata di Vieni Via con Me ebbe a criticare lo scrittore partenopeo.

Dopo le parole di Grillo, piuttosto, voglio fare una considerazione diversa.

Questa: il Messia non esiste.

Dobbiamo capirlo.

Dobbiamo farcene una ragione.

Non è un Messia Beppe Grillo. Non lo è Marco Travaglio. Non lo è Nichi Vendola. Non lo è Silvio Berlusconi. Non lo è Gianfranco Fini.

Lessi una volta, su una rivista, un articolo che analizzava gli aspetti sociologici della politica italiana: la tesi dello studioso è che uno dei mali dell'elettore italiano è il voler essere a tutti i costi rappresentato con precisione nelle sue idee personali. E questo sarebbe anche uno dei motivi principali per cui da noi esistono da sempre una miriade di partiti e movimenti... Un'idea un partito, praticamente, se ci pensiamo bene.

Questa riflessione mi è rimasta dentro e ancor oggi mi ronza nella testa: fin quando non capiremo che per far coincidere le esigenze di milioni di persone appartenenti ad un popolo non possiamo (né dobbiamo) continuare a cercare qualcuno che rappresenti puntualmente le nostre singole idee (perché in quanto singole saranno senz'altro minoritarie!), beh, fino a quel giorno non potremo mai definirci davvero un elettorato maturo.

E continueremo a farci folgorare dal carisma (più che dai contenuti) di chi, ad esempio, dice "meglio" le cose o ci sembra "più convinto" o "più convincente", o magari ci sta più simpatico, o addirittura dice quella singola cosa che è l'unica che a noi interessa veramente...

Fermiamoci un attimo e pensiamoci: il Messia non può esistere. E perdonate l'osservazione volante: quando storicamente ve n'è stato uno (che dicevano essere il figlio di Dio), la traduzione concreta del suo pensiero è stata nei secoli drammaticamente "imperfetta" (per essere eufemistici).

Smettere di pensare al Messia, se mai dovessimo riuscire in questa titanica impresa, vorrà dire aprire la mente ai veri contenuti della politica; cominciare a pensare a quello che è meglio per la comunità che formiamo stando insieme e per quella che sarà un domani (e non solo a quello che è meglio per me, per la mia famiglia, o al massimo per la mia "casta"...).

In tal senso non può esistere l'Uomo della Provvidenza, l'Unto, il Prescelto, che con la bacchetta magica risolve tutti i problemi.
Questa concezione fideistica e trascendente della politica non può che portare alla rovina. Perché per quanto un uomo solo possa essere illuminato, dovrà comunque giocoforza circondarsi di centinaia di persone che siano capaci di incarnare valori ed ideali; persone che dovranno lavorare con la propria testa e con autonomia (non con servilismo e dipendenza dal Capo), dando forza alla diversità dei singoli nel rispetto dell'uguaglianza dei princìpi fondamentali della democrazia.

Per scegliere questi uomini si deve guardare alla loro vita, all'esempio che offrono, alla coerenza dei contenuti e dei valori che dichiarano e sulla base dei quali propongono strategie risolutive (e non ricette miracolose).

Per questo non esiste un Messia: perché deve esistere una comunità di politici, di professionisti, di cittadini, che lavorano febbrilmente non per sbarcare il lunario, ma per costruire a favore di tutti la stabilità sociale di oggi e la solidità sociale di domani.

Dopo tutta questa tirata mi si potrebbe domandare: "se non esiste un Messia, neppure Roberto Saviano dunque è un Messia: perché difenderlo allora"?

Il punto non è che bisogna difendere Saviano. Il punto è che non bisogna attaccarlo.

Non è un sofisma, attenzione. Non è la persona che va preservata, vanno preservati i contenuti che esprime e di cui è portatore.

Pensateci: è il motivo per cui lo attaccano Il Giornale, Libero e certa destra populista (Pdl e Lega in testa).
Lo attaccano per attaccare le sue idee. A loro interessa che non passino i concetti di Saviano e sanno che screditando Saviano, indeboliscono i contenuti delle sue idee.

E invece quei contenuti vanno difesi.

Saviano ha detto: il problema dei rifiuti della Campania è un problema di tutti, non solo della Campania, perché lì confluiscono rifiuti anche del Nord. Cosa è diventato questo messaggio per i detrattori? "Saviano dà la colpa dei rifiuti campani al Nord".

Saviano non è il Messia. E' uno dei tanti che tenta di combattere il marcio con la forze delle idee e delle parole.

E noi di queste voci abbiamo un immenso bisogno.

Per questo che dico: "per favore, lasciamolo parlare".

[Sullo stesso argomento: Caro Travaglio ti scrivo...]

2 commenti:

  1. caro Grillo il fuoco amico non fa meno danni di quello nemico
    Massimo

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  2. I peggiori attacchi a Saviano vengono proprio da sinistra, dai profeti dell'antiberlusconismo. Dagli amici mi guardi Iddio.....


    Grillo, Santoro, Travaglio, Vauro & C.: gli invidiosi del successo di Saviano

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