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mercoledì 29 giugno 2011

Goodbye buon vecchio pi greco arriva il tau.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

In estate, lo sappiamo, le notizie languono ed allora ecco i giornalisti scatenarsi nell'inventarne di appassionanti: allarme per il caldo torrido, invasione di zanzare tigre, meduse killer e così via.

Ma che si unissero al coro pure i miei colleghi matematici, questo proprio non lo pensavo.

Lo scorso 28 giugno con grande enfasi, soprattutto nel mondo anglosassone, è stato rilanciata la festa del tau.
Già perché il 28 giugno è il Tau Day. 
Con la lettera greca τ si è proposto di indicare il doppio di π (pi greco), il celebre numero irrazionale e trascendente che abbiamo conosciuto fin  dalle elementari e che si è soliti approssimare con 3,14.

puntini puntini, naturalmente
Dico approssimare perché essendo π, come s'è già detto, irrazionale, non si può esprimere con un numero finito di decimali.

Perché il 28 giugno è il Tau Day? Perché il 28-6 negli USA e nel Regno Unito  diventa 6-28: il doppio, appunto, del famoso 3,14 (naturalmente il pi greco si festeggerà il 14 marzo).

Ebbene dei matematici buontemponi - Kevin Houston dell'Università di  Leeds è uno di questi - sostengono che si avrebbe un gran guadagno per tutti (studenti in prima fila) usando il τ invece del π (credo che la storia sia nata dall'articolo di Bob Palais "π  is wrong").

Non starò a raccontarvi altro perché anche i profani credo si rendano conto che si tratta di una idea pazzerella  (anche se sostenuta con articoli seri come The Tau Manifesto).

Quel che mi preme qui ricordare è una delle leggi generali sulla stupidità che Carlo Maria Cipolla  (storico ed economista, professore a Pisa e poi a all'Università di Berkely in California) ha enunciato nello spassoso libriccino  The Basic Laws of Human Stupidity (The Mad Millers, 1976)  poi edito anche in Italia col titolo Allegro ma non troppo (Il Mulino, 1988):
"La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona".
Ciò implica che anche un premio Nobel può essere stupido e che il numero degli stupidi, in qualunque insieme, è pressoché costante.

Sia detto "allegramente ma non troppo" e con tutto il rispetto.