Un'espressione eloquente di Nicole Minetti in un momento dell'intervista a La7. |
Cara Nicole,
è una lettera difficile quella che mi accingo a scriverti.
Mi perdonerai se mi prendo la libertà di darti del tu, per parlarti, diciamo così, come potrebbe un fratello maggiore (visto che hai 25 anni ed io 38).
Di certo è difficile, nonostante tutto, immedesimarsi fino in fondo con te, per quello che stai vivendo in queste settimane.
Purtuttavia, voglio comunque provare a farlo, a mettermi nei tuoi panni.
Non già quelli succinti e osé – perdona la facile battuta, ma da fratello maggiore me la concederai – delle “eleganti cene” per cui tu, proprio tu, gestivi a quanto pare le pubbliche (e qui togliere il gruppo ‘bl’ per un facile calembour sarebbe poco fine: te lo risparmio) relazioni.
E neppure ho intenzione di mettermi nei tuoi panni da Consigliere regionale della Lombardia [pausa di riflessione…], panni che – ragionando in termini di causa/effetto sulle carte dell’inchiesta - parrebbe tu abbia vestito per averne svestiti (o fatti svestire) altri.
Certo, su questo amerei che tu facessi un piccolo esame di coscienza, e qui ti parlo da cittadino italiano, esattamente come potrebbe parlarti un lombardo, visto che della sua “gente” sei diventata rappresentante, dal primo momento che hai poggiato “la tua fortuna” (come direbbe con squisita eleganza il giornalista Piero Ostellino) sulla sedia del Consiglio Regionale della Lombardia.
Sì Nicole, perché anche se pochi rammentano ancora – grazie alla nuova filosofia politica introdotta dal Capo dei Capi, l’ “Onorevole” Silvio Berlusconi – che ogni rappresentante politico lo è di tutti e non di una parte soltanto, è nient'altro che questa la cruda realtà: tu, assisa su quella sedia del Consiglio Regionale, rappresenti tutti quelli che vivono nella tua regione e non una parte di essi soltanto.
Questo significa che parli per loro, pensi per loro, voti per loro, decidi per loro. E decidi per le persone che amano, per i figli che hanno o che vorranno avere (come vorresti averli tu), per i nipoti che hanno o che sperano verranno.
Questo, cara Nicole, se ci pensi bene, fa di tutti loro i tuoi unici ed esclusivi datori di lavoro. Il tuo stipendio viene retribuito con i soldi della comunità cui apparteniamo tutti (come del resto hai mostrato di intuire).
Come vedi, vi sarebbero molteplici ragioni per parlare alla politica, al Consigliere Regionale Nicole Minetti.
E nonostante questo, placando per un momento lo stupore e lo sdegno per il vergognoso ed inaudito sistema di reclutamento, prostituzione - fisica e morale - e mercimonio muliebre che emerge dalle indagini di Milano e di cui tu, proprio tu, saresti stata una delle protagoniste chiave, a parte tutto questo, vorrei provare a parlare alla donna Nicole Minetti, alla parte più umana e pura che sempre resta, nonostante tutto, dentro ognuno di noi.
Non so quale vita tu abbia vissuto, fino al momento della tua ascesa, prima televisiva poi politica. Non so quale sia stata la tua infanzia, il tuo vissuto interiore, i tuoi disagi e le tue ansie, le tue convinzioni, i tuoi valori.
Però ho letto, come tutti, le intercettazioni di questa assurda vicenda.
Ho visto il tuo volto in decine di telegiornali, in centinaia di scatti, che presto diventeranno migliaia, perché - e sono convinto che lo sai bene - questa storia, almeno per te, non finirà domani, e neppure dopodomani.
Ti attende probabilmente un lungo processo, di cui l’esito è facilmente immaginabile. Ti attende – e ne hai già avuto un piccolissimo antipasto - un’esposizione mediatica (e su che argomenti!) da non augurare nemmeno alla peggiore delle nemiche; esposizione dalla quale la tua reputazione uscirà inevitabilmente scarnificata e lacera, come in poche altre circostanze si è potuto assistere nel nostro paese (mi viene alla mente solo il caso della premiata ditta Wanna Marchi & daughter).
Riguardo a ciò – ti pregherei di riflettervi - per quella stessa mentalità derivante dal più becero e antiquato maschilismo, grazie al quale oggi tu siedi in Consiglio Regionale, un domani non lontano, cara Nicole, sarai ingloriosamente (e aggiungo ingiustamente) ricordata dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica italiana (specie maschile, ma purtroppo non solo) come “una di quelle”… mentre il 'buon' Silvio, stanne certa, continuerà a godere, almeno nell’immaginario collettivo, di quei privilegi psicologici di cui continua tristemente a godere nella nostra società la figura del macho italico, che fa del soggetto maschile “un conquistatore sublime” e della donna coinvolta, lo dico apertis verbis, semplicemente “una che l’ha data”.
Perché ti scrivo questo, ti chiederai pertanto.
Perché nelle tue intercettazioni , solo a leggerle, mi è parso di cogliere tra le righe che tu “sai” e “vedi”.
Sai. Sai cosa accadrà fra breve. Sai che la tua fine politica è vicina. Sai che il tuo dramma umano è soltanto agli inizi, che gli amici e le amiche cominceranno lentamente a dissolversi nel nulla, che sarai assordata e pervasa dai silenzi di quel cellulare che ora avverti simbolicamente come un cappio intorno al collo.
Tu sai. E vedi. Vedi le stanze degli interrogatori; le ore interminabili, una dietro l’altra, con le domande incalzanti davanti ai tabulati, davanti alle date, davanti ai nomi, davanti alle trascrizioni delle intercettazioni o, peggio, agli audio della tua voce.
Vedi le aule dei tribunali, le toghe, i fotografi, i cronisti, le telecamere. Vedi i fiumi di inchiostro della stampa.
E vedi gli occhi della gente.
Poi, chissà. Chissà cosa “sai” ancora, cosa “vedi”.
Molto altro, credo. Sempre se ho ben interpretato le espressioni del tuo volto quando, martedì scorso, ho visto il servizio del Tg di La7 delle 20. Questo servizio:
Quando a bruciapelo ti hanno chiesto “lei è serena?”, il tuo volto ha mostrato un attimo, infinito, di sofferta incertezza e a me è parso quasi che stessi per dire “come si fa ad esserlo, mi sta crollando il mondo addosso e...", ma il tuo avvocato ha prontamente risposto per te, e tu allora, fingendo convinzione hai buttato là quei “sì... sì sì”, recitando una parte che ti aveva assegnato qualcun altro, ma svelando al contempo una disperazione sotterranea, pronta a balzar fuori a tradurre in grida il dolore di cui è fatta.
Sarà temendo questo che Berlusconi si è sperticato in quell’insolita (e altrimenti inspiegabile) difesa a spada tratta nei tuoi confronti, durante la telefonata a Lerner dell’altra sera? Teme forse che tu, il personaggio cardine dell’inchiesta, stia per cedere?
Fra tutte le cose che pure, secondo me, sai, una cosa non so se ti è chiara e perciò voglio dirtela. In uno dei tuoi sfoghi telefonici intercettati hai detto “Se Silvio cade, noi cadiamo”.
Nicole, Berlusconi ha ancora mille vite e, probabilmente, altrettanti modi per venirne fuori. Il tuo destino non è più legato a lui: tu infatti sei già caduta. E molto presto verrai spazzata via dagli eventi, prima che dal corso della giustizia.
Questa tua "ingenuità" è uno degli elementi per cui ho più pietà di te in questo momento.
E per questo ti dico: salva il salvabile.
Dimettiti da consigliera regionale: fallo per la dignità di quei cittadini lombardi che rappresenti.
E, un attimo dopo, giusto un attimo dopo, parla.
Sì, Nicole, parla, dì tutto quello che è accaduto. Senza remore, senza reticenze.
Sì, Nicole, parla, dì tutto quello che è accaduto. Senza remore, senza reticenze.
Hai detto: “lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo dio lo sa.... In cui non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l'impegno” E ancora: “Mi ha tirato nei festini... io sono una brava persona, al massimo faccio contravvenzioni, ma non arrivavo a commettere reati”.
Sai che questa responsabilità, nei tuoi confronti, Berlusconi ce l’ha, ma ce l’ha moralmente. Il resto, purtroppo, lo hai reso possibile tu, accettando che accadesse.
Hai detto anche: "Quel briciolo di dignità che mi rimane la voglio tenere".
Può sembrarti paradossale, ma secondo me sei ancora in tempo.
Racconta cosa è accaduto e condannalo, riconoscendo e disconoscendo tu per prima la tua ambizione sfrenata e senza pudore, che è stata la scintilla che ha fatto divampare l’incendio.
Onestamente: non so dirti se questo basterà a riabilitarti agli occhi degli italiani, né quanto tempo potrebbe volerci.
Ma so per certo che ti riabiliterà alla tua coscienza di donna e di essere umano e che sentirai l’anima alleggerirsi di quel macigno che ora ti opprime e che certamente avverti come insopportabile.
Questa, Nicole, è l’unica via per la tua espiazione morale.
L’unico modo che ti potrebbe permettere, un domani, di ricominciare a guardarti allo specchio senza provare quella vergogna che già ti si legge negli occhi.
L’unico modo di dimostrare a te stessa, davvero, cosa significa “essere una donna”.
Comunque vada, buona fortuna.
Luigi Bruschi
[Questa lettera è stata realmente inviata dalla Città Invisibile all’indirizzo istituzionale del Consigliere Regionale Nicole Minetti - nicole.minetti@consiglio.regione.lombardia.it - oltre che tramite il modulo per le e-mail presente nel sito www.nicoleminetti.it, nella sezione "Contatti"]
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