[Dopo il no del Governo all’election day, il Prof. Woland scrive al Ministro Maroni]
Sig. Ministro Maroni,
mi rendo conto che la battaglia politica in Italia è senza esclusioni di colpi, ma credo che i cittadini possano ancora sperare che gli uomini delle istituzioni adempiano, come dice la nostra Costituzione, “con disciplina ed onore” (art. 54) il loro incarico.
La pregherei pertanto, Signor Ministro, di ricordare il giuramento di fedeltà alla Repubblica e alle sue leggi e di comportarsi di conseguenza.
Un ministro della Repubblica deve fare tutto ciò che è nelle sue possibilità affinché il comportamento del cittadino sia virtuoso.
Nel caso della consultazione referendaria imminente (contro la privatizzazione del sevizio idrico e il rilancio del nucleare in Italia) è inaccettabile che il governo tenda a sfavorire la partecipazione al voto, rifiutando l’ipotesi dell’election day, affinché non si raggiunga il quorum.
Ciò, infatti, contrasta con il dettato costituzionale.
L’articolo 48 della Costituzione dice chiaramente, a proposito del voto, “il suo esercizio è dovere civico” che, aggiungerei, è parte di quel dovere inderogabile di solidarietà politica di cui parla l’articolo 2.
Che l’argomento non sia peregrino, lo conferma il fatto che il suo Ministero prevede puntualmente “per gli elettori che devono raggiungere le sedi elettorali, agevolazioni sulle spese di viaggio ferroviarie, autostradali e via mare”.
So bene che in Italia ci sono stati “illustri” precedenti - tutti rammentiamo l’invito di Craxi ad andare al mare piuttosto che alle urne a votare il referendum... e quello sgarbo costituzionale non gli portò fortuna - ma la prego: onori, da hombre vertical, il suo mandato con una condotta esemplare.
Con fiducia.
Prof. Woland
[Per chi fosse interessato ad approfondire la complessa questione, dall’archivio storico del Corriere ho rinvenuto un pezzo davvero interessante del ‘92 relativo al parere tecnico di un giudice romano, Paolo Colella. LB]
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