Fazzoletto in tono per Berlusconi: verde federalismo... o verde speranza? |
Come sappiamo è stato da poco approvato il cosiddetto federalismo fiscale municipale.
Per l’occasione il nostro Premier, le cui capacità camaleontiche sono ben note (al confronto il Leonard Zelig di Woody Allen è un dilettante, e comunque in yddish Zelig significa "benedetto", che qualche assonanza con "l’unto del Signore" la presenta), si è presentato alla Camera col fazzoletto verde al taschino.
Sul federalismo municipale, con una battuta alla Altan, mi viene da dire che "se ora il destino dei cittadini è nelle mani dei sindaci, stiamo freschi".
Premesso che decentrare alcuni poteri può ritenersi positivo, personalmente resto contrario al progetto leghista, di cui il decreto in questione rappresenta, come ha detto Bossi, "un giro di mattoni in più".
La ragione principale della mia contrarietà risiede nel fatto che nel caso italiano si tratterebbe di un federalismo dissociativo.
Ebbene, in un paese storicamente giovane e con forti diseguaglianze territoriali ed economiche, il rischio di disgregazione dello Stato risulterebbe sempre più accresciuto da spinte centrifughe.
Altro caso sarebbe invece il federalismo associativo, il cui scopo è quello di rendere unitaria una pluralità di stati già esistenti. Operazione riassunta, nel caso americano, dal motto ex pluribus unum.
Sto pensando, oltre agli Stati Uniti d’America, alla Germania, alla Svizzera, e via dicendo.
In tal senso guardo dunque con speranza ad un federalismo europeo, nel solco di quello delineato da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi nel Manifesto di Ventotene, negli anni quaranta del secolo scorso.
Ho la sensazione che la riflessione sul federalismo si stia pericolosamente svuotando di significato, persa com'è tra gli istinti elettorali leghisti e il fine strumentale con cui la questione viene trattata dal Presidente del Consiglio, a garanzia della sua "sopravvivenza politica".
Come al solito, a pagarne le conseguenze, potrebbe essere l'intero sistema paese.
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