[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]
Lo scorso 8 giugno, al Teatro Capranica di Roma, si è riunita la sedicente assemblea dei "liberi servi".
Regia: Giuliano Ferrara.
Cast: Maurizio Belpietro, Mario Sechi, Alessandro Sallusti, con la partecipazione straodinaria di Vittorio Feltri.
Ora: a parte la stranezza, tutta italiana, di assistere ad un congresso di partito ove i congressisti sono dei giornalisti, direi che l'ossimoro liberi servi non fa ridere, anzi è deprimente.
L'aggettivo libero preposto al sostantivo non modifica la caratteristica fondamentale dei 'nostri' giornalisti, che dunque si autodefiniscono servi.
Avremmo tanto sperato che l'assemblea fosse indetta da servi liberi, ma purtroppo ciò non è stato e forse non sarebbe cambiato nulla.
Anche nella Roma antica, infatti, i liberti (cioè gli schiavi affrancati) continuavano a vivere nella casa del patronus e mantenevano doveri di rispetto ed obblighi.
Di natura economica.
... Nihil sub sole novum!
(Ecclesiaste 1,9)