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mercoledì 14 settembre 2011

Gioco di specchi.


Grande bagarre sulla presunta dichiarazione attribuita alla Procura di Napoli secondo cui, se Berlusconi non dovesse presentarsi a testimoniare, ricorreranno al provvedimento del cosiddetto accompagnamento coatto.

Guardate i titoli che giravano ieri in rete relativi a questa notizia.

Libero:

Il Giornale:

La Stampa:


Il Tempo:

Ansa:

TmNews:

Ed ecco Il Fatto Quotidiano di oggi:


Le reazioni degli ambienti vicini al Premier non si sono fatte attendere e prima si sono tradotte nell'accusa di "velleità golpiste" alla Procura di Napoli, poi si sono tramutate nella minaccia di inviare al più presto gli ispettori del Guardasigilli per regolare i conti che non tornano.

Quanti non disdegnano il pugno duro della magistratura nei confronti di Berlusconi potranno forse rimanerci male, ma la verità è ben altra ed occorre dirla chiaramente, soprattutto per non colludere con quanti (Giornale e Libero su tutti, naturalmente) hanno dimostrato come al solito di avere come unico obiettivo quello di soffiare sul fuoco dello scontro tra istituzioni e magistratura.

E la verità in questione, semplicemente, è questa: il Procuratore capo Giovandomenico Lepore non ha mai detto che la Procura stava pensando all'accompagnamento coatto.

Di più: lo ha espressamente negato a più riprese.

Alla domanda del giornalista, il Procuratore Lepore ha infatti risposto
"Sono sicuro che non ci sarà alcun bisogno di attivare questa procedura".
E tanto per essere chiaro ha aggiunto:
"L’accompagnamento coatto è l’ultima ratio per un teste che non si presenta e nel caso dei deputati ci deve essere l’autorizzazione della Camera di appartenenza. Al momento, per il premier, è un’ipotesi che escludiamo".
E giusto per un aggiungere un altro tassello al mosaico, lo stesso legale di fiducia del Premier, Michele Cerabona (quello che ha consegnato il memoriale vergato da Berlusconi) ha dichiarato in merito: 
“Non si è mai prospettata una soluzione del genere nei rapporti con la Procura”.
Non so cosa ne pensiate, ma considerato il modo in cui troppi sono scivolati sulla notizia, è forse il caso di fermarsi un attimo a riflettere.

Si possono fare tutte le dietrologie o le illazioni che vogliamo ("intendeva comunque alludere", "non l'ha detto ma lo pensava", "tra le righe si intuisce che..."): resta il fatto che la bomba mediatica, semplicemente, non doveva essere innescata, in questo delicato momento storico in cui la tenuta delle istituzioni è sempre più drammaticamente a rischio.

Forse è il caso di alzare la guardia, prima che questo paese si trasformi definitivamente in un gigantesco, rutilante, accecante specchio mediatico deformato, che rifrange "l'informazione che ci piacerebbe" o peggio "che ci fa comodo", piuttosto che quella di cui abbiamo bisogno.

La semplice e mera realtà dei fatti, intendo.

Nell'infinito gioco dell'io-credo-solo-a-Tizio-che-è-perseguitato-da-Caio-che-è-in-combutta-con-Sempronio-che-Tizio-spera-di-far-fuori-accusando-Caio ne avremmo tutti, davvero, un grande e disperato bisogno.

Update.

Altra fonte, Corriere del Mezzogiorno, in palese risposta alla bagarre:
«Le mie parole non devono essere travisate: se mi si chiede qual è la procedura in questi casi, è normale che io risponda contemplando anche l'accompagnamento coatto. Rispetto a quest'inchiesta, l'accompagnamento coatto non è al momento tra le nostre scelte. Confidiamo di incontrare Berlusconi in una delle date proposte».