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martedì 25 ottobre 2011

Preparate l'arca.

Che il grande venditore sia palesemente in crisi e che si stia chiudendo un ciclo storico non sono soltanto i mugugni della maggioranza, le trame dei frondisti e le mille fiducie votate a dimostrarlo.

In tal senso, infatti, mi pare che la campagna adesioni del Popolo della Libertà - che sancisce di fatto l'apertura della campagna elettorale del partito di Berlusconi in vista di elezioni sempre più prossime - sia piuttosto inequivocabile.

Guardate qua:

[Cliccare per ingrandire]

C'è di che riflettere, non credete?!

Dalla formulazione dei quesiti, piuttosto risibile, all'ingenuità di alcuni contenuti (per risolvere le difficoltà e dare più forza all'Italia devo iscrivermi ad un partito?! E per di più a quello che è attualmente al governo?!), tutto è pensato per raccogliere il consenso... che già si ha!

Solo chi è già simpatizzante, difatti, potrebbe a mio giudizio cadere nella rete di una simile comunicazione priva di una qualsiasi idea che possa definirsi tale.

D'accordo, non è una campagna strettamente elettorale, ma se riavvolgiamo il nastro di qualche anno tornando con la memoria agli spot televisivi del tipo "Il provvedimento tal dei tali? Fatto!" o ai manifesti sullo stile di "meno tasse per tutti" (già di per sé piuttosto banalotti, ma comunque efficaci), non può che registrarsi una sostanziale e decisa involuzione nella capacità mediatica dell'entourage berlusconiano.

Date un'occhiata a questo filmato promozionale, sempre dalla stessa campagna:



Non so come la vediate voi.

Ma io ho l'impressione che uno spot del genere palesi un anacronismo a dir poco imbarazzante (se non addirittura angosciante).

Sembra che il tempo si sia fermato al '94.

Come se non vi fossero mai stati i processi, gli scandali sessuali con le minorenni, le intercettazioni con i Lavitola di turno, le mille promesse non mantenute, i ministri in odore di mafia, la crisi economica mal gestita, la povertà crescente, le figure di cacca planetarie...

Tutto come se niente fosse mai accaduto.

E' vero: Berlusconi non c'è nello spot. E non c'è nel simbolo.

Ma tutto - e dico tutto - finisce ugualmente col rimandare a lui.

Senza tuttavia considerare che il berlusconismo privato di Berlusconi, almeno nelle sue manifestazioni promozionali, appare inevitabilmente un contenitore vuoto e ridicolmente allusivo.

E proprio questo è il prezzo che il Pdl si accinge a pagare per essere figlio naturale di un padre padrone che ha costruito una formazione politica fondata esclusivamente sulla sua immagine da protagonista assoluto, con tutti gli altri sullo sfondo a fare le comparse.

Dopo di me il diluvio, ha lasciato intendere più volte Berlusconi negli ultimi tempi.

A giudicare da queste campagne mediatiche, sarà senz'altro così.

Almeno per il Popolo della Libertà.