Come forse avrete notato, non ne scrivo più volentieri.
Una sorta di damnatio memoriae istintiva, direi.
Ma quello che ha dichiarato ieri Silvio Berlusconi al Quirinale, in occasione della cerimonia di auguri di Natale, va riportato perché emblematico:
Privilegi della casta? ''Non ho mai avuto la passione della politica". "D'altronde, io viaggio su aerei più belli di quelli di Stato...''.
L'Onorevole Berlusconi saluta dunque così, da Nababbo Natale, gli italiani che ha guidato dritto dritto verso l'abisso economico, regalando loro uno dei Natali più drammatici che la nostra storia repubblicana ricordi.
Il suo insegnamento è cristallino: non è il tempo ad essere denaro - come recita l'adagio - quanto la vita stessa.
In questo senso, per come la vedo io, Nababbo Silvio sarà ricordato come il personaggio più triste della sua favola ormai conclusa: colui che per sentirsi amato ha dovuto circondarsi di nani e ballerine.
Pagando, si intende.
E a quanto pare su tutti i fronti: dalle prestazioni sessuali per tener incollato il suo ego in disfacimento, alle prestazioni parlamentari per tener incollata la sua maggioranza in frantumi.
Un vero peccato che grazie a questo sistema sociale improntato sul mercimonio e sulla compravendita noi italiani ci ritroviamo oggi sotto l'albero un tappeto di cambiali internazionali.
Dunque caro Nababbo Silvio, se vuoi davvero farci gli auguri, facceli pure.
Ma se poi vuoi farci anche un piccolo regalo, apri bene le orecchie.
Visto e considerato che dopo vent'anni al potere il meglio che sai dire è che non sei mai stato un appassionato di politica e che i tuoi aerei sono più belli di quelli di stato, fa una bella cosa: rimetti agli italiani i tuoi soldi da deputato della Repubblica - e magari anche il vitalizio - e ritirati a vita privata con la tua collezione di aerei più belli del mondo.
Perché mentre tu continui a baloccarti con le tue cazzate e ti permetti di scherzare sul futuro politico di tua figlia Marina, non solo il nostro futuro, ma soprattutto il futuro dei nostri figli è appeso un filo.
E, contrariamente a te, in questo non ci vediamo niente, ma proprio niente da ridere.
Chiaro?