Il Senatore Luigi Lusi |
La vicenda del Senatore Luigi Lusi - ex tesoriere della Margherita che si è intascato la bella cifretta di 13 milioni di euro - oltre naturalmente a confermare la preoccupante realtà di una classe politica afflitta da una questione morale che si intuisce ben più profonda di quanto si creda, mi pare offra su un piatto d'argento degli spunti di riflessione piuttosto significativi, a voler guardare con la lente di ingrandimento alcuni comportamenti messi in atto dal reo confesso.
Badate, non mi riferisco alle sue riflessioni riguardo alla “cricca abruzzese” affidate ad un articolo apparso su Europa il 3 agosto 2010:
All’amarezza della conferma di una classe politica che non onora l’orgoglio e la fatica che trasuda storicamente da questa terra, si aggiunge quel senso tutto berlusconiano del meglio furbi che fessi, propedeutico a quel drammatico sono tutti uguali che uccide le aspirazioni alla civile convivenza di ogni cittadino onesto [...] Sembra che diversi protagonisti della vicenda politica locale (regionale e locale) siano stati perfettamente a conoscenza di quanto stesse accadendo. Se così fosse, ci troveremmo di fronte allo scenario di un totale ed incondizionato asservimento della funzione pubblica agli interessi del privato, invece che un consapevole, mirato ed unitario progetto utile per la comunità [...] gli abruzzesi aspettano una nuova generazione di politici che pensi alle loro comunità e non a se stessi.
Questo, incredibilmente, dichiarava il Senatore Lusi un anno e mezzo fa.
Ebbene diciamo che in quel caso - con una notevole dose di ipocrisia - il senatore era intento a rinsaldare la propria immagine di politico probo, dall'onestà specchiata. Passi (si fa per dire).
Ciò che invece più mi allibisce, lo confesso, è qualcos'altro.
La constatazione che la coscienza possa suggerire ad un uomo di rifiutare le dimissioni chieste dal gruppo parlamentare cui appartiene - il PD, che pertanto ha deciso di espellerlo - proprio mentre nelle stesse ore, contestualmente, la medesima coscienza gli consigliava di dichiararsi colpevole davanti ai magistrati e di patteggiare una pena equa per le sue malefatte (1 anno di reclusione e 5 milioni restituiti subito: patteggiamento negato)...
Ecco, io credo che in atteggiamenti come questo sia da ravvisare il cuore della crisi di valori che sta facendo implodere il mondo politico.
E non solo.
Perché diciamoci la verità: vogliamo davvero illuderci che la nostra società sia immune dal morbo della disonestà e che tutto il marcio appartenga alla politica?
Credo proprio che urga una seria riflessione sui valori fondanti da trasmettere alle nuove generazioni e sugli strumenti migliori per farlo.
Quelle generazioni di aspiranti veline e calciatori, dico.
Non so come la pensiate.
Ma ho come l'impressione che potremmo ripartire da lì.