Il neo-oscurantismo ha un nome e un cognome: Roberto De Mattei. |
Ci risiamo.
Si apprende che alcuni mesi fa, il Prof. Roberto De Mattei - il vicepresidente del CNR che affermò su Fukushima che "le catastrofi sono una voce paterna della bontà di Dio" - ha sentenziato anche sulla fine dell'Impero Romano (qui "l'audiolezione").
Sempre dai microfoni di Radio Maria, lo storico è partito dall'affermazione di Papa Ratzinger sulla crisi del nostro tempo, paragonabile appunto a quella dell'Impero Romano.
Poche battute ed è iniziato il vaneggiamento.
De Mattei ha chiamato a testimoniare lo scrittore cristiano Salviano di Marsiglia (5° sec. d.C.), secondo il quale, fra le prime cause del disfacimento dell'Impero Romano - udite udite - vi era nientepopodimeno che l'omosessualità.
Ecco uno dei passi citati:
"E non saprei dire chi sia più colpevole davanti a Dio, dal momento che sia gli invertiti che le loro vittime sono condannati, secondo la Sacra Scrittura, alla medesima punizione: gli uomini effeminati e gli omosessuali non avranno parte al regno di Dio".
De Mattei ha dunque spiegato così il pensiero dello scrittore:
"I barbari che hanno invaso l'Occidente nel 4° secolo sono uno strumento del giudizio di Dio [...] La Provvidenza si serve di essi per purificare una società corrotta e decadente quale era quella romana."
E ha chiosato:
"Le parole di Salviano meritano di essere meditate, perché noi oggi viviamo in un’epoca in cui i peggiori vizi vengono alimentati dai mass media e addirittura vengono iscritti nelle leggi come diritti umani."
L'omofobia malata che emerge così nettamente da simili dichiarazioni lascia davvero attoniti.
E diciamocelo, avendo a che fare con uno "storico", lascia attoniti anche l'uso delle fonti a suffragio di ipotesi a dir poco aberranti.
Sarebbe come se io, prendendo una fonte storica classicamente considerata ben più autorevole di Salviano di Marsiglia, e cioè il grandissimo Tacito, citassi il noto passo degli Annales per dimostrare che i Cristiani sono una peste per l'umanità:
"Ma né soccorso umano, né largizione imperatoria, né sacrifizi agli dèi valevano a soffocare la voce infamante che l’incendio fosse stato comandato. Allora, per troncare la diceria, Nerone spacciò per colpevoli e condannò ai tormenti piú raffinati quelli che le loro nefandezze rendevano odiosi e che il volgo chiamava cristiani. Prendevano essi il nome da Cristo, che era stato suppliziato ad opera del procuratore Ponzio Pilato sotto l’impero di Tiberio: e quella funesta superstizione, repressa per breve tempo, riprendeva ora forza non soltanto in Giudea, luogo d’origine di quel male, ma anche in Roma, ove tutte le atrocità e le vergogne confluiscono da ogni parte e trovano seguaci. Furono dunque arrestati dapprima quelli che professavano la dottrina apertamente, poi, su denunzia di costoro, altri in grandissimo numero furono condannati, non tanto come incendiari, quanto come odiatori del genere umano". (Annales, XV, 44, 2-4)
Naturalmente, lungi da me una simile, assurda volontà esegetica.
Eppure questa è la meschina operazione pseudo-storica messa in atto dal Prof. De Mattei, nonché da Radio Maria, non nuova agli strali contro gli omosessuali.
Se è vero, come ricorda lo stesso De Mattei, che "ogni male deve avere il suo castigo, nel tempo o nell'eternità", al posto di questi sedicenti seguaci di Cristo, io sarei un po' più prudente.
Perché il castigo divino - cui loro credono - per una delle colpe più abiette che possano esservi, e cioè l'aver calpestato la dignità degli uomini, potrebbe essere davvero tremendo.
Per non parlare del contrappasso...
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