Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 29 marzo 2011

Roberto de Mattei su Fukushima: "voce paterna della bontà di Dio".


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Il Prof. Roberto de Mattei ha parlato: non come vicepresidente del CNR - dice lui - ma come cittadino credente.
“Le grandi catastrofi sono una voce paterna della bontà di Dio, che ci richiama al fine ultimo della nostra vita... Le catastrofi sono i giusti castighi di Dio”,
ha sentenziato durante una trasmissione di Radio Maria.

C’è da augurarsi che la voce di questo professore di storia moderna, che si impanca a maestro di evoluzionismo (criticando Darwin) e ora di sismologia, non arrivi in Giappone.

Il Dio che castiga non è affatto un padre per i giapponesi: in Giappone infatti - il professore dovrebbe saperlo - le religioni principali sono lo Shintoismo (83,9%) e il Buddhismo (71,4%), spesso professate unitamente.

Anche alla luce delle ultime ridicole notizie riguardanti l’interrogazione parlamentare contro la laurea ad honorem di Roberto Saviano, viene da chiedersi se non sarebbe auspicabile che accanto all’istituto della laurea honoris causa possa esservi quello del ritiro della laurea per disonore, intendendo etimologicamente il disonore come mancanza di rispetto: in questo caso venuto a mancare sia nei confronti degli uomini sia nei confronti di Dio.

Mi piacerebbe in proposito chiedere allo storico se ritiene che anche gli Stati Uniti furono strumento della “bontà paterna” di Dio in occasione del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. 

Credo si possa concludere che il professore abbia davvero smarrito la via (della ragione). 

Il consiglio, mentre vaga per ritrovarla, è quello di tenersi lontano dall’Aquila.

Non so se la sua fede lo salverebbe dal castigo degli Aquilani.


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