Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 6 marzo 2011

Silvio "Zelig" e il federalismo del centrodestra.

Fazzoletto in tono per Berlusconi: verde federalismo... o verde speranza?

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Come sappiamo è stato da poco approvato il cosiddetto federalismo fiscale municipale.

Per l’occasione il nostro Premier, le cui capacità camaleontiche sono ben note (al confronto il Leonard Zelig di Woody Allen  è un dilettante, e comunque in yddish Zelig significa "benedetto", che qualche assonanza con "l’unto del Signore" la presenta), si è presentato alla Camera col fazzoletto verde al taschino.

Sul federalismo municipale, con una battuta alla Altan, mi viene da dire che "se ora il destino dei cittadini è nelle mani dei sindaci, stiamo freschi".

Premesso che decentrare alcuni poteri può ritenersi positivo, personalmente resto contrario al progetto leghista, di cui il decreto in questione rappresenta, come ha detto Bossi, "un giro di mattoni in più".

La ragione principale della mia contrarietà risiede nel fatto che nel caso italiano si tratterebbe di un federalismo dissociativo.

Ebbene, in un paese storicamente giovane e con forti diseguaglianze territoriali ed economiche, il rischio di disgregazione dello Stato risulterebbe sempre più accresciuto da spinte centrifughe.

Altro caso sarebbe invece il federalismo associativo, il cui scopo è quello di rendere unitaria una pluralità di stati già esistenti. Operazione riassunta, nel caso americano, dal motto ex pluribus unum.

Sto pensando, oltre agli Stati Uniti d’America, alla Germania, alla Svizzera, e via dicendo.

In tal senso guardo dunque con speranza ad un federalismo europeo, nel solco di quello delineato da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi nel Manifesto di Ventotene, negli anni quaranta del secolo scorso.

Ho la sensazione che la riflessione sul federalismo si stia pericolosamente svuotando di significato, persa com'è tra gli istinti elettorali leghisti e il fine strumentale con cui la questione viene trattata dal Presidente del Consiglio, a garanzia della sua "sopravvivenza politica".

Come al solito, a pagarne le conseguenze, potrebbe essere l'intero sistema paese.


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Commenti (2)

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Caro Prof Woland
ho l'impressione che le capacità camaleontiche non siano una prerogativa del Premier.
Da quando, in seguito alla caduta del muro di Berlino, sono venute meno le ideologie
politiche fondamentali, mi sembra che i vari partiti di risulta, più che a fare politica, siano impegnati ad amministrare il potere o a cercare di farlo. Da qui i compromessi, le alleanze più o meno sotterranee, la compra-vendita di parlamentari, le spallate agli avversari e a elementi della stessa corrente......
Anche al PD nato per governare e, in seguito alle elezioni perse, presentato come governo ombra per una seria politica di opposizione, sembra che stia succedendo la stessa cosa: lotte di potere per amministrare il potere.
Mi piacerebbe conoscere la sua opinione.
Grazie
LISA
Cara Lisa,
io credo che quando c'è un'emergenza democratica non dobbiamo farci distrarre: certamente molti pescano nel torbido e approfittano della confusione per meschini interessi. C'è anche da dire che rispetto ad una decina di anni fa nonostante tutto, grazie anche alla rete, i più accorti sono più informati e questo può generare l'impressione che tutto sia peggiorato. Non credo sia così. Certo lei ha ragione c'è tanto da fare e soprattutto da ricostruire. Ma per poter iniziare l'opera è necessario sgomberare (politicamente) il campo da un'anomalia che non è sarebbe accettata in nessuna democrazia del mondo.
Condivido comunque i suoi acuti commenti ma la invito, come fa Luigi, a ricordare la via indicata da Calvino: "cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".
Grazie e a presto.
W.

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