Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 21 marzo 2011

Giuliano Ferrara e il revanscismo mediatico del centrodestra.




La prima settimana di Giuliano Ferrara e del suo Qui Radio Londra se n'è andata ed oggi è cominciata quella nuova.

Il primo bilancio credo sia piuttosto scontato, almeno per quanti hanno mantenuto quel minimo di lucidità necessaria e quel briciolo di capacità raziocinante che pure, lungo tutto l'arco dell'ultimo ventennio (anno più anno meno), hanno spudoratamente tentato di farci perdere.

Nondimeno, mi pare utile fare una breve sintesi di quanto ha offerto il giornalismo del pachiderma nella settimana passata, giusto per avere un quadro d'insieme dell'avanzata del regime televisivo del Sire di Arcore.

Perché oramai, teniamolo sempre a mente, è cominciata l'invasione massiccia della Tv di Stato.
Alla stregua di un paese sudamericano.
In nome di un pluralismo che di plurale ha soltanto la quantità di menzogne e di falsità che l'informazione deviata dell'impero berlusconiano riesce a mettere in campo ogniqualvolta confeziona una notizia o un commento ad un fatto accaduto.

Ecco allora che, come in un Risiko mediatico, posizione dopo posizione, dopo il Tg1 di Minzolpop arriva Giulianone Ferrara.

Che nella sua prima settimana inanella una serie impressionante di uno-due, esemplificativa del concetto di Tv di Stato inteso da Berlusconi&Co.

Vediamo.

Lunedì 14 marzo (prima puntata). Pretesto: la tragedia del Giappone. Risultato: spot emotivo pro nervi saldi  riguardo alla questione del nucleare (chissà come mai...).


Martedì 15 marzo (seconda puntata). Pretesto: il "linciaggio morale" subito in Puglia da Ruby. Risultato: spot emotivo pro Ruby (e pro chi, come lei, ha allietato il Premier), al grido evangelico (con tanto di citazione) di "chi è senza peccato"...


Mercoledì 16 marzo (terza puntata). Pretesto: Intervista a Berlusconi su Repubblica. Risultato: spot emotivo pro Silvio... è un 75enne, 30 ragazze sono troppe anche per lui, difficile organizzare un giro di prostituzione così complesso, e via dicendo fra una bugia e l'altra (su tutte, le note foto di Villa Certosa che Silvio avrebbe commissionato!!!). Mancava solo il fazzoletto di Cornacchione e le lacrime al grido di "Povero Silvio".


Giovedì 17 marzo (quarta puntata). Pretesto: Unità d'Italia. Risultato: spot emotivo pro Bossi e pro Lega ("miracolo in Europa: un partito nato come secessionista si integra e diventa uno di noi"...!), con stoccate (anticipatorie della quinta puntata) contro la magistratura, rea di aver "eliminato la Repubblica, fondata nel 48, con le manette" (bufala colossale).


Venerdì 18 marzo (quinta puntata). Pretesto: riflessione sul ruolo della magistratura. Risultato: spot emotivo pro popolo per la serie "i magistrati vogliono sovvertire il volere del popolo" (che ha votato Berlusconi).

Come si vede, sono stati sciorinati dall'elefantino uno ad uno tutti i capisaldi dell'ideologia berlusconiana.

Non sono un patito dello share o dell'Auditel, ma credo sia il caso di menzionare il fatto che i dati di ascolto non stanno premiando l'elefantino.

Che nella prima puntata registra l'audience più bassa relativa alla sua fascia oraria, a confronto con le altre strisce analoghe andate in onda dal 95 ad oggi

E per di più perde oltre un milione di telespettatori nel passaggio di testimone dal Tg1.

Tanto per contribuire ad affossare la già asfittica informazione della rete ammiraglia nazionale.

Che stiano provando a dissuaderci dal pagare il canone, come ci hanno più volte richiesto (quando si parlava di Santoro, Ballarò, ecc.)?!

Io intanto resisto (e il canone l'ho pagato, come tutti gli anni).

Anche se sono certo che è soltanto l'inizio.

E anche se questa aria, pesantissima, da revanscismo mediatico, lo confesso: mi fa paura ogni giorno di più.


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