Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 31 dicembre 2011

Buon anno anche da Bruno Volpe.


E un sentito messaggio augurale è arrivato anche dall'ineffabile Bruno Volpe, curatore del sito Pontifex, che nella sua omelia di fine anno ha scelto di rivolgersi in particolare ad un paio di categorie di peccatori incalliti bisognosi di redenzione.

Conviventi e gay.

Ecco le sue parole (grassetto mio):
Prendiamo le coppie etero che convivono. Sono uno scandalo ed un'offesa al buon senso, oltre che in stato di peccato gravissimo. Costoro, salvo pentimento esercitato in modo sacramentale e cambiamento di rotta (ossia termine della vita dissestata) non possono accedere alla Comunione, eppure qualche "prete", pur conoscendo la situazione, chiude entrambi gli occhi [...] Per la verità, dal sacramento andrebbero allontanati anche i genitori cristiani che tollerino questa offesa. 
Veniamo ai gay. Essere omosessuale, ossia essere nato "malato" (secondo numerosi psicologi e psichiatri non allineati), non è una colpa. Se il gay accetta con pazienza e rassegnazione, in castità e dignità questa situazione, bene. Ma se il gay si da alla vita da libertino, inneggia all'omosessualità, aberrazione che ripugna nella pratica e grida vendetta al cospetto di Dio, costui è escluso dalla santa Comunione, perché pubblico peccatore.
Chiaro?

Siete avvisati.

Per quanto riguarda me, da buon convivente, accolgo il crucifige di Bruno Volpe con sincero pentimento.

Restando in attesa di sapere se come primo atto di contrizione è sufficiente che mi cosparga il capo di cenere.

Nel frattempo espio in ginocchio sui ceci, naturalmente.


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Gli auguri del Giornale ad Angela Merkel.

E per finire in gloria l'annus horribilis del tracollo italiano, il Giornale del Cavalier Dott. Lup. Mann. Onorevole Silvio Berlusconi, al retroscena rilanciato dal Wall Street Journal sull'incitamento di Angela Merkel al Presidente Napolitano perché Berlusconi lasciasse, risponde oggi titolando così:


Stessa solfa nella versione online, naturalmente:



A parte l'evidente abominio etico-professionale, gli uomini di Sallusti devono aver considerato un irrilevante particolare che Silvio Berlusconi, il 12 novembre scorso, ha rassegnato le sue dimissioni.

E che sempre lo stesso Berlusconi, lo scorso 21 dicembre, ha dichiarato in un'intervista a Chi:
"Mi sono dimesso perché ho ritenuto che l’Italia in un momento difficile avesse bisogno della massima unità e solidarietà delle forze politiche, di uno sforzo comune eccezionale. Io non ho mai subito un voto di sfiducia in Parlamento e il mio schieramento ha tuttora la maggioranza al Senato e alla Camera. Avrei avuto la possibilità di finire la legislatura per poi essere giudicato dagli elettori. Ma il bene del mio Paese richiedeva un sacrificio, e l’ho fatto per ridare serenità ad un Paese spaccato che aveva bisogno di superare le divisioni per affrontare questa fase difficile".
Ora sia ben chiaro: se al Giornale intendono riciclarsi in un quotidiano satirico stile Vernacoliere facciano pure.

Se però non è così, facciano una buona volta un grande regalo alla stampa e alla categoria tutta: chiudano i battenti.

Mica per altro: giusto per cominciare un po' meglio il nuovo anno.


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venerdì 30 dicembre 2011

La green economy che perde i pezzi...



A fine anno, nella politica nostrana, accadono sempre cose interessanti

Dev'essere il loro modo di prodursi in giochi pirotecnici per salutare l'anno che passa. 
Un vero peccato che non abbiano ancora capito che di questo tipo di spettacoli ne abbiamo piene le tasche.

Nel dicembre 2010, col decreto Milleproroghe, fu introdotto il divieto di vendere e acquistare buste in plastica non biodegradabile a partire dal 1 gennaio 2011, facendo riferimento alla norma europea Uni-En 13432.

Divieto cui naturalmente era seguita la levata di scudi dei produttori deli sacchetti da pensionare.

Al riguardo è forse interessante rammentare che, sempre a gennaio 2011, il Direttore generale della Federazione Gomma Plastica, Angelo Bonsignori, da un lato gridava alla catastrofe occupazionale imminente nel relativo settore, dall'altro invece parlava di una possibile inversione di tendenza, arrivando persino a vaticinare "io sento aria di ritorno".

E tuttavia, tra procedure d'infrazione della Ue per la mancata notifica del provvedimento e decisioni di legittimità della Ue stessa sul provvedimento italiano, di questo vaticinato ritorno non si intravedevano avvisaglie sostanziali.
Tanto più che il 23 dicembre scorso, cioè una settimana fa, il Ministero dell'Ambiente annunciava trionfante sul suo sito:
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'Ambiente Corrado Clini e del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, ha approvato oggi nuove disposizioni per quanto riguarda i sacchetti biodegradabili, chiarendo il campo di applicazione della precedente normativa e introducendo sanzioni rigorose a tutela dell’ambiente. In particolare, con la nuova norma e fino al definitivo assetto della materia - che verrà stabilito con apposito decreto - è stato chiarito che sarà consentita la commercializzazione dei soli sacchetti conformi alla normativa europea sulla biodegradabilità e anche dei sacchetti effettivamente riutilizzabili nel tempo. Restano al bando tutti i sacchetti di plastica dannosi per l’ambiente.
Tutto bene dunque? 

Così era parso fino a ieri, quando Legambiente ha denunciato la scomparsa nel nuovo Milleproroghe dell'articolo in questione proposto dal duo ministeriale Corrado & Corrado.

Ora abbiate pazienza, cari governanti, ma credo sia giusto che ci ragguagliate, nell'ordine, su:
1. che fine ha fatto quell'articolo e perché è stato tolto; 
2. chi si è assunto personalmente l'onere di predisporre questo simpatico gioco di prestigio.
E mi raccomando: nomi e cognomi.

Perché sapete che c'è? Anche la faccia non è biodegradabile.

E se qualcuno ha creduto bene di 'disfarsene', beh, che passi alla cassa e paghi quello che c'è da pagare.

Grazie.


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giovedì 29 dicembre 2011

Buon Eni a tutti!


Proprio vero: lassù qualcuno ci ama...

Ma anche un po' meno, eh!

Non ci offendiamo mica...


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mercoledì 28 dicembre 2011

Il nuovo disordine mondiale.

Uno dei manifesti che inneggiano al boicottaggio del discorso
 dell'ultimo dell'anno del Presidente della Repubblica.

Beh, insomma, è andata più o meno così: un'esponente del Movimento Giovani Padani ha postato domenica sera sulla bacheca dell'europarlamentare Mara Bizzotto l'immagine di un volantino riguardante l'invito a boicottare il discorso di fine anno del Presidente Napolitano .
Questo volantino:

Marta Bizzotto, anziché rimuovere l'invito o magari - che so - dissociarsi, ha invece plaudito all'iniziativa, come lei stessa ha confermato in un'intervista sull'accaduto a TVision, nella quale ha dichiarato fra le altre cose (grassetto mio):
"trovo abbastanza normale che la gente non voglia ascoltare lezioni dal Presidente Napolitano, che ha permesso questo furto di democrazia".
Tentando di risalire la corrente, ho cercato di capire da dove fosse partita l'iniziativa.

Ebbene tutto è nato a quanto pare da un gruppo Facebook, chiamato NOI-I diritti del Cittadino, che grida al complotto massonico in atto, a loro dire, in Italia e nel mondo.

Gli amministratori della pagina FB, da me contattati, hanno confermato di essere gli artefici dell'iniziativa:


Secondo i curatori della pagina, il Presidente Napolitano farebbe parte di un piano internazionale per stabilire quello che loro definiscono Il Nuovo Ordine Mondiale.

Parole che in alcune occasioni ha usato il Presidente stesso (ovviamente), cosa che gli amministratori della pagina non mancano di stigmatizzare, mentre al grido di "lurido" e "merda" accusano Napolitano di complotto internazionale perché nei discorsi passati ha osato parlare di "governance globale".

Oggi, nel mio editoriale su Daily Blog, riflettevo sul fatto che questo è sempre stato un paese senza memoria.

Ma inquietanti segnali mostrano che il rischio, ultimamente, è quello di diventare un paese senza testa.

Spero di sbagliare.


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lunedì 26 dicembre 2011

I maestri e i quaquaraquà.

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]
Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire” (George Orwell)
Nel salutare Giorgio Bocca che ci ha appena lasciati mi corre l'obbligo di segnalare quella che forse è la più grave colpa del berlusconismo.

Colpa che consiste nell'aver tentato - spesso con successo - di distruggere agli occhi dell'intero paese l'auctoritas di grandi intelluettuali al solo fine di eliminare i Socrate che avrebbero potuto - con le loro parole, con il loro esempio, con il loro magistero - impedire l'operazione di narcosi delle coscienze che il  regime  stava mettendo in atto.

Giorgio Bocca, Enzo Biagi, Indro Montanelli, Rita Levi Montalcini, sono degli esempi illustri di questa strategia.
Si è permesso che schiere di quaquaraquà - per dirla con Sciascia - infangassero e sbeffeggiassero personaggi illustri  che avrebbero meritato il rispetto, l'ammirazione e la gratitudine dei compatrioti.

Quando un paese perde il rispetto per i suoi maestri, per quel paese è difficile immaginare un futuro.

Ecco uno spread, forse più importante di quello tra i Btp e i Bundes, che dobbiamo recuperare se vogliamo sperare di risalire la china.


Lo spread tra il nostro sistema di valori  e quello delle più mature democrazie avanzate.


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domenica 25 dicembre 2011

Un altro maestro che se ne va.


«Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa. Invece mi trovo un paese in condominio con la mafia. E il successo di chi elogia i vizi.»
Era il 2007 quando Giorgio Bocca pronunciò queste parole, in un'intervista rilasciata all'Espresso.

Parole che suonano profetiche, oggi, 25 dicembre 2011, giorno in cui Giorgio Bocca se n'è andato.

Quell'emancipazione civile da lui vagheggiata non c'è ancora. 

Appare persino difficile capire se si stia davvero muovendo qualcosa, nelle coscienze di un paese fiaccato da decenni di mala politica e di deriva morale.

In un'altra intervista di un anno fa, un Giorgio Bocca visibilmente malinconico disse di continuare a nutrire:
"questa speranza che gli Italiani smettano di rubare"...
Proviamo a raccogliere noi questo pesante testimone, caro Giorgio.

Quanto a te, in questo giorno di festa in cui hai scelto di andartene, possiamo solo dirti addio.

Oltre a grazie di tutto, naturalmente.


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... e buon Natale a tutti!


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Il piacere dell'onestà.

Simone Farina
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile] 

Con grande soddisfazione apprendo una notizia che rappresenta una vera e propria inversione di tendenza nel nostro sciagurato Paese.

Simone Farina, uno sconosciuto difensore del Gubbio che aveva denunciato un tentativo di corruzione (avrebbe dovuto truccare la partita di Coppa Italia col Cesena per un compenso di duecentomila euro) è stato convocato simbolicamente per tre giorni in Nazionale dal CT Cesare Prandelli.

In una Italia in cui chi si vende - in qualunque modo - viene premiato con un incarico politico o una ben remunerativa poltrona (evito di fare nomi lasciandoli alla fantasia del lettore) questo episodio ci appare davvero consolante.

Spero che rappresenti l'inizio di un nuovo corso.

Intanto l'idea si potrebbe copiare: per esempio il Presidente Giorgio Napolitano potrebbe invitare tre giorni al Quirinale un qualunque appuntato dei carabinieri.

Sarebbe  un segnale forte di come le Istituzioni siano vicine agli uomini onesti che si battono - spesso a rischio della vita - per il bene della collettività.


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venerdì 23 dicembre 2011

Se ti censurano, ti sospendo! Ah, les italiens!


Dalla sua pagina FB, Alberico Giostra ci aggiorna sulla sua vicenda:



Tre giorni di sospensione dal lavoro e dallo stipendio, dunque, è l'esito della vicenda accaduta un paio di mesi fa: un servizio censurato a Giostra il 25 ottobre scorso - da un vicedirettore in quota Pdl - che il giornalista aveva prontamente fatto rimbalzare sul web.

Ecco il testo incriminato con tanto di cancellature del vicedirettore:


Nel Giornale-Radio di Radio 1 dunque, solo due mesi fa, non si poteva dire che Berlusconi era preoccupato.

Nel Giornale-Radio di Radio 1, solo due mesi fa, non si poteva dire che il centrodestra stesse prendendo in considerazione un passo indietro del Sire di Arcore.

Nel Giornale-Radio di Radio 1, solo due mesi fa, non si poteva dire che in piena crisi Silvio Berlusconi rischiava di presentarsi a Bruxelles - dov'era atteso con delle soluzioni rapide e puntuali - con una semplice lettera d'intenti.

Solo due mesi fa, insomma, il regime mediatico era più che mai diffuso e sistematico.

E faremmo bene a non dimenticare qual era (era?), in tal senso, la prassi consolidata.

Ma la sanzione comminata ad Alberico Giostra arriva oggi; oggi che il Caimano non è più al potere.

E questo, al di là della violazione di qualsiasi regola aziendale, significa una sola cosa: che gli effetti di quel potere perdurano ancora e sono ancora capaci di pesare, di intimidire, di colpire.

Motivo per cui alla coraggiosa denuncia di Giostra va tutta la mia personale solidarietà.

Insieme all'augurio che in un futuro non troppo lontano il giornalismo italiano possa riappropriarsi di quell'identità e di quell'indipendenza che gli sono state sottratte da tempo.

Identità e indipendenza che oggi più che mai appaiono qualità imprescindibili e inderogabili per l'informazione di un paese prostrato e indebolito da decenni di malgoverno e di intrighi tentacolari, com'è l'Italia del 2011.

Sperando che dal 2012, davvero, si possa in qualche modo ricominciare daccapo.


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Dio è morto, Marx è morto e anche Silvio non si sente molto bene.


Non c'è che dire: il sito del Popolo della Libertà è sempre prodigo di chicche deliziose e irrinunciabili.

Come l'ultima dichiarazione di Silvio Berlusconi, ad esempio.

Che dopo 4 governi (quattro!) in 17 anni (diciassette!) e una maggioranza parlamentare solidissima in entrambe le camere come esito delle elezioni del 2008, interrogato su quale ritenesse essere stato l'errore più grande della sua vita, ha risposto così (grassetto mio):
"L’unica colpa che mi rimprovero è quella di non essere riuscito a convincere gli italiani a darmi la fiducia per cambiare le cose in questo paese".
Devo confessarlo: non conosco esattamente quali siano i primi sintomi di demenza senile.

Ma a scanso di equivoci, per non saper né leggere né scrivere, una visita da un bravo specialista, se fossi in lui, la prenoterei quanto prima.

No?


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giovedì 22 dicembre 2011

... tessssooorooo!


... Ed un altro regalo di Natale se l'è fatto ieri la regione Emilia Romagna.

Nello stesso giorno in cui la Giunta per le elezioni del Senato smentiva in un colpo solo la Corte Costituzionale e la Giunta della Camera dicendo sì al doppio incarico senatore-sindaco, i cugini consiglieri regionali dell'Emilia Romagna dicevano no alle seguenti proposte avanzate dal Movimento 5 stelle (rullo di tamburi):
  1. prelievo di solidarietà del 25% sui vitalizi regionali (... olé);
  2. innalzamento dell'età minima pensionabile da 60 a 67 anni (... olé);
  3. divieto di cumulo tra vitalizi, regionali, nazionali, internazionali (... olè);
  4. sospensione del vitalizio per chi ha un incarico pubblico con retribuzione di importo  equivalente o superiore al vitalizio stesso (... olé).
Niente di fatto dunque.

I voti? 37 no, 4 sì, due astenuti.

E non finisce qui.

Sempre ieri (giornata memorabile a quanto pare).
Altra regione, stessa solfa: il Lazio governato da Renata Polverini.

In Commissione bilancio, dopo aver promesso nei mesi scorsi che avrebbero innalzato a 60 anni l'età minima per percepire il vitalizio, non solo hanno deciso ieri sera di lasciare tutto com'è (il vitalizio scatterà all'età di 50 anni), ma  hanno votato a favore del vitalizio per 14 assessori esterni, cioè non eletti da alcuno.

In risposta alle proteste della minoranza, Francesco Storace (La Destra) ha sapientemente dichiarato: "Perché non andate a dire la stessa cosa nelle regioni governate dalla sinistra?".

E certo! È proprio quello il problema, caro Storace.

Mah. C'è poco da fare, temo.

Proprio non gliela fanno.

E tuttavia non riesco a non chiedermi: possibile sia così difficile capire che se non usciamo da quest'ottica corporativa, familistica, clientelare, avremo vita breve, come società e come paese?

Se neppure la probabile recessione e lo spettro del default riescono a far realizzare che siamo ad un punto di non-ritorno, che si sta definitivamente chiudendo un'epoca e che se non invertiamo la rotta il nostro destino sarà ineluttabilmente segnato, cosa deve ancora accadere?

Non so perché, ma pensando a questo momento storico e agli atteggiamenti scomposti ed irresponsabili di larga parte dei politici nostrani, oggi mi è venuta alla mente la fine di Gollum, inghiottito da un mare di lava  col suo "tesoro" - quasi una punizione divina - nel Signore degli Anelli. 
Avete presente?


Che vi devo dire. 

Spero tanto di sbagliarmi.

Ma quell'incandescente bruciorino che comincio ad avvertire sotto i piedi non mi pare propriamente di buon auspicio...


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Buon Natale, senatori sindaci. Firmato: Pdl e Lega.

Altra giornata di indegna follia per la politica nostrana.

La Corte Costituzionale, il 17 ottobre scorso, con la storica sentenza n° 277, aveva sancito l'incompatibilità tra l'incarico di parlamentare e quello di Sindaco di un comune sopra i 20000 abitanti.

Ebbene ieri la Giunta per le elezioni di Palazzo Madama, sconfessando la decisione della Corte Costituzionale, si è pronunciata contro l'incompatibilità del doppio incarico, con particolare riferimento ai casi del Sindaco di Molfetta Antonio Azzollini e di quello di Afragola Vincenzo Nespoli, ovviamente in quota Popolo delle Libertà.

A votare contro la Corte e a favore dei due senatori pupilli, manco a dirlo, Pdl e Lega (Pd e Idv sono usciti dall'aula per protesta).

Azzollini e Nespoli ringraziano.

Questa, sia ben chiaro, è la coerenza dagli uomini di Berlusconi e di Bossi.

La Lega di fatto conduce ormai un doppio gioco palese e quanto mai avvilente, recitando da un lato il ruolo dell'opposizione dura e pura pro popolo (padano) e dall'altro rinverdendo i fasti governativi delle decisioni pro casta se ci sono in ballo poltrone o favori per sé o per gli alleati di ieri e di domani.

La ciliegina sulla torta sapete qual è?

Che proprio in virtù della decisione della Corte Costituzionale, la Camera invece si era già espressa contro il doppio incarico in questione, giusto una settimana fa, il 14 dicembre scorso.

Morale? Al momento si può essere sindaco e senatore allo stesso tempo, ma non sindaco e deputato.

Così, tanto per strapparci un sorriso sotto le feste.


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mercoledì 21 dicembre 2011

Nababbo Natale e gli aerei più belli del mondo.


Come forse avrete notato, non ne scrivo più volentieri.

Una sorta di damnatio memoriae istintiva, direi.

Ma quello che ha dichiarato ieri Silvio Berlusconi al Quirinale, in occasione della cerimonia di auguri di Natale, va riportato perché emblematico:
Privilegi della casta? ''Non ho mai avuto la passione della politica". "D'altronde, io viaggio su aerei più belli di quelli di Stato...''.
L'Onorevole Berlusconi saluta dunque così, da Nababbo Natale, gli italiani che ha guidato dritto dritto verso l'abisso economico, regalando loro uno dei Natali più drammatici che la nostra storia repubblicana ricordi.

Il suo insegnamento è cristallino: non è il tempo ad essere denaro - come recita l'adagio - quanto la vita stessa.

In questo senso, per come la vedo io, Nababbo Silvio sarà ricordato come il personaggio più triste della sua favola ormai conclusa: colui che per sentirsi amato ha dovuto circondarsi di nani e ballerine.

Pagando, si intende.

E a quanto pare su tutti i fronti: dalle prestazioni sessuali per tener incollato il suo ego in disfacimento, alle prestazioni parlamentari per tener incollata la sua maggioranza in frantumi.

Un vero peccato che grazie a questo sistema sociale improntato sul mercimonio e sulla compravendita noi italiani ci ritroviamo oggi sotto l'albero un tappeto di cambiali internazionali.

Dunque caro Nababbo Silvio, se vuoi davvero farci gli auguri, facceli pure.

Ma se poi vuoi farci anche un piccolo regalo, apri bene le orecchie.

Visto e considerato che dopo vent'anni al potere il meglio che sai dire è che non sei mai stato un appassionato di politica e che i tuoi aerei sono più belli di quelli di stato, fa una bella cosa: rimetti agli italiani i tuoi soldi da deputato della Repubblica - e magari anche il vitalizio - e ritirati a vita privata con la tua collezione di aerei più belli del mondo.

Perché mentre tu continui a baloccarti con le tue cazzate e ti permetti di scherzare sul futuro politico di tua figlia Marina, non solo il nostro futuro, ma soprattutto il futuro dei nostri figli è appeso un filo.

E, contrariamente a te, in questo non ci vediamo niente, ma proprio niente da ridere.

Chiaro?


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lunedì 19 dicembre 2011

Bega Nord.


La Lega Nord is back.

Ricollocata nel ruolo che da sempre le è più congeniale (l'opposizione), da quando si è insediato il governo Monti gli amici di Alberto (da Giussano) - dopo aver tirato un sospiro di sollievo per non dover essere loro gli artefici della manovra lacrime e sangue - si sono immediatamente reimpadroniti del loro consueto arsenale populistico-secessionista.

Hanno riaperto il Parlamento padano, hanno inaugurato un gruppo Facebook privato, cianciano della crisi e delle misure per risolverla come se non avessero alcuna responsabilità al riguardo e non avessero governato fino a ieri, e via discorrendo fra simili amene atrocità, storiche prima ancora che logiche.

L'ultima è quella che il buon Calderoli ha ribadito qualche giorno fa a Villa Riva Berni, la nota sede mantovana del Parlamento del Nord.
Ecco i passaggi chiave (grassetto mio):
«Tra la secessione e il federalismo scelgo l’autodeterminazione dei popoli, diritto garantito dalla comunità internazionale».
«È una strada percorribile proprio perché condivisa dalla comunità internazionale». 
«L’autodeterminazione è il diritto di ogni popolo di dotarsi di uno status politico e istituzionale proprio; la secessione, invece, è il distacco di un gruppo dallo Stato nazione».
«Prima dovremo chiedere il diritto all’autodeterminazione all’Onu, assieme al riconoscimento di un comitato di liberazione; poi dovremo fare la battaglia in casa con una modifica costituzionale, prima al parlamento della Padania e poi a quello italiano [...] scrivere che la sovranità appartiene ai popoli e che l’Italia è una repubblica federale». 
Tutto bellissimo (si fa per dire).

Un vero peccato che nel paragrafo conclusivo della risoluzione Onu 2625 (XXV) riguardante "Il principio degli uguali diritti e dell'autodeterminazione dei popoli" stia scritto:
"Niente nei precedenti paragrafi sarà interpretato come autorizzante o incoraggiante qualunque azione che smembrerebbe o menomerebbe, in tutto o in parte, l'integrità territoriale o unità politica di stati sovrani indipendenti che si comportano in conformità con il principio di eguali diritti e autodeterminazione dei popoli come sopra descritti, e perciò dotati di un governo rappresentativo dell'intero popolo appartenente al territorio, senza distinzione di razza, credo o colore".
E che peccato che quello padano abbia la stessa dignità di essere definito 'popolo' di quello, che so, del Regno delle due Sicilie, o di quello del Granducato di Toscana.

Sentir parlare di comitato di liberazione, poi, lo confesso, mi fa letteralmente accapponare la pelle (per tacere dell'ipotesi della Repubblica federale).

Sia ben chiaro: non è che mi senta più di tanto preoccupato per quello che può accadere (non per il momento, almeno).

È solo che, oltre a farmi un'enorme tristezza, penso alla faccia che faranno all'Onu quando il gruppetto in verde degli amici di Alberto avanzerà una simile proposta. 

Né più né meno, credo, che la faccia del bimbo che apre questo post.

Poi dice che uno si vergogna di essere italiano...


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domenica 18 dicembre 2011

Se la politica fallisce...

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile] 

Scendo le scale e mi fermo a parlare un attimo col portiere del mio stabile.
Il discorso cade inevitabilmente sulla manovra economica. “Assolutamente sbagliata” - sentenzia - “è recessiva”.
Arrivo all'edicola: il meccanico e l'edicolante discutono animatamente.
Il primo sostiene che è un grave errore reintrodurre l'ICI sulla prima casa perché deprimerà il mercato immobiliare, il secondo ritiene errato passare dal sistema retributivo a quello contributivo per il calcolo delle pensioni.

Mentre acquisto una copia del mio quotidiano mi viene in mente che il mondo sta diventando incomprensibile.

Da non credere! Un Governo espressione di una coalizione uscita vincente dalle urne e un'opposizione quasi al completo si tirano indietro per cedere il timone ad un Governo di tecnici dove figurano decine di professori, economisti di fama, banchieri e l'uomo della strada, per niente impressionato, discetta di economia e suggerisce gli interventi corretti?!

Che dire? Evidentemente ormai dev'essere diventata la strada la vera Università.

Queste perplessità sono il substrato dell'interessante editoriale di Joaquin Navarro-Valls (la Repubblica, 07-12-201).

In estrema sintesi il problema è: come conciliare l'esigenza - sempre più sentita in un mondo estremamente complesso e globalizzato - tra una grande necessità di competenza dei governanti (competenza che attese le caratteristiche del mondo contemporaneo dovrebbero, secondo Navarro-Valls, riguardare soprattutto l'economia e la finanza) e la libera scelta di quest'ultimi da parte del cosiddetto popolo sovrano?
È possibile pensare il bene democratico attuale senza una politica competente sul piano tecnico ed economico?”,
si chiede Navarro-Valls?
Certamente la risposta è negativa. 
Ma allora come si possono e si devono coniugare le due esigenze?
Il segreto di una solida democrazia non è il ricorso a tecnici preparati e prestati alla politica a causa della mancanza d'idoneità e competenza dei politici di professione, ma un'arte di governo in grado di esprimere al suo interno un personale selezionato dal consenso idoneo a rappresentare la sovranità popolare con competenze adeguate a problemi sempre più complessi come sono quelli che emergono nel nostro tempo, mercati finanziari inclusi. La preparazione, a conti fatti, è un criterio politico ultimo, fondamentale, non separabile dall'interesse di coloro che sono guidati con senso profondo dal valore democratico della rappresentatività. Anche perché, a ben vedere, una politica veramente democratica per funzionare a dovere richiede sempre, al contempo, competenza tecnica, bene comune e consenso popolare.”
Questa è la soluzione del problema secondo Navarro-Valls e credo che sia assolutamente impossibile essere in disaccordo con lui.

Lungi dall'essere un paradosso, sono convinto che proprio per queste ragioni sia inaccettabile la posizione di coloro che criticano l'avvento del governo Monti. 

Quando, infatti, la politica fallisce completamente il suo compito e non riesce "ad esprimere al suo interno", quelle competenze che sono irrinunciabili per la guida del paese non c'è altra soluzione. 

Ed è inutile pertanto parlare di scippo o di esproprio della sovranità popolare. Sono l'incapacità e l'incompetenza a determinare certi provvedimenti. 
Non è un caso che anche ai genitori si possa togliere la potestà genitoriale per affidare i figli ad un'altra famiglia, in caso di manifeste mancanze o incapacità.

E poiché non si può negare che l'attuale classe politica abbia dimostrato con assoluta evidenza la propria incapacità, non ci resta che accettare l'affidamento temporaneo ad un governo tecnico.

Naturalmente con l'intesa che a questo governo non si affidi una cambiale in bianco.
Questo anche se il controllo dell'opera governativa non sarà certo cosa facile, soprattutto perché alcune forze politiche stanno cavalcando la tigre della protesta per incamerare i voti in fuga dai partiti più accomodanti.

Ragione di più per continuare a reclamare da parte di tutti il massimo impegno e il massimo rigore nel seguire la strada indicata da Navarro-Valls: ricreare le condizioni - politiche, sociali, culturali - affinché sia la politica ad esprimere le competenze necessarie al governo del paese.

Nella speranza, dopo l'affido temporaneo, di poter ritornare al più presto "a casa".


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venerdì 16 dicembre 2011

Sempre su Leah Beth...

Leah Beth insieme con la sua mamma.
Il quotidiano online Dailyblog mi ha chiesto se volevo contribuire alla loro avventura con una mia rubrica personale.

Ho accettato e così da oggi mi trovate anche lì, nella rubrica D'altro canto

Come primo articolo, ho deciso di continuare a riflettere sulla drammatica storia di Leah Beth di cui ho dato conto un paio di giorni fa, con particolare riferimento alle posizioni della Chiesa.

Se vi va, le mie considerazioni al riguardo - nate da una bella conversazione col Prof. Woland - potete trovarle qui.


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mercoledì 14 dicembre 2011

Il diritto all'autodeterminazione.

Dopo sei lunghi anni di calvario, Leah Beth aveva chiesto ai medici di interrompere le cure.

La chemioterapia, quella che doveva aiutarla a stroncare il suo cancro, le impediva oramai di vivere una vita normale, considerata l'entità dei disturbi invalidanti che doveva sopportare per effetto dei farmaci.

L'ospedale, non volendo sospendere i trattamenti, aveva minacciato azioni legali.

Ma alla fine aveva ceduto, consentendo a Leah Beth di vivere dignitosamente il tempo che le restava. 
Senza cure.

Cinque anni dopo quella decisione, la settimana scorsa Leah Beth si è spenta nel suo letto, con al fianco i suoi genitori.

Aveva 13 anni

Ieri si sono svolti i suoi funerali.

Ai quali Leah Beth aveva chiesto che nessuno fosse vestito di nero: voleva colori sgargianti. 
Leah Beth Richards

E così è stato. 

La storia di Leah Beth ci insegna che il diritto all'autodeterminazione, davanti alla vita come davanti alla morte, non è certo cosa da liquidare col silenzio della fede.

Un silenzio che almeno qui in Italia è sempre più rumoroso ed ingombrante.

E che continua ad intimidire chi vorrebbe parlare, decidere, legiferare su tematiche fondamentali come quella dell'accanimento terapeutico e dell'eutanasia.

Un silenzio, si badi bene, che se non avremo la forza di rompere, rischia di diventare una volta di più, come altre nella storia, qualcosa di più che rumoroso ed ingombrante.

Rischia di diventare, semplicemente, colpevole.

[Chi vuole lasciare un saluto a Leah Beth ed accendere per lei una candela virtuale, può farlo qui.]

[... le mie riflessioni sull'argomento, invece, continuano qui...]


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martedì 13 dicembre 2011

Più realista del re.

Paola Binetti
L'onorevole Paola Binetti intervenendo il 7 dicembre scorso alla tramissione La zanzara di Radio 2 ha dichiarato (qui l'audio):
La Chiesa paga l'Ici in modo documentato, non gode di nessun tipo di privilegio. Chi solleva la questione dell'Ici vuole fare solo una campagna denigratoria sulla Chiesa. Chi denuncia irregolarità deve fare nomi e cognomi altrimenti deve stare zitto. Lo Stato anzi dovrebbe ringraziare la Chiesa per quello che fa. La Chiesa non ha interesse a bluffare su una cosa che potrebbe infangarla, come il pagamento delle tasse. Anzi lo Stato dovrebbe ringraziare per tutto quello che fa per esempio nel turismo. La gente viene in Italia per visitare il patrimonio artistico che è per la maggior parte legato alla Chiesa. A Roma cosa vengono a vedere? San Pietro, le basiliche. Poi svolge un lavoro straordinario sul piano sociale. E infine ha un ruolo centrale sul piano dell'educazione e della formazione, anche attraverso le parrocchie e non solo tramite le scuole private.
Il Presidente della CEI card. Angelo Bagnasco
A quanto pare la nostra zelante onorevole si è tuttavia dimostrata più realista del re, dal momento che lo stesso Presidente della Confernza Episcopale Italiana (CEI) Cardinale Angelo Bagnasco ha invece dichiarato: Se ci sono punti della legge da rivedere o da discutere, non ci sono pregiudiziali da parte nostra”,  aprendo di fatto a una revisione della recente legge che nel 2006 ha ampliato grandemente le esenzioni per le attività "non esclusivamente commerciali" della Chiesa cattolica.

Ora onorevole Binetti, la domanda è: ritiene che il Cardinale Bagnasco, avendo "sollevato la questione" - per usare le sue parole - rientri dunque nel novero di chi "vuole fare una campagna denigratoria sulla Chiesa"?


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domenica 11 dicembre 2011

Tagli? Sì ma non nel mio cortile.

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile] 


Un elenco parziale delle proteste provocate dal decreto "Salva-Italia":

Parlamentari: no ai tagli delle indennità, scatta la rivolta.
Statali: sciopero! No ai tagli alle pensioni.
FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana): no ai tagli sull'editoria.
Berlusconi: no all'asta sulle frequenze tv.
Governatore Banca Italia : patrimoniale potrebbe portare a fuga di capitali.
Ministero Economia: no alla tassazione depositi esteri in Svizzera. Viola norme UE sulla trasparenza.
Farmacisti: follia liberalizzare farmaci fascia C.
PdL: no alla reintroduzione dell'ICI.
Sindaco Alemanno: gli immobili della Chiesa non vanno tassati.
Tassisti: sciopero! col decreto a rischio le licenze.
Associazioni consumatori: no cash sotto i 500 euro.
Avvocati: no all'abolizione dell'ordine.
Unione Province d'Italia: no al ridimensionamento delle Province.

C'è da scommettere allora che - in ossequio al principio Not In My Back Yard - per i tassisti si dovrebbero abolire le province, per gli statali tassare i depositi in Svizzera, per i farmacisti abolire l'ordine degli avvocati, per i proprietari d'immobili ridurre i fondi pubblici all'editoria e così via.

Tutti, insomma, vogliono tagli, razionalizzazioni e liberalizzazioni.

A spese degli altri.

http://www.wikio.it
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venerdì 9 dicembre 2011

Tassazione dei capitali in Svizzera: il no del Governo.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile] 

Nel post A proposito di equità 2, del 4 dicembre scorso, chiedevo al Presidente del Consiglio se anche l'Italia potesse mettere in cantiere la sottoscrizione di un accordo con la Svizzera  - sulla falsariga di quello già realizzato da Gran Bretagna e Germania - che conferisse alle banche il ruolo di sostituto d'imposta sulle somme depositate, anonimamente ed illegalmente, nei forzieri della Confedarazione da cittadini italiani.

Ebbene il 7 dicembre l'On. Massimo Donadi dell'Idv, nel question time, ha presentato all'Esecutivo un'interrogazione in tal senso (di seguito la breve intervista a Donadi successiva al question time).



Il Ministro per i Rapporti col Parlamento Dino Piero Giarda ha illustrato le ragioni per cui il Governo non ritiene giusto percorrere tale strada.
Fra tutte, la principale è che gli accordi già fatti da Germania e Regno Unito sono a rischio di una procedura d'infrazione comunitaria (quiqui trovate due articoli sulla vicenda).

Non avendo competenze specifiche in economia, mi limito a ribadire che la questione non sembra affatto  di scarsa rilevanza.
La speranza è che non cada nell'oblio e che gli economisti, oltre a sciogliere il problematico nodo, riescano anche ad illuminarci al riguardo.


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giovedì 8 dicembre 2011

L'insostenibile arroganza degli ex.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile] 

Martedì sera ho assistito alla trasmissione televisiva Ballarò.

Erano presenti l'On. Mariastella Gelmini e l'On. Roberto Maroni, entrambi ministri del governo Berlusconi.

Devo dire che pur essendo d'indole assai pacifica ho faticato molto a mantenere la calma. 

I due ex ministri parlavano con sicumera e persino con arroganza. Maroni poi, si permetteva di sciorinare numeri, dati, critiche, oltre che altezzosi sorrisetti di scherno.

Ora, secondo una efficace metafora usata dal Senatore Gianpiero D'Alia dell'Udc durante il dibattito seguìto alla presentazione in Senato del decreto, il Presidente Monti “è salito su un treno in corsa che stava per deragliare ”. Lo ha ricordato, in tv, lo stesso Mario Monti.

Ebbene, se ci atteniamo alla metafora, possiamo osservare che in caso di disastro ferroviario o anche in caso di mancato ma probabile disastro, i macchinisti sono soggetti ad un'inchiesta sia da parte delle Ferrovie che da parte della Magistratura.
Certo non vanno a pontificare nei talk-show ma se ne stanno costernati e sotto shock, addolorati e mortificati.

Ora si dia il caso che fino ad un mese fa e per ben tre anni e mezzo prima, mentre quel treno correva all'impazzata incontro ad un deragliamento da tutti previsto ed annunciato, alla guida del treno c'erano loro.

Erano loro i macchinisti.

Loro sono dovuti saltare dal treno in corsa, per manifesta incapacità, per permettere al Prof. Monti e ai suoi ministri di salire a bordo del treno impazzito e controllarne la corsa.

Ed allora, signori ex ministri, abbiate un po' di ritegno.

Non chiediamo inchieste. Non vogliamo neppure più parlare del disastro, noi passeggeri terrorizzati.

Ma fateci il piacere di chiudervi in casa, in religioso silenzio.

A recitare l'atto di contrizione.


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