«Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa. Invece mi trovo un paese in condominio con la mafia. E il successo di chi elogia i vizi.»
Era il 2007 quando Giorgio Bocca pronunciò queste parole, in un'intervista rilasciata all'Espresso.
Parole che suonano
profetiche, oggi, 25 dicembre 2011, giorno in cui Giorgio Bocca
se n'è andato.
Quell'emancipazione civile da lui vagheggiata non c'è ancora.
Appare persino difficile capire se si stia davvero muovendo qualcosa, nelle coscienze di un paese fiaccato da decenni di mala politica e di deriva morale.
In un'altra intervista di un anno fa, un Giorgio Bocca visibilmente malinconico disse di continuare a nutrire:
"questa speranza che gli Italiani smettano di rubare"...
Proviamo a raccogliere noi questo pesante testimone, caro Giorgio.
Quanto a te, in questo giorno di festa in cui hai scelto di andartene, possiamo solo dirti addio.
Oltre a grazie di tutto, naturalmente.
Un altro maestro che se ne va.