Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 30 settembre 2010

Fiducia incassata? Non solo quella.

Numeri immaginari... o numeri reali?
[Aggiornato il 5 di ottobre]

Oggi do i numeri.

Dovrei parlare di un abominevole Ciarrapico. Dovrei commentare il sempre più irrimediabilmente uguale a sé stesso "Berlusconi". Dovrei spendere due parole sul linguaggio (non sui contenuti, che trovo inappuntabili) dell'intervento in aula di Di Pietro.

Invece do i numeri.

Sono100 al Senato e 240 alla Camera i parlamentari a rischio pensione.

Da questa legislatura, infatti, per effetto di un provvedimento del Governo Prodi, ora esecutivo, non sono più sufficienti i 2 anni e 6 mesi per acquisire il diritto ad una pensione vitalizia.
Ci vogliono 5 anni pieni (raggiunti anche con la somma di più periodi di diverse legislature)

Questo significa che per 340 nostri parlamentari il rischio di perdere il privilegio se la legislatura non si conclude e non vengono rieletti è alto.

Quanto questo può influenzare la tenuta del governo e le eventuali richieste di fiducia?

Difficile dirlo, ma stando a qualche dichiarazione (tenuta anonima per ovvi motivi) degli interessati, pubblicata dal Sole 24 ore il 5 di ottobre, il problema esiste.


In quanti sono dunque disposti a votare la fiducia ad oltranza per non rischiare che le camere vengano sciolte anzitempo?

Questi numeri non li sappiamo. Ma sappiamo che potrebbero essere (o sono già stati) decisivi. E che non è certo questo il metro con cui un parlamentare dovrebbe dare il suo voto di fiducia ad un governo in carica.

Per questo, il mio più sentito V-post a quanti, eletti per il bene pubblico, agiscono in nome della casta, finendo col rappresentare, più di di tutto e prima di tutti, se stessi.



[Potrebbe interessarti: L'Idv voleva abolire l'assegno vitalizio. Risposta? Casta che ti passa!]

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mercoledì 29 settembre 2010

Il discorso di Berlusconi: 16 anni dopo, qual è il nuovo progetto del centrodestra?

Equilibrismo complesso in Parlamento:
quando scoppierà il pallone Italia?

Il pallottoliere si ferma a quota 342.
Berlusconi ha incassato la fiducia (342 i sì, 275 i no). Fini aveva già anticipato il voto favorevole dei suoi (da registrare durante il discorso l'assenza di applausi al Premier da parte dei "futuristi").

Nulla di nuovo dunque? Per ora, no. Com'era forse facile prevedere.

Fra i punti chiave toccati nel discorso da Berlusconi, 3 mi hanno colpito in particolar modo:

1. Abbattimento della pressione fiscale.
2. Sicurezza.
3. Grandi opere: Salerno-Reggio Calabria e Ponte sullo Stretto.

Come dite? Vi sembra di averli già sentiti?

In effetti, giocando un po' alla macchina del tempo, correva l'anno 1994. Silvio Berlusconi, appena "sceso in campo", siglava il contratto con gli italiani". In 5 punti, fra l'altro (pure quello? Come i 5 punti di oggi? Certo! Perché? Ve lo dico a fine post!).

Ebbene 3 dei 5 punti erano esattamente quelli sopra citati!

Gli altri due erano pensioni minime a 1 milione di lire al mese, e riduzione della disoccupazione
Il milione di euro al mese sappiamo che fine ha fatto (solo a pochi e presto tramutato in 500 euro, dal valore ben differente). Quanto alla disoccupazione, vedi alla voce Istat: per i giovani mai così male dal '99 (Disoccupazione giovanile, è record italiano: il governo del fare colpisce ancora.)

E sui 3 punti ribaditi anche oggi?
Sicurezza: crimini diminuiti? E' vero che alcuni crimini sono in lieve diminuzione in percentuale, ma il quoziente di criminalità è sostanzialmente invariato (i dati aggregati di una ricerca fino al 2004, li trovate QUI) e il paese è bene o male sicuro (o insicuro, come preferite) né più né meno come 16 anni fa.

Sulle Grandi Opere taccio, lasciando ad ognuno il giudizio.

Il resto del discorso è stato incentrato sul federalismo, sull'immigrazione clandestina, sulla giustizia, sull'unità senza liti (tra parentesi: il Premier è preoccupato perché vede in giro troppo odio: chissà se ha pensato alle campagne dei suoi giornali!), ecc., ecc.

La domanda è ora: cosa è accaduto al miracolo italiano di Silvio Berlusconi nelle sue quattro legislature in poco più di 3 lustri?
L'immagine di un tramonto iniziato?

Il Presidente, nel giorno del suo 74mo compleanno, è apparso oggi appannato e come immobile. L'icona di se stesso. 
Per indicare il futuro, Berlusconi oggi, in modo paradossale se volete, ha parlato distintamente del passato.

La drammatica novità politica che emerge dal discorso di oggi  prescindendo per una volta dall'aspetto valoriale, è l'assenza di novità.

Quale nuovo progetto porta avanti oggi il Governo di centro-destra?

E sullo sfondo, si stagliano i noti problemi giudiziari, il lodo richiamato ancora una volta (quello 'costituzionale', però!) e una maggioranza che c'è ma non si sa per quanto.

Lo so, state pensando all'alternativa progettuale di centro-sinistra.

Abbiate pazienza: un disastro alla volta, please!


P.S. Perché Berlusconi fa i programmi in 5 punti? Perché l'89% delle persone memorizza dai 5 ai 9 elementi massimo! 5 è la soglia minima. E dunque ecco i 5 punti! Un piccolo approfondimento lo trovate QUI.


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Dopo Bossi, Calderoli: Roma ladrona... ma non i romani!

La mia faccia l'ho persa: ora tocca a te!
Non so. Ultimamente seguo con difficoltà alcuni passaggi logici dei politici leghisti (sarà perché sono romano?!).


Ieri Bossi dichiara che al nord SPQR vuol dire Sono Porci Questi Romani. 


Oggi tocca al Ministro per la Semplificazione Calderoli.


Che ha (e)semplificato al punto da far pensare che si sia perso qualcosa per la strada, per eccesso di sintesi.

Quando oggi, infatti, gli hanno chiesto la prima parola che gli veniva in mente associata a "Roma" ha risposto pronto: "ladrona".

Poi però ha attenuato, affermando: “ma i romani non sono ladroni". E riferendosi a Bossi ha dichiarato che entrambi alludono a Roma "in termini di palazzo". [Fonte: giornalettismo.com].

Ah ecco, ora ci sono. Roma quindi come simbolo del palazzo.

Però scusate, fatemi capire meglio: Palazzo dunque come Montecitorio o, appunto, come Palazzo  Madama?

Perché se è così, correggetemi se sono in errore, questi signori, dico Umberto Bossi e Roberto Calderoli, quelli che alludono al palazzo... sì insomma  i due Ministri della Repubblica italiana, ebbene ambedue con le loro esternazioni e i loro epiteti si riferiscono a quei palazzi dei ladroni all'interno dei quali lavorano?!

Parrebbe proprio. 

Beh, che dire? Se è così, allora è tutto chiarito e i romani possono dormire sonni tranquilli: ogni riferimento leghista a cose o persone realmente orbitanti nell'area romana...
... è puramente autobiografico.



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martedì 28 settembre 2010

Berlusconi chiede la fiducia: vediamo qual è la strategia.

Che numero uscirà domani dal pallottoliere di Montecitorio?

E' ufficiale: Berlusconi domani, 29 settembre, suo compleanno (e quello di Bersani!), ha deciso di chiedere la fiducia sul suo discorso.

Mi sembra ovvio che il pallottoliere deve aver conteggiato un numero congruo di voti, sufficiente a tenere in vita il Governo.

La domanda è: i conti torneranno?

Berlusconi stesso pare abbia detto ai suoi che il rischio c'è, ma almeno si gioca a carte scoperte.

Dunque l'obiettivo è duplice: da un lato fare un atto di forza, dall'altro scoprire se i finiani stanno bluffando, continuando a promettere lealtà e sostegno in Parlamento, o se invece davanti alla prova del fuoco  si dimostreranno traditori del Pdl.

La tattica di berlusconi è delicata ma sensata. I casi infatti sono due.

(1) Ipotesi 1. I finiani non votano la fiducia: si scopre il bluff e si grida al tradimento, che fra l'altro si consuma davanti agli occhi di tutti (coram populo, diceva il bistrattato popolo di Roma antica). 
In tal caso, se il governo incassa comunque la fiducia (come Berlusconi spera con l'innesto derivante dalla campagna acquisti), si va avanti ugualmente senza più ricatti, facendo brillare la mina finiana. 
Se invece la maggioranza non dovesse esservi e si dovesse arrivare alle elezioni, si potrà addossare la piena responsabilità della caduta del governo ai traditori finiani, che risulterebbero di fatto molto indeboliti davanti al proprio elettorato.

(2) Ipotesi 2. I finiani votano la fiducia: quest'atto sarà etichettato a gran voce come una sorta di rientro nei ranghi, che verrà utilizzato come ricatto di legislatura.
Per la serie: "alzi tanti polveroni, ma poi voti la fiducia (e se la voti oggi, devi votarla anche domani)".
Si additeranno i finiani come gente che ama stare al centro dell'attenzione e giocare al ricatto logorando la maggioranza, senza poi avere nemmeno il coraggio di passare dal pensiero all'azione. Gente inutile, insomma. E il governo apparirà più forte anche perché si sommeranno i voti dei finiani a quelli derivanti della campagna acquisti, col risultato che la maggioranza sarà più ampia di prima.

Silvio ha preso la mira. Abbatterà il bersaglio?
Questo è lo scenario che, a parer mio, è alla base del cambio di strategia di Berlusconi.

Certo i finiani non sono in una situazione facile, dal canto loro. Cosa sceglieranno di fare? Si divideranno? Preferiranno l'etichetta di traditori o quella di venditori di fumo

Perché si tratta di scegliere a quale massacro mediatico esporsi (i siluri di Silvio, in tal senso, sono sicuramente già pronti).

Domani sapremo.

Quel che è certo è che per i finiani si profila una nottata molto lunga.

[Forse può interessarti:  Il video di Fini su Montecarlo: sintesi fra detto e non detto (e analisi dell'operazione mediatica).]
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lunedì 27 settembre 2010

La verità sulla casa: segreti, sì, ma di cuore.

La casa dello scandalo.

Ce lo potevano dire prima che c'erano di mezzo questioni sentimentali.


Se ci avessero avvisato che erano coinvolti gli affetti, quelli profondi, avremmo provato a chiudere un occhio.


Anche quell'appartamento, così discusso, al centro simbolico di una città anch'essa simbolica, abituata alle luci delle ribalta, anche quei metri quadrati avrebbero forse finito per farci meno impressione, tenerezza quasi.


Perché lo scoop di oggi, incredibile e per certi versi paradossale, è che quell'appartamento era un regalo d'amore. Proprio così, da uomo a uomo.


E di fronte agli affari di cuore, c'è sempre un velo che non si osa sollevare, e la ragione si intenerisce o almeno si ferma, che è già molto. Specie in un rapporto così particolare, moderno se vogliamo, o, quantomeno, diverso.


Per questo se ce l'avessero detto, ci avessero avvertito, non avremmo esitato a formulare giudizi più lievi, meno intransigenti, specie sulla nota questione della casa.


E specie davanti ad una separazione così difficile, come quella fra due uomini così in vista e così vicini, due uomini pubblici.


E invece non lo sapevamo e lo scopriamo solo oggi.


E scopriamo non solo che i due stavano insieme, che già basterebbe ad un cuore "poco allenato", ma che l'appartamento, appunto, era un pegno d'amore, uno dei tanti. Cosa che a saperla prima, ne converrete, avrebbe dissolto subito non pochi dubbi, sulla vicenda in questione.

Ora si spiegano le reticenze, i depistaggi. Anche la stampa amica (specie di uno) ha provato a nascondere la verità.


Ma tant'è. Oramai è andata. E' sotto gli occhi di tutti: la rottura pare insanabile. Hai voglia a dire "proviamo a continuare", "siamo diversi ma forse possiamo convivere", "se tu cedi sotto quest'aspetto io ti vengo incontro su quest'altro".


Niente. Quando una storia finisce, finisce, e tanti saluti agli appartamenti, alle auto, ai gioielli.


Bisogna farsene una ragione.


Lele Mora e Fabrizio Corona si amavano: ma non torneranno più insieme.

[Di più serio, sull'argomento, ho scritto: Il video di Fini su Montecarlo: sintesi fra detto e non detto (e analisi dell'operazione mediatica).]
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domenica 26 settembre 2010

Il video di Fini su Montecarlo: sintesi fra detto e non detto (e analisi dell'operazione mediatica).

Fini ha parlato. 


Cosa ha detto?

Ha detto che lo spettacolo offerto della politica è deprimente e che è stato espulso dal Pdl.





Ha detto che forse "a qualcuno dà fastidio che si parli di cultura della legalità, di leggi uguali per tutti, di garantismo che non è impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere i problemi personali".

Ha detto che non sa di chi sia la casa, ma che Tulliani giura che non è sua.

Ha detto che non è mai stato coinvolto in alcunché di illecito e che la sua coscienza è serena.



Ha detto che in questa storia non c'è alcun reato supposto. Ma che si dimetterebbe se si scoprisse che la casa è di Tulliani, perché glielo imporrebbe la sua etica pubblica.

Ha detto che giornali e televisioni non devono diventare strumenti di parte per colpire l'avversario politico.

Ha detto che le notizie sono divenute un fine e non un mezzo, paragonabili ad un manganello,  e che, se le notizie non ci sono, le si inventa per eliminare l'avversario.

Ha detto che così si finisce per distruggere la democrazia, si mette a repentaglio il futuro della nostra libertà.

Ha lanciato un appello a "chi ha alimentato questo gioco al massacro", perché "si fermi".

Questo ha detto Fini.

Deludendo un po' tutti.


Quelli che si aspettavano, in generale, una qualche verità definitiva sulla vicenda.


Quelli che speravano in un attacco frontale a Berlusconi, che magari desse ufficialmente il via alla crisi del governo.


Quelli che credevano si sarebbe smarcato dalle accuse con qualche clamoroso coup de theatre.


Così, a sinistra sconforto, perché il video è apparso come un'arma caricata a salve, o addirittura rabbia, perché, sentite le parole dure di contrapposizione al berlusconismo, la rottura definitiva appariva scontata e invece non c'è stata.


Questo mentre a destra il gioco al massacro, che Fini aveva invocato finisse,  ovviamente continua: dalle colonne del Giornale ("Fini sospetta del cognato. Ammette 'sono stato ingenuo'. Ma ormai è tardi") a quelle di Libero ("Fini fa pietà e la chiede pure. Recita la parte del finto tonto e da la colpa al cognato").


Ora la questione è: davvero non è successo niente?


Gli obiettivi del messaggio di Fini?
Non erano i contenuti di Montecarlo.
Beh, mettiamola così: che non vi sia stata alcuna novità di rilievo nei contenuti è un dato di fatto.


Ma l'operazione mediatica del messaggio di Fini andato in onda ieri aveva e ha avuto, dal punto di vista comunicativo e politico, altri obiettivi, che non erano quelli della novità dei contenuti (altrimenti non si spiegherebbe il motivo del video!).

Tutto il messaggio, dal punto di vista comunicativo, è stato costruito per parlare agli elettori (soprattutto del Pdl). Vediamo con quali obiettivi.


Ob. n° 1) La tutela della propria immagine. Messaggio: "questo è quello che so. Non è molto, me ne rendo conto. Posso aver peccato di ingenuità. Ma non ho commesso reati, com'è nella mia storia politica ed umana". Obiettivo raggiunto? Credo di sì. Lo stile comunicativo deciso ed accorato, in queste vicende, di solito paga.


Ob. n°2) Lo sganciamento politico dal berlusconismo e il recupero degli elettori di An. Messaggio: "il faccendiere è Berlusconi: è lui che ha le società offshore, che sta dietro ai paradisi fiscali per pagare meno tasse, che ha i giornali e le televisioni e li utilizza per attaccare gli avversari politici, che vuole l'impunità, che fa le leggi  pro domo sua. Io non ho interessi personali o aziendali da tutelare. Agisco per il bene dei cittadini. Io e Berlusconi, insomma, siamo antitetici". 
Questo è un obiettivo comunicativo cui Fini sta lavorando da Mirabello: marcare le differenze fra il suo stile politico, etico e rivolto al bene comune, e quello di Berlusconi, immorale e personalistico. La differenziazione, certo, è passata. Avrà un effetto sugli elettori del Pdl? Presto per dirlo. 
Lo scopo comunque è chiaro: Alleanza Nazionale, prima della fusione con Forza Italia, aveva superato quota 12%.  E' a quel 12% che lo votava, preferendolo a Berlusconi, che Fini rivolge le sue parole.

Il resto è tatticismo. Quando Fini parla a Berlusconi, facendo intendere che se ferma il gioco al massacro la legislatura può continuare serena, sono convinto che non ci crede nemmeno lui. Lo dice perché lo deve dire, lo dice perché soffiare sul fuoco dei timori di Berlusconi male non fa  (vedi scudo giudiziario e quant'altro), lo dice perché dicendolo fa la figura del coerente davanti ai propri elettori

E sul discorso della coerenza, invocata da tutti, specie a sinistra, voglio spendere due parole. 

Se l'obiettivo di Fini, come ritengo certo, è guadagnare parte del consenso del Pdl, Fini non potrà mai sfiduciare formalmente il Premier, leader del Pdl, pena l'accusa di tradimento (che di fatto gli viene già mossa dagli irriducibili berlusconiani). 

L'equilibrismo di Fini:
lasciamolo provare a costruire
l'alternativa a Berlusconi.
Fini sta giocando la partita impossibile dell'opposizione interna, tentando di scardinare un sistema di cui fa parte. E per questo è in bilico costante sullo strapiombo del proprio elettorato. 

E' un equilibrismo molto complesso. Se pensiamo che al centro-sinistra non riesce neppure l'ombra del ben più facile compito dell'opposizione reale, perché rimproverare a Fini il suo equilibrismo agito nel tentativo di ricostruire la destra?

Perché è quello che sta facendo: dar vita ad una "vera" alternativa di destra, tentando di silurare la corazzata Berlusconi. Scusate se è poco.

Non dico di fare il tifo, perché il tifo acceca. Né dico che si deve dimenticare il passato di connivenza. 

Ma un uomo non è solo la somma degli errori del suo passato (tanto più che Fini mostra mal di pancia da anni, nei confronti di Berlusconi). 

Io credo che, in quest'ottica, un riconoscimento equilibrato della sfida politica intrapresa da Fini nel presente è necessario, specie considerando quello cui potrebbe portare.

Una destra che intende parlare il linguaggio della legalità e del rispetto delle istituzioni non può né deve essere una destra da condannare a prescindere.

Se no, come spesso ci accade, finiamo col suonare il solito ritornello tanto caro a noi di sinistra: "tutto ciò che è meno di ottimo, fa schifo".

Non è così. L'isola che non c'è, convinciamocene, non esiste. 

E mentre l'alternativa a sinistra stenta ad avere una forma solida, non affondiamo chi si propone a destra (sia pure con tutte le riserve del caso) come l'alternativa al monstrum politico berlusconiano.


Proviamo a vedere se può contribuire a scrivere l'inizio, così tanto agognato, della fine.


[Il video di Fini, se non l'avete ancora visto, o volete rivederlo, lo trovate QUI;
Se invece non disdegnate farvi strappare un sorriso, potete provare a leggere: La verità sulla casa: segreti, sì, ma di cuore.]

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sabato 25 settembre 2010

Il video di Fini su Montecarlo.

Ecco il video tanto atteso.





Le mie considerazioni in un prossimo post.




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Video di Fini, siti in tilt: hackers a lavoro?

Hacker dietro al tilt per il video di Fini?


Cortocircuito dei siti che dovevano lanciare il video di Gianfranco Fini sulla verità di Montecarlo: GenerazioneItalia.it, FareFuturo.it, Secoloditalia.it e Libertiamo.it.


La diffusione del video era prevista per stamani, ma il tilt ha costretto allo slittamento di qualche ora.


Si parla delle 19, o giù di lì.


Il Corriere della Sera ipotizza che ci si trovi di fronte a possibili attacchi hacker.


O forse ci troviamo davanti ad uno stratagemma per accrescere l'attesa?


Fra qualche ora, conosceremo le parole di Fini, mentre un avvocato di Vicenza, tale Renato Ellero, dichiara che la casa di Montecarlo non è di Tulliani ma di un suo cliente, e sfida a dimostrare il contrario.


Il Mistero si infittisce.


Fra non molto la prossima puntata del giallo.


L'ultima?


[Forse può interessarti: Il video di Fini su Montecarlo: sintesi fra detto e non detto (e analisi dell'operazione mediatica).]


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venerdì 24 settembre 2010

Aspettando le verità di Fini su Montecarlo (e il compleanno di Berlusconi).

Fra qualche ora sapremo.
Per chi scotta la patata?!

Sapremo, almeno, le verità di Fini, che ha annunciato di dire di tutto e di più via web.

Sapremo a chi resterà in mano la patata bollente, che più o meno abilmente, più o meno maldestramente, si stanno passando di mano in mano, da più di un mese, i pasdaran mediatici di Re Silvio da un lato e i tigrotti finiani della Malesia dall'altro.

E quindi resterà in mano a Silvio o a Gianfranco?

Curiosamente, il Premier sta accusando un problema proprio alla mano, forse al punto da operare: ironia bizzarra della sorte? 

Lo sapremo. Presto o tardi.

L'amara constatazione è che i veleni che stanno montando come panna scaduta da più di un anno (caso Boffo e dintorni) sono l'emblema dell'abisso morale in cui è stata precipitata l'Italia negli ultimi 15 anni.

Che finale ci aspetta?
In cauda venenum, dicevano nella Roma antica: il veleno è nella coda. E dunque, c'è da sperarlo (ma anche un po' da temerlo), la fine è probabilmente vicina.

Il regime sta lentamente implodendo.

A che prezzo?

Chissà.

Nel frattempo il 29 settembre¯seduti in quel caff诠di Montecitorio, Silvio parlerà.

Attenzione: forse la notizia sta passando un po' in sordina, ma a quanto pare non chiederà formalmente la fiducia sul suo discorso.

Segnale interessante, no?

Segnale che la tensione cresce e che il Sire di Arcore sente il proprio futuro sempre più incerto.

Certo sarebbe singolare, che proprio il 29 settembre, il giorno del suo compleanno (e anche di quello di Bersani!), Silvio Berlusconi inciampasse seriamente sul suo cammino legislativo e venisse meno la maggioranza.
Potrebbe persino interpretarsi, qualora dovesse accadere, come un segno del destino: l'inizio del tramonto nel giorno in cui fu l'alba.

Mancano 5 giorni. 

Il bubbone di Montecarlo sembra dover scoppiare proprio sul limitare di quella che potrebbe diventare una data fatidica.


Nella Repubblica delle banane, una buccia ci salverà?

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giovedì 23 settembre 2010

Disoccupazione giovanile, è record italiano: il governo del fare colpisce ancora.

Disoccupati in aumento vertiginoso fra i giovani.

Il nostro splendido paese è in piena ripresa e naviga vento in poppa verso un radioso futuro in uscita dal tunnel della crisi mondiale.

Grazie, naturalmente, al nostro mitico condottiero Silvio Napolesconi. 

Difatti, puntualmente, l'Istat dà oggi il giubilante annuncio del nuovo miracolo italiano: la disoccupazione giovanile al 27.9%.

Il dato più alto nel nostro paese dal 1999.

Non resta altro che prendere atto dei dati ed essere orgogliosi degli eccellenti risultati del nostro governo, il governo del fare, il governo delle leggi ad populum.

Il gioco mediatico a confondere le carte, naturalmente, è già iniziato. Il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi commenta così i dati Istat: la situazione "rimane certamente preoccupante, ma sarebbe colpevole non riconoscere il dato oggettivo di un differenziale positivo con l'Europa e di una tendenza negativa sostanzialmente fermatasi".
Chiaro, no? In sostanza: a parte il fatto che i nostri giovani stanno sempre peggio e vedono sempre meno futuro davanti a sé, è tutto ok.

Fatto sta che sapete qual era il dato di giugno 2010 nella zona euro relativo alla disoccupazione giovanile? 19,6%. Fate voi.
Il Barone della Informazione Veritiera: Von Veltr.

Ho la vaga sensazione che potremmo assistere, presto o tardi, al tentativo di tacciare l'Istat di essere un noto istituto vetero-comunista, sfascista e disfattista.

Del resto la campagna verità era già iniziata a luglio 2010.

Il Giornale, 31 luglio scorso 2010: La disoccupazione in Italia non esiste.

Meditate, gente, meditate.


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Masi, Santoro, Travaglio e il futuro dell'informazione: tutti pazzi per il contraddittorio?

Spero di sbagliarmi, ma per l'informazione vedo un futuro più che grigio.


Oggi voglio darmi alla chiaroveggenza. Lancio uno sguardo nel futuro.

Notizia del'11 gennaio 2011 (fonte CittANSA Invisibile-BrusKRONOS)
"Varata la nuova legge sull'Informazione e l'Editoria. Ogni pubblicazione che riguardi opinioni o divulgazione inerenti la politica dovrà essere redatta rispettando il sacro vincolo del Contraddittorio. Una prima sezione di ogni pubblicazione, pertanto, riporterà l'opinione principale dell'autore su un determinato tema; una seconda sezione, successiva alla prima, riporterà la controtesi all'interpretazione principale, scritta da un secondo, autorevole autore. Tale impostazione concettuale dovrà riguardare anche i titoli delle pubblicazioni, che dovranno riferirsi ad entrambe le tesi contrapposteVerrà così garantita l'imparzialità dell'informazione per la salvaguardia delle libere istituzioni democratiche.
Coming Soon del 2011 saranno pertanto:
Travaglio-Feltri, Le società Offshore di Mr. B.  vs. Le società Offshore di Mr. T. (Tulliani);
Vespa-Gomez, I miei primi 15 anni di Buon Governo, intervista a Berlusconi vs Il quindicennio del Caimano, le leggi ad personam e il palazzo a luci rosse.

Dite la verità, non potrebbe essere questo un esito naturale della filosofia del contraddittorio a tutti i costi?

Vi sembra così inverosimile?

Del resto l'assalto alle roccaforti dell'opinionismo anti-governativo è ripreso (se mai è cessato) in modo sistematico e veemente.

Il motivo? Presto detto. Chi lavora nei cosiddetti palazzi che contano (locuzione nata perché in quei palazzi l'occupazione principale è il conteggio dei guadagni personali) vede già nella sfera di cristallo le elezioni anticipate.
L' "ombra lunga" di Silvio?

Ed il bavaglio ai media, dopo quello alle indagini giudiziarie sancito ieri col voto relativo a Cosentino, è una delle prime strategie comunicative da mettere in atto nell'agenda di chi comincia il training preeletorale.

Loro la chiamano garanzia di pluralismo.

Io preferisco chiamarlo singolarismo garante. Degli interessi di una parte.

Chi sia quella parte, quel singolo è sotto gli occhi di tutti.

Ecco il perché della massiccia campagna bavaglio. E' un'altra tappa obbligata dell'addestramento alla sfida pre-voto.

E attenzione: non c'è ring in cui Berlusconi si trovi più a suo agio che quello della campagna elettorale.

Il tutto mentre i principali esponenti della classe dirigente del P.D. (Pugili Dilettanti) si addestrano fra loro dandosele a vicenda di santa ragione.

Tanto per emulare le vicende gialle di Agatha Christie, nel romanzo 10 piccoli indiani, il cui titolo originale era "And then there were none".

Tradotto: "E alla fine, non ne rimase nessuno".

[Su argomenti affini ho scritto

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mercoledì 22 settembre 2010

Dopo Santoro e la direttiva Masi: spot bloccato per la Dandini. E la Camera sta con Cosentino.

Serena Dandini: stoppato lo spot con Minzolini-Paiella: l'assalto continua.

Dopo Santoro, tocca a Serena Dandini.

Uno degli spot promozionali della trasmissione Parla con me, che riprenderà il 28 settembre prossimo, è stato imbavagliato.

Silenzio, siamo alla Rai.
Il motivo? Conteneva uno spezzone con l’imitazione di Minzolini fatta da Max Paiella.

Il disegno è sempre più lampante. Fare guerriglia contro tutti i programmi considerati “scomodi” perché non allineati al Governo.

E soprattutto: chiudere la bocca con ogni mezzo ritenuto lecito (sottolineo ritenuto) a tutte le voci fuori dal coro.


Nel giorno in cui la Camera nega l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche nei confronti di Nicola Cosentino accusato (solo) di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso (pausa di riflessione…), in questo giorno infausto, il Presidente della Rai Paolo Garimberti concorda con la sospensione dello spot della Dandini, giudicato inopportuno perché all’interno dell’azienda Rai “bisogna fare gioco di squadra”.

Nel frattempo, il maggiore partito dell'opposizione, il PD, che fa? Insorge? Parla di assalto all’informazione? Grida al regime per il duplice assalto Rai alla coppia Santoro-Dandini?


Macché. Il PD è impegnatissimo nel "guardarsi dentro" (perché, c'è rimasto qualcosa a forza di cannonate?). Incontro Bersani-Veltroni nel pomeriggio. Risolto tutto? No: è gelo (fonte Adnkronos).

E in questa desolante giornata per la democrazia italiana, vuole aggiungere la ciliegina sulla torta (quando c'è da spartire torte è sempre in prima linea) il buon Cicchitto, che dichiara: "è incredibile che ad Annozero possa parlare, senza contraddittorio, dai 5 ai 7 minuti Marco Travaglio. Dedichiamo questo rilievo a coloro i quali presentano mozioni alla Camera sulla presunta mancanza di pluralismo di alcuni telegiornali".

Onorevole, ma si rende conto di quello che dice? Travaglio intanto è un giornalista opinionista, non un politico: da quando i giornalisti devono avere un contraddittorio?! Parlando di giornalisti, poi, Minzolini ad esempio, che contraddittorio ha quando fa i suoi editoriali??!!

Lei invece è un politico; eppure quante volte la intervistano senza contraddittorio riportando le sue affermazioni senza nessuna replica?

Sia buono, si metta d’accordo con se stesso: se Travaglio deve avere un contraddittorio, la prossima intervista che lei rilascerà, la vogliamo organizzata accanto, che so, a Beppe Grillo, o a Di Pietro, o magari a Travaglio stesso. Così anche lei, che è un politico, parlerà avendo un contraddittorio, come lei ritiene giusto.

Ora che ci penso: ma secondo lei, ogni mio post a sfondo politico dovrebbe avere un contraddittorio?

Perché se è così, io sono qui, dall’altra parte del cavo. E l'aspetto.

P.S. Se l'avete persa, date un'occhiata a questa versione di Sex Bomb di Minzolini-Paiella (sempre per la serie: ridiamo per non piangere e continuiamo a lottare per la libertà d'espressione).



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