Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.
Link per iscriversi ai feed: http://feeds.feedburner.com/repubblica/KUea

lunedì 27 settembre 2010

La verità sulla casa: segreti, sì, ma di cuore.

La casa dello scandalo.

Ce lo potevano dire prima che c'erano di mezzo questioni sentimentali.


Se ci avessero avvisato che erano coinvolti gli affetti, quelli profondi, avremmo provato a chiudere un occhio.


Anche quell'appartamento, così discusso, al centro simbolico di una città anch'essa simbolica, abituata alle luci delle ribalta, anche quei metri quadrati avrebbero forse finito per farci meno impressione, tenerezza quasi.


Perché lo scoop di oggi, incredibile e per certi versi paradossale, è che quell'appartamento era un regalo d'amore. Proprio così, da uomo a uomo.


E di fronte agli affari di cuore, c'è sempre un velo che non si osa sollevare, e la ragione si intenerisce o almeno si ferma, che è già molto. Specie in un rapporto così particolare, moderno se vogliamo, o, quantomeno, diverso.


Per questo se ce l'avessero detto, ci avessero avvertito, non avremmo esitato a formulare giudizi più lievi, meno intransigenti, specie sulla nota questione della casa.


E specie davanti ad una separazione così difficile, come quella fra due uomini così in vista e così vicini, due uomini pubblici.


E invece non lo sapevamo e lo scopriamo solo oggi.


E scopriamo non solo che i due stavano insieme, che già basterebbe ad un cuore "poco allenato", ma che l'appartamento, appunto, era un pegno d'amore, uno dei tanti. Cosa che a saperla prima, ne converrete, avrebbe dissolto subito non pochi dubbi, sulla vicenda in questione.

Ora si spiegano le reticenze, i depistaggi. Anche la stampa amica (specie di uno) ha provato a nascondere la verità.


Ma tant'è. Oramai è andata. E' sotto gli occhi di tutti: la rottura pare insanabile. Hai voglia a dire "proviamo a continuare", "siamo diversi ma forse possiamo convivere", "se tu cedi sotto quest'aspetto io ti vengo incontro su quest'altro".


Niente. Quando una storia finisce, finisce, e tanti saluti agli appartamenti, alle auto, ai gioielli.


Bisogna farsene una ragione.


Lele Mora e Fabrizio Corona si amavano: ma non torneranno più insieme.

[Di più serio, sull'argomento, ho scritto: Il video di Fini su Montecarlo: sintesi fra detto e non detto (e analisi dell'operazione mediatica).]
Se hai trovato interessante l'articolo, vota Ok! Grazie! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.


Share/Bookmark

Se ti è piaciuto l'articolo, puoi iscriverti ai post per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...