Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 1 maggio 2012

Arrivederci su l'Espresso.


Pare sia il giunto il momento di migrare.

Questo blog, a un anno e mezzo dalla sua nascita, trasloca da oggi sul sito de l'Espresso.

La speranza è quella di veder crescere ancora la comunità invisibile, che in poco tempo, grazie a voi tutti, ha conquistato un piccolo ma significativo spazio nel panorama dei blog nostrani.

Oltre ai lettori e agli amici blogger (su tutti Alessandro Gilioli e Wil di Nonleggerlo), il ringraziamento va a quanti hanno voluto sostenere questo spazio coi loro suggerimenti preziosi e il loro incoraggiamento costante. 

Comincia una nuova avventura, sotto lo stesso nome e lo stesso spirito di sempre.

Ci aspettano senz'altro momenti difficili, in quest'Italia che cambia. Che deve cambiare.

E noi ci saremo ancora, a testimoniare la volontà di un paese che non smette di credere in un futuro diverso, degno della nostra storia, delle meraviglie artistiche, scientifiche, letterarie di cui siamo stati capaci attraverso i secoli.

Vi aspetto su l'Espresso dunque, insieme col Prof. Woland naturalmente.

La Città Invisibile, da oggi, ha un nuovo indirizzo: questo.

P.S. Agli abbonati o a quanti mi avessero aggiunto nella loro blogroll suggerisco di aggiornare l'indirizzo del blog (questo il nuovo indirizzo dei feed). Grazie a tutti.


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lunedì 30 aprile 2012

Honi soit qui mal y pense...

Dal rapporto Sos Impresa di Confesercenti.
Spiace dirlo, ma è accaduto quello che un po' tutti si aspettavano.

Dopo le incredibili esternazioni di Beppe Grillo a Palermo - alle quali abbiamo risposto ieri - in mattinata arriva l'arringa difensiva del Movimento 5 stelle e, nel primo pomeriggio, quella di Beppe Grillo stesso dalle pagine del suo blog.

Ecco le parole attribuite al candidato sindaco Riccardo Nuti, che dopo aver rivendicato l'impegno del Movimento 5 stelle contro la mafia, avrebbe dichiarato:
Ancora una volta abbiamo avuto la conferma che ci sono mezzi di "informazione" che tentano solo di denigrare il Movimento. Beppe Grillo nei suoi interventi utilizza spesso dei paradossi ed estrapolare una frase dal contesto è pretestuoso oltre che ridicolo: la dichiarazione che alcuni hanno contestato, fa infatti parte di un ragionamento molto più ampio e complesso. 
Non solo dunque nessuna presa di coscienza della gravità di quanto detto dal comico genovese - "la mafia non ha mai strangolato le proprie vittime, i propri clienti" - ma addirittura il rilancio accusatorio ai "mezzi di informazione che tentano solo di denigrare il Movimento".

Ecco invece l'esegesi di Grillo delle sue stesse parole rilanciata sul suo blog:
La mafia ha tutto l'interesse a mantenere in vita le sue vittime. Le sfrutta, le umilia, le spreme, ma le uccide solo se è necessario per ribadire il suo dominio nel territorio. Senza vittime, senza pizzo e senza corruzione come farebbe infatti a prosperare? La finanza internazionale non si fa di questi problemi. Le sue vittime, gli Stati, possono deperire e anche morire. Gli imprenditori possono suicidarsi come in Grecia e in Italia. Spolpato uno Stato si spostano nel successivo. Questo è il senso delle mie parole di ieri a Palermo. Honi soit qui mal y pense.
Nessuna scusa, dunque, nessun passo indietro.
E pazienza se qualcuno si è risentito, se qualcuno ha pensato ai bambini sciolti nell'acido o ai magistrati saltati in aria.
Eppure sarebbe bastato, almeno, un semplice "mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso dalle mie parole".

Perché vedi, caro Beppe, le vittime delle mafia non sono solo quelle cui la mafia chiede il pizzo e non sono solo quelle legate al territorio - basti vedere le ultime indagini sulle infiltrazioni sempre più consistenti al Nord -: le vittime siamo tutti noi, è il paese intero, chiunque lotti nel suo piccolo contro la corruzione e l'illegalità, fin troppo spesso perdendo tutto quello che ha o che potrebbe avere. 

La lotta contro la finanza internazionale è senz'altro un obiettivo sfidante.

Ma per quanto mi riguarda sono sempre stato convinto che l'unico modo per combattere i sistemi ed arrivare a scardinarli sia quelli di lottare dal basso, ciascuno portando avanti i propri valori sani, le proprie competenze, i propri no alle ingiustizie e ai soprusi.

Prima di arrivare alla finanza internazionale, insomma, cominciano da casa nostra.

E quindi da Cosa Nostra.

Anche perché, caro Beppe, sai qual è la prima banca dello stato?

La Mafia: con un fatturato di 138 miliardi di euro e 50 imprese uccise ogni giorno

Ho detto "uccise"?

Volevo dire "strangolate".


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domenica 29 aprile 2012

Beppe Grillo a Palermo: chi strangola cosa.


Beppe Grillo, a Palermo, va decisamente oltre.


Il grande comunicatore, Beppe Grillo, esperto di rete e comunicazione mediatica, è sbarcato a Palermo per le elezioni comunali.

E nel suo comizio, parlando della crisi, ha detto:
La mafia non ha mai strangolato le proprie vittime, i propri clienti: si limita a prendere il pizzo. Ma qua vediamo un'altra mafia che strangola la propria vittima.
Caro Beppe, fattelo dire: non ci siamo proprio.

Nella patria di una delle più potenti organizzazioni criminali del mondo (con succursali intercontinentali) tu, in piena campagna elettorale, lasci intendere che la mafia è meglio della crisi economica?

Mah.

Chiunque saprebbe sciorinare quattro semplici argomentazioni. Queste:

1. La mafia, al pari delle altre organizzazioni criminali, è uno dei cancri che divora da decenni il nostro paese e che alimenta non solo i traffici illeciti, ma comportamenti e mentalità che ledono e scarnificano giorno dopo giorno il tessuto connettivo - se ne è rimasto ancora qualche brandello - di questa nostra nazione.

2. La mafia è pertanto una delle responsabili prime dello sfascio in cui versiamo: non attaccare apertamente la mafia scagliandosi invece (unicamente) contro l'attuale politica non è solo sbagliato, è estremamente pericoloso.

3. Dire che la mafia non ha strangolato le proprie vittime è una clamorosa mancanza di rispetto verso tutti i morti di mafia. Semplicemente intollerabile.

4. Infine, non condannare risolutamente la mafia durante una campagna elettorale a Palermo, ma anzi citarla come esempio non negativo, equivale ad istillare il dubbio che il Movimento in nome del quale si parla possa non volersi schierare nettamente in contrasto, dal punto di vista politico, con i valori dell'organizzazione mafiosa.

E scusate se è poco.

Io la vedo così, caro Beppe.

E mi auguro che chiunque sano di mente e di princìpi si aspetti ora da te delle immediate scuse nei confronti delle vittime di Cosa Nostra. 
E una netta, nettissima presa di posizione contro la mafia.

Altrimenti, caro Beppe, la prossima volta, fai prima a ricorrere direttamente alle parole dell'avvocato di Johnny Stecchino.

E dire che, a Palermo, il vero problema è uno solo: il traffico.

Update del 30 aprile.

Prima il Movimento 5 Stelle, poi Beppe Grillo stesso hanno risposto alle critiche: qui la mia controreplica.


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lunedì 23 aprile 2012

El hombre en ángulo recto.

Juan Carlos in posa da grande cacciatore bianco
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Il re di Spagna Juan Carlos I con tutti i suoi titoli - Maestà cattolica, Re di Castiglia, Re di León, Re di Aragona, Re delle Due Sicilie, Re di Gerusalemme, Re di Navarra, Re di Granada, Re di Toledo, Re di Valencia., Re di Galizia, Re di Maiorca, Re di Minorca, Re di Siviglia, Re di Cordova, Re di Corsica, Re di Murcia, Re di Jaén, Re di Algeciras, Re di Algarve, Re delle Isole Canarie, Re di Ungheria, Re di Dalmazia, Re di Croazia, Re delle Indie Orientali, Occidentali, delle Isole e della Terraferma del Mare Oceano, Re di Vajont, Principe di Svevia etc. - ha dovuto parlare in televisione (qui) e chiedere scusa al popolo spagnolo:
Estoy deseando retomar mis obligaciones. Lo siento mucho. Me he equivocado y no volverá a ocurrir.
Potremmo tradurre: "Non vedo l'ora di riprendere i miei doveri. Mi dispiace molto. Ho sbagliato e non succederà mai più".
Perché il re ha dovuto chiedere scusa come uno scolaretto colto a rubare la marmellata?
Semplicemente per "mitigar así la ira social levantada tras hacerse público el costoso viaje a África mientras España vive los peores momentos de su crisis" (qui).
Per mitigare l'ira sociale esplosa dopo che era stato reso pubblico il costoso viaggio in Africa - un safari che prevedeva la caccia all'elefante - mentre la Spagna sta vivendo i peggiori momenti della sua crisi.
Certo Juan Carlos non si è potuto permettere di dire "lavoro 24 ore al giorno e ho bisogno di uno svago" come ebbe a dire, sostanzialmente, Berlusconi scoperto a divertirsi in altri safari.
Non sono intervenuti giornali, televisioni o giornalisti, politici a difendere o sminuire l'accaduto.
Non c'è stato un Giuliano Ferrara che abbia detto "chi se ne frega del safari, il re è ben altro". 

La differenza tra l'Italia  e la Spagna è tutta qui: lo spagnolo è un hombre vertical.
L'italiano un hombre en ángulo recto.


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