Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 31 ottobre 2011

Rischio calcolato.


La campagna elettorale si avvicina?

Il centrodestra si prepara all'ennesimo ritornello: l'Italia è a rischio, la sicurezza è a repentaglio, il nostro paese deve aver paura, e via dicendo.

Il copione è sempre lo stesso.

E pazienza se è naturalmente da irresponsabili soffiare sul fuoco della paura (o della violenza), perché intanto il messaggio arriverà dove deve arrivare: a quegli elettori che pensano che la sicurezza, in Italia, possa garantirla principalmente la destra (ma davvero esistono ancora, questi elettori?).

E dunque se Maurizio Sacconi - Ministro del Lavoro o dell'Interno?! - parla di un rischio terrorismo, distogliendo l'attenzione dalle insidie legate ai provvedimenti sul mondo del lavoro, Libero titola così:


Ammesso e non concesso che la sinistra non ci creda, ciò che appare più rilevante è che a mostrare di "non crederci" siano i nostri  servizi e apparati investigativi specializzati (Aisi, Ros, Ucigos), che dichiarano di non avere notizie sulla ripresa della propaganda armata.

Ma questo naturalmente Libero non lo dice.

Impegnato com'è nel suo puntuale contributo alla campagna elettorale del centrodestra: gettare benzina sul fuoco del terrore mediatico.


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sabato 29 ottobre 2011

Vate retro.

Un vero profeta: come "guarda avanti" Silvio, nessuno.
“Questa attenzione sull'Italia (da parte dei mercati, Ndr) deriva dal fatto che c'è un attacco all'euro, che non ha convinto nessuno come moneta. E in effetti è una moneta un po' strana, perché è una moneta non di un solo paese ma di tanti paesi insieme - che però non hanno un governo unitario dell'economia - e che però non ha alle sue spalle una banca di riferimento e di garanzia, quindi l'euro si presenta di per sé come una moneta attaccabile dalla speculazione internazionale.”
Questo ha detto ieri Silvio Berlusconi nel suo discorso agli Stati Generali del Commercio Estero.

L'opposizione è insorta.

E puntualmente è arrivata la smentita del Premier con una nota della Presidenza del Consiglio:


È del tutto evidente che il passo indietro c'è stato e pure grosso come una casa (non basta, per confondere le acque, ripetere alcuni concetti nello stesso identico modo alterando leggermente il contesto).

Il senso della prima affermazione è infatti chiarissimo: "attaccano l'Italia? È colpa dell'euro. Che come moneta non è convicente. E in effetti (proprio così dice Silvio: in effetti!) è una moneta strana che di per sé si presta agli attacchi".

Punto.

Ora, che il Premier si appresti a smentire precipitosamente una dichiarazione dall'alto tasso di pericolosità in un frangente economico così critico per il nostro paese non credo stupisca più di tanto. 

Più che la smentita, semmai, quello che deve stupire - e che pertanto va sottolineato - è l'impressione del totale smarrimento del senso della realtà da parte di un Presidente del Consiglio che per difendere il suo paese sull'orlo del baratro attacca la sua stessa moneta.

Qualcosa su cui riflettere attentamente per capire la drammatica inconsistenza ed insipienza della leadership di Silvio Berlusconi in questo delicatissimo momento storico.

Colui il quale si definì non molti mesi fa come "il più esperto nei consessi internazionali" - oltre che "il migliore in Italia" - non appare più in grado neppure di leggere con sufficiente attenzione e prudenza il contesto in cui si ritrova a parlare pubblicamente.

Questa situazione deve destare più di una preoccupazione.

Alla stessa stregua dei vaticini da statista-economista (anzi da tycoon, come direbbe lui) elargiti a profusione dal nostradamus de noantri.

Sì, perché forse sarebbe il caso di ricordare che Silvio-Otelma, il 26 novembre 2001, in occasione della cerimonia per la presentazione della moneta unica celebratasi al Quirinale, si lanciò in un'appassionata difesa dell'euro.

Pronunciando, tra le altre, queste parole (grassetto mio):
“L'euro ha in sé una virtù particolare: non è la moneta di un singolo paese che si estende agli altri; è una stessa unità di misura che viene adottata simultaneamente in diversi paesi, che pertanto non potranno più nascondere sotto il tappeto della moneta nazionale i loro vizi e le loro debolezze.
L'euro assume un valore politico internazionale: sarà il primo biglietto da visita comune dell'Europa.
Con l'euro deve cambiare il modo di pensare e di fare economia e politica.
Dall'Europa, con l'euro, è stato bandito il peccato monetario.
La moneta unica innesca un circolo virtuoso che dovrà trovare concordi la politica e l'economia.  Le premesse per una lunga stabilità ora ci sono. Diamo quindi il benvenuto alla nuova moneta: un'idea straordinaria che si è tradotta in una realtà concreta. Un'idea di libertà, di responsabilità, di fiducia reciproca.”
... Bisogna aggiungere altro?

[Qui il video del discorso del Premier del 2001]


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I nuovi poveri.


Ricordate Antonio Cornacchione e il suo tormentone "povero Silvio!"?

Bene, sulla falsariga ecco un illuminante passaggio del Premier, dal discorso di ieri agli Stati Generali del Commercio, dove, in mezzo alle solite battute su comunisti e magistrati, Silvio consiglia di non entrare in politica e rivela il suo dramma personale: potrà lasciare solo 2 mila miliardi delle vecchie lire in eredità a figli, nipoti e figli dei nipoti...

Non ci credete?

Ecco qua (ultimo minuto del filmato):



Povero Silvio, eh?

Questi sì che sono problemi.

Quelli che abbiamo tutti, no?

Del resto non è per questi problemi che il nostro paese è ad un passo dal baratro?!


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giovedì 27 ottobre 2011

La verità, nient'altro che la verità.

Quando la Ue ci bacchetta, naturalmente è contro Silvio:


Allo stesso modo quando la Ue ci approva, sta naturalmente promuovendo Silvio.

Il solito giornalismo di Libero.

Che tuttavia oggi, nella vignetta che raffigura un Berlusconi raggiante per l'approvazione ricevuta da Bruxelles, involontariamente ci rivela una sacrosanta verità:

Ringraziamo gli amici di Libero per la capacità di sintesi.

In effetti, dopo 17 anni, possiamo dirlo con certezza: Berlusconi ci ha purgato davvero.


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mercoledì 26 ottobre 2011

Questione di cellule.


La questione delle pensioni sta rappresentando in queste ore (non per la prima volta, a dire il vero) un importante banco di prova per la tenuta dell'asse Berlusconi-Bossi.

In attesa di vedere se Bruxelles si riterrà soddisfatta di quello che lo stesso Tremonti, parlando col Premier, sembra abbia definito nulla più che "un accordicchio", appare oramai un fatto che la situazione all'interno della maggioranza diventi ogni giorno più magmatica.

Oltre alle lotte intestine sempre più frequenti nel Pdl - dove frondisti e malpancisti, guidati da Pisanu e Scajola, ogni giorno che passa serrano maggiormente i propri ranghi - ci sono piccole ma decisive "cellule" in puntuale fermento.

Questo governo, per rimanere in vita, continua infatti a beneficiare di un pugno di voti che provengono dalle  realtà politiche più disparate, per cui, aldilà di tutto, la sensazione è che potrebbe davvero bastare un nonnulla perché saltino degli equilibri tutt'altro che stabili.

Ne è un esempio la cellula del Movimento di Reponsabilità Nazionale di Scilipoti, le cui idee per risollevare le sorti del paese (dalla farmaceutica galenica ai caricabatterie universali) Berlusconi è costretto indirettamente a sponsorizzare presenziando in pompa magna al 1° congresso nazionale tenuto a Roma da Mimmuzzo da Barcellona (Pozzo di Gotto, provincia di Messina). 
Il buon Mimmo la fiducia non l'ha votata. Ma (o forse meglio sarebbe dire "proprio per questo") Silvio era in prima fila, venerdì scorso, a (ri)lanciare il figliol prodigo dal palco del suo primo congresso.

Ed è così, per dirne un'altra, anche per la cellula del Partito Repubblicano Italiano (oggi nel Gruppo Misto della Camera con tre deputati), guidato dall'Onorevole Francesco Nucara, già vice ministro all'Ambiente nel governo Berlusconi III (2001-2005).

All'indomani della fiducia del 14 ottobre scorso, avevo scritto della notizia riportata da David Willey della BBC riguardante un'affermazione decisamente singolare fatta da un anonimo deputato della maggioranza allo stesso Berlusconi, stranamente passata in sordina sui media nazionali.

Ebbene l'anonimo deputato non è più anonimo.

Ecco la sua dichiarazione come riportata dal resoconto stenografico della seduta della Camera di quel venerdì mattina (in grassetto la parte cui si riferiva Willey nel suo articolo):
“Signor Presidente, la direzione nazionale del Partito Repubblicano ha deciso, a maggioranza, di concedere la fiducia al Governo. Tuttavia, signor Presidente del Consiglio – anche se non è presente... vedo che è presente il Ministro Vito – dobbiamo pur dire che i repubblicani, quelli iscritti al PRI, non sono proprio soddisfatti della politica del suo Governo ma, come è emerso dal documento finale, essi al momento non vedono alternative a questo Governo. Nella loro valutazione critica non è mancato l’esame dell’incapacità di alcuni uomini del suo Governo, ai quali siamo certi che lei, signor Presidente Berlusconi, non affiderebbe nemmeno il compito di «apriporta» nella più piccola delle sue aziende. Dico questo, senza aver pretese per un repubblicano di entrare in questo Governo, a scanso di equivoci.”
A parlare così è stato proprio il Segretario Nucara.

La Città Invisibile lo ha contattato per fargli qualche domanda.
Ecco cosa gli abbiamo chiesto e cosa ci ha risposto:
Relativamente al decreto sviluppo lei ha dichiarato "i repubblicani vogliono essere coinvolti nelle decisioni politiche ed hanno la necessità di conoscere gli obiettivi del decreto sviluppo". Secondo lei da cosa dipende il fatto che non veniate coinvolti? 
«Silvio Berlusconi all’indomani della vittoria delle politiche, in conferenza stampa, si attribuì il merito di aver rinnovato il Parlamento, escludendo i partiti della prima repubblica, in quanto aveva costruito un partito unico dei moderati. Solo che il Pri, in senso proprio, non è un partito moderato. Al più è un partito di buon senso; e comunque non ci pensa proprio a sciogliersi. Non lo ha fatto nei Ds, non lo farà nel Pdl. Per cui Berlusconi deve fare i conti con il suo desiderio di un partito unico del centrodestra, nel quale noi non entreremo. Se vuole averci come alleati, questo è più plausibile, ma allora deve coinvolgerci nelle decisioni, è semplice».
Sempre riguardo al fatto che non venite coinvolti, una delle spiegazioni possibili può essere secondo lei ciò che ha denunciato giorni fa il suo collega Scilipoti, quando ha dichiarato che "decidono tutto i vari Cicchitto e Verdini"?
«Io non credo che decidano tutto Verdini e Cicchitto, mi pare un po’ una semplificazione impropria, ma non mi interessa molto chi decide. Se si vuole avere un’alleanza con il Pri bisogna che si decida con il Pri, altrimenti l’alleanza decade».
Ma lei ha parlato di persona col Presidente Berlusconi del poco ascolto nei confronti dei repubblicani?
«Il Presidente del Consiglio, in verità, ci ha sempre ascoltato con molta attenzione e riguardo. Il problema è che poi non abbiamo visto mai applicare le nostre idee e le nostre proposte»
Si dice sempre che Berlusconi sia particolarmente attento e generoso nei confronti dei suoi alleati più fedeli. Nell'autunno 2010, in uno dei periodi più difficili per il governo in carica, lei fu il primo a preoccuparsi di aggregare deputati in nome della "responsabilità nazionale". In qualche modo fu l'apripista di quel progetto che poi divenne Iniziativa responsabile, grazie al quale Berlusconi si salvò il famoso 14 dicembre. A conti fatti, ritiene che il Presidente Berlusconi abbia mostrato poca riconoscenza per quell'iniziativa? 
«All'epoca registrai la volontà del premier di costruire un gruppo di responsabili del quale mi fu chiesto di assumere la presidenza. Ringraziai e continuai a dare il sostegno al governo da dove mi trovo. L’iniziativa dei responsabili era del premier e io l’ho semplicemente condivisa e non ho mai preteso riconoscenza alcuna. Pretendo invece il riconoscimento del ruolo del Pri in questa legislatura»
Venerdì 14 ottobre, nel suo intervento alla Camera, lei ha detto testualmente: "... l'incapacità di alcuni uomini del suo Governo, ai quali siamo certi che lei, signor Presidente Berlusconi, non affiderebbe nemmeno il compito di “apriporta” nella più piccola delle sue aziende". E' una dichiarazione forte, ne converrà. Può dirci a chi si riferiva e perché? 
«Se non ho fatto i nomi in Parlamento è perché non intendo farli in nessun luogo. Posso solo dire che sul ministro Romano non ho votato la fiducia. Il motivo è semplice: un ministro non si fa difendere dal governo: è lui che deve difendere il governo e, se non lo può fare, è meglio che se ne vada».
Considerata la situazione attuale, secondo lei il governo riuscirà a "mangiare il panettone"?
«Bisogna prendere atto che la prova dei numeri ha sempre dato ragione in un modo o in un altro alla maggioranza. Forse sarebbe tempo di capire che il problema del governo non è quanto dura, ma se riesce a svolgere una funzione utile al paese. Se saprà affrontare la crisi passerà Natale e potrà guardare avanti, altrimenti è molto difficile».
La sintesi che ne traggo dalle parole dell'On. Nucara è la seguente:

  • Berlusconi ascolta, ma all'atto pratico non coinvolge nelle decisioni e non dà seguito alle proposte degli alleati;
  • alcuni fra gli alleati non condividono (è un eufemismo) la scelta di affidare ad alcune persone (come il Ministro Romano) responsabilità nazionali di governo (e scusate se è poco);
  • all'interno della stessa maggioranza alcuni hanno dubbi sulla capacità del governo di riuscire effettivamente "a svolgere una funzione utile al paese".
Riguardo a questo ultimo punto in particolare, chi mi segue su questo blog sa bene che il sottoscritto non ha invece alcun dubbio non solo sull'incapacità di questo governo di svolgere una funzione utile per il paese, ma anche sul fatto che lo stesso governo stia in realtà giocando da anni un ruolo assai deleterio per tutta la nazione.

Per tutto ciò, credo sia inevitabile chiedere a gran voce all'Onorevole Nucara, e a tutti coloro che come lui si dichiarano responsabilmente interessati alle sorti di questo paese, di trarre le debite conseguenze dalla loro analisi politica.

E di contribuire, una volta per tutte, a staccare finalmente la spina a questo governo.

Scegliendo coraggiosamente, come cantava Lucio Battisti nella sua mitica Questione di Cellule, la via della coerenza:
Eh no, eh no! Non è questione di cellule... ma della scelta che si fa: la mia è di non vivere a metà... Io, comunque io, comunque vada... Sia molto in alto, che nella strada...
[Un ringraziamento particolare ad Alessandro Gilioli per i suoi preziosi consigli, a David Willey per la disponibilità, e infine alla Reuters - in particolare a Paolo Biondi - per il fondamentale supporto]


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martedì 25 ottobre 2011

Un caricabatterie universale ci salverà.

Direttamente dal nuovo sito di Michele Santoro, nel giorno del 1° congresso del Movimento di Responsabilità Nazionale, ecco le ricette di Domenico Scilipoti, Mimmo per gli amici (così lo ha chiamato lo stesso Berlusconi), per uscire dalla drammatica crisi che ci attanaglia:




Gli ospedali in chiusura? Da trasformare in Centri di medicina olistica.

Le imprese italiane? Devono investire in farmaceutica galenica.

Le multinazionali? Devono essere obbligate a fabbricare caricabatterie uguali per tutti i cellulari.

E last, but not least, la svolta economica per eccellenza: niente rate, acquisti in contanti.

Questo, dichiara Mimmo Scilipoti, vorrebbe dire davvero "cambiare mentalità".

Altro che pensioni e condoni!

Fossi Berlusconi porterei queste gustose ricette in risposta alle richieste della Ue.

Dubito che ci faranno gli applausi.

Ma considerato che l'andazzo, oramai, è quello di riderci in faccia, tanto vale giocarsela fino in fondo.

In questa sorta di processo politico-mediatico che alcuni paesi europei stanno celebrando ai nostri danni, hai visto mai ci concedessero l'infermità mentale...


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Preparate l'arca.

Che il grande venditore sia palesemente in crisi e che si stia chiudendo un ciclo storico non sono soltanto i mugugni della maggioranza, le trame dei frondisti e le mille fiducie votate a dimostrarlo.

In tal senso, infatti, mi pare che la campagna adesioni del Popolo della Libertà - che sancisce di fatto l'apertura della campagna elettorale del partito di Berlusconi in vista di elezioni sempre più prossime - sia piuttosto inequivocabile.

Guardate qua:

[Cliccare per ingrandire]

C'è di che riflettere, non credete?!

Dalla formulazione dei quesiti, piuttosto risibile, all'ingenuità di alcuni contenuti (per risolvere le difficoltà e dare più forza all'Italia devo iscrivermi ad un partito?! E per di più a quello che è attualmente al governo?!), tutto è pensato per raccogliere il consenso... che già si ha!

Solo chi è già simpatizzante, difatti, potrebbe a mio giudizio cadere nella rete di una simile comunicazione priva di una qualsiasi idea che possa definirsi tale.

D'accordo, non è una campagna strettamente elettorale, ma se riavvolgiamo il nastro di qualche anno tornando con la memoria agli spot televisivi del tipo "Il provvedimento tal dei tali? Fatto!" o ai manifesti sullo stile di "meno tasse per tutti" (già di per sé piuttosto banalotti, ma comunque efficaci), non può che registrarsi una sostanziale e decisa involuzione nella capacità mediatica dell'entourage berlusconiano.

Date un'occhiata a questo filmato promozionale, sempre dalla stessa campagna:



Non so come la vediate voi.

Ma io ho l'impressione che uno spot del genere palesi un anacronismo a dir poco imbarazzante (se non addirittura angosciante).

Sembra che il tempo si sia fermato al '94.

Come se non vi fossero mai stati i processi, gli scandali sessuali con le minorenni, le intercettazioni con i Lavitola di turno, le mille promesse non mantenute, i ministri in odore di mafia, la crisi economica mal gestita, la povertà crescente, le figure di cacca planetarie...

Tutto come se niente fosse mai accaduto.

E' vero: Berlusconi non c'è nello spot. E non c'è nel simbolo.

Ma tutto - e dico tutto - finisce ugualmente col rimandare a lui.

Senza tuttavia considerare che il berlusconismo privato di Berlusconi, almeno nelle sue manifestazioni promozionali, appare inevitabilmente un contenitore vuoto e ridicolmente allusivo.

E proprio questo è il prezzo che il Pdl si accinge a pagare per essere figlio naturale di un padre padrone che ha costruito una formazione politica fondata esclusivamente sulla sua immagine da protagonista assoluto, con tutti gli altri sullo sfondo a fare le comparse.

Dopo di me il diluvio, ha lasciato intendere più volte Berlusconi negli ultimi tempi.

A giudicare da queste campagne mediatiche, sarà senz'altro così.

Almeno per il Popolo della Libertà.


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domenica 23 ottobre 2011

Rassicuratissimi.

Bruxelles.

Conferenza stampa congiunta Sarkozy-Merkel.

Una giornalista chiede se si sentono rassicurati dal colloquio con Berlusconi.

Guardate voi stessi le reazioni dei due prima della risposta "istituzionale":




E ora ditemi, in tutta sincerità: per quanto tempo ancora dobbiamo continuare a vergognarci di essere italiani?


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Non è (più) la Rai...


[Clicca per ingrandire]

Tutto in pochi anni, badate.

Diciamo sei, grosso modo.

Un flop dietro l'altro.

A spese nostre, naturalmente.

E della libertà di opinione.

Sono anni che la tv di stato va puntualmente incontro a clamorosi insuccessi, fabbricando funamboliche patacche dorate che crollano ai primi scossoni.

Dal TgUnno dell'Attila dell'informazione, Minzolini - in perenne discesa verso gli Inferi nei grafici relativi allo share - al disastro di Maurizio Costanzo (la riedizione di Bontà loro); dalla débacle della Perego (Se a casa di Paola) al flop dei flop di Vittorio Sgarbi; dall'indecente sperpero di denaro per Radio Londra di Giuliano Ferrara - che dati gli ascolti deludenti si dice verrà spostato all'ora di pranzo - ai recentissimi flop di Pino Insegno (Me lo dicono tutti) e di Francesco Facchinetti (Star Academy).

Nel mezzo, le crociate contro i programmi più amati (dal pubblico) condotti dai personaggi più odiati (dai politici filogovernativi): Santoro, Gabanelli, Dandini.

Santoro, dopo anni di guerriglia, ha preso baracca e burattini e ha cambiato aria.

Alla Dandini non è stato rinnovato il contratto e il suo Parla con me è dunque approdato a La7.

Stessa sorte per la premiata coppia Fazio-Saviano, alla quale la Rai è riuscita a dare il benservito dopo l'incredibile successo di pubblico di Vieni via con me, che pertanto rivedremo, sì, ma su La7.

Una sequela di coincidenze che appaiono talmente inquietanti da lasciare poco adito al dubbio, non credete?

Cui si aggiungono, giorno dopo giorno, notizie sempre nuove ma dello stesso segno: come quella che riferisce dei tagli per Rai Internazionale, canale dedicato agli italiani all'estero, considerato ormai un lusso insostenibile.

Insomma, il piano per svuotare la Rai di contenuti e stroncarne la competitività è pressoché realizzato.

Mediaset ringrazia e la famiglia Berlusconi se la ride.

A noi resta il ricordo di una televisione pubblica che non c'è più e che, salvo rare eccezioni, può ormai definirsi più che altro deprimente e frustrante.

Ditemi quello che volete, ma a me riecheggiano nella mente le parole del Piano di Rinascita Democratica della P2 di Licio Gelli, che tra i suoi obiettivi aveva quello di "dissolvere la RAI-TV", naturalmente in favore di una presunta libertà di antenna, necessaria per diffondere i propri tentacoli nella società per poi impadronirsi delle istituzioni.

Renato Zero, nel suo successo Viva la Rai, cantava: "ormai questo cervello avrà un padrone, lo sai?"

Chi sia, oggi, questo padrone, credo sia oramai inequivocabile.


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sabato 22 ottobre 2011

La clausola 126.



[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Nel mio ultimo post ho parlato della teoria del dottor Atul Gawande, secondo la quale si possono ottenere straordinari risultati ed evitare devastanti errori affidandosi alla procedura della checklist.

Ad ispirare Gawande nell'elaborazione di questa teoria era stata una strategia molto interessante.

Vediamo in cosa consiste.

David Lee Roth -  famosa rockstar dei Van Halen - racconta nella sua autobiografia Crazy from the Heat (1997) che, nonostante venisse puntualmente consegnata agli organizzatori dei concerti una precisa checklist, era sempre più difficile che i contratti fossero rigorosamente rispettati. Ciò causava spesso incresciosi incidenti durante gli spettacoli.

Fu così che David ebbe l'idea di introdurre nella checklist la clausola 126: la cosiddetta No brown M&M’s clause".

In sostanza la Band richiedeva che nel backstage fosse sempre presente una ciotola di confetti di M&M's da cui dovevano essere rimossi appunto "all the brown candies, tutti quelli di colore marrone.

Lo stratagemma funzionava. Quando arrivava nel backstage, la band controllava la ciotola: se per caso vi figurava anche un solo confetto marrone allora scattava un controllo accurato dell'intero allestimento. 
Guaranteed you'd run into a problem!
Sicuramente, dice David Lee Roth nell'autobiografia, veniva fuori un errore tecnico: se infatti gli organizzatori avevano trascurato quella semplicissima richiesta, molto probabilmente avevano trascurato anche qualche particolare decisamente più serio.

A questo punto vorrei chiedervi: non vi sembra che nella ciotola del nostro Premier di brown M&M's candies, di confetti M&M's marrone ne siano stati rinvenuti a sufficienza? 


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venerdì 21 ottobre 2011

In ostaggio.


Sei una ex del Grande Fratello?

Sei incinta?

Benissimo.

Scegli pure l'ospedale e organizza l'evento del tuo parto in diretta. 

Con Mediaset, naturalmente.

Pensate sia uno scherzo? Magari.

L'ospedale Santo Spirito in Saxia di Roma, zona San Pietro, è stato ieri letteralmente preso d'assalto per un giorno dalle telecamere di Canale 5 per documentare il parto dell'ex G.F. (versione 11) Claudia Losito.

Con ovvi disagi per medici e pazienti durati circa 12 ore. 

In ostaggio.

Com'è in ostaggio Claudia Losito, che non ha potuto rilasciare interviste perché ha firmato un'esclusiva con Mediaset.

Maria Sabia, direttrice della Asl RmE cui fa capo il Santo Spirito, si è detta sorpresa per il clamore che ha suscitato la notizie e ha dichiarato: 
"la diretta tv ha avuto il merito di far conoscere la qualità dell'assistenza del Santo Spirito. Appena terminata, il centralino dell'ospedale è stato preso d'assalto da donne interessate al nostro percorso nascita".
Ecco: forse è giunto il momento di fare un'approfondita riflessione su quale strada ci stanno facendo imboccare la crisi economica e la ricerca disperata di fondi e di qualunque tipo di pubblicità per "sopravvivere", sia che questo riguardi gli enti pubblici o privati, sia che riguardi i singoli individui.

La sensazione è che decenza ed etica, in questo sciagurato paese, stiano diventando valori drammaticamente sempre più deboli e indefiniti.

E a parer mio è di fronte ad eventi apparentemente insignificanti come questo del parto mediatico e dell'ospedale assediato che si può scorgere la punta di un devastante iceberg sociale che sempre più ci schiaccia anima e cuore.

Tenendo in ostaggio le nostre coscienze.


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giovedì 20 ottobre 2011

L'importanza della checklist.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

È apparso da poco nelle librerie - per i tipi di Einaudi - Checklist, come far andare meglio le cose, un libro davvero interessante.

L'autore è un chirurgo indiano di Boston, il dottor Atul Gawande e il libro - il cui titolo originale è Checklist Manifesto - in America è già un bestseller.

Il nostro chirurgo sostiene una tesi decisamente intrigante: in un mondo estremamente complesso continuiamo a perderci nelle cose semplici.
Nelle situazioni più difficili, infatti, gli errori più frequenti si commettono proprio nelle procedure semplici.

Questi errori, che possono avere esiti drammatici -  in una operazione chirurgica, nella gestione di un pozzo di petrolio, in una emergenza in volo, per fare alcuni esempi - potrebbero essere evitati se solo ci affidassimo sempre ad una procedura assolutamente efficace: la checklist, la lista di controllo.

L'uso regolare di una lista di controllo può aiutarci anche in molte situazioni della vita quotidiana - che per tutti è diventata estremamente complessa - e se leggerete il libro ve ne convincerete senz'altro.

Naturalmente le checklist sono particolarmente utili nei lavori di squadra ed è per questo che Gawande - che vanta tra i suoi fan addirittura Barack Obama, il quale ha citato le sue teorie per promuovere la riforma sanitaria - auspica che i politici sposino i valori che sono contenuti in una checklist:
- l'umiltà: riconoscere che chiunque può sbagliare (anche tu!) quale che sia la sua esperienza;
- la disciplina: sapere che puoi evitare l'errore facendo la stessa cosa ogni volta nello stesso modo;
- il lavoro di squadra: chiunque può salvarti dall'errore se glielo permetti.
"Se questa generazione vuole cavarsela al meglio con la complessità farà bene a mettere giù qualche checklist, anziché solo playlist dell'iPod"
ha dichiarato in una intervista* il dottor Gawande.

Quanto ai politici nostrani che dire?

Non so se il Premier sia solito ricorrere all'ausilio di una checklist.

Ma credo di sapere con sicurezza quale voce vi figurerebbe al primo posto se ne compilasse una.
______________________________________________
*Pubblicata su D di Repubblica (10 settembre) a cura di Laura Piccinini


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mercoledì 19 ottobre 2011

Punti di vista (parte seconda).

[Cliccare sulla foto per ingrandire]
Bene: ci fa davvero un enorme piacere che i socialisti siano così soddisfatti per l'esito delle regionali in Molise.

Peccato solo che il candidato di centrosinistra (dunque quello appoggiato dagli stessi socialisti) abbia perso le elezioni e che il Molise, per il terzo mandato consecutivo, sia guidato da chi ha un paio di questioncine pendenti con la giustizia.

... Punti di vista, come sempre, per carità.


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Casta siempre.


Lo so, non ci avevate creduto neppure per un momento.

Però insomma, diciamocela tutta: alle volte una minuscola speranza, nei cuori dei puri, continua inconsapevolmente ad albergare, sia pure in un angolo remoto e sperduto.

Almeno fino a che non arriva puntuale l'ennesima mazzata, al cospetto della quale ti viene da deriderti da solo (visto che davanti agli altri affermi naturalmente spavaldo: "perché, tu ci avevi creduto? Che ingenuo!).

Ecco qua:
[Cliccare sulla foto per ingrandirla]
Parliamo delle famose decurtazioni del 5% sui redditi superiori ai 90.000 euro e del 10% su quelli superiori ai 150.000.

Avevamo già detto del meccanismo farlocco per cui la norma, nel caso dei signori deputati, si applica solo alle indennità e non alle diarie e ai rimborsi, che implica a conti fatti uno sconto secco di un misero 80%.

Ebbene una nota del tesoro - la 150 dell'11.10.2011 (non so, casomai voleste giocarvi i numeri) - puntualizza che devono essere esclusi dal provvedimento i Ministri e i Sottosegretari, in quanto “tale personale ricopre una carica politica e non è titolare di un rapporto di lavoro dipendente”.

Finalmente una buona notizia, insomma: qualcuno non pagherà - com'è che l'avevano chiamato? - il contributo di solidarietà.

C'è di che stare allegri, no?

Dite la verità: davvero vogliamo continuare a meravigliarci se poi, tra indignati e sdegnati qualcuno, nel suo piccolissimo, si 'incazza'?


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martedì 18 ottobre 2011

Punti di vista (parte prima).


Nella paradossale sfida all'O.K. Corral per la regione Molise - che contrapponeva l'ex Forza Italia Paolo Di Laura Frattura per il centrosinistra all'ex Ulivo Angelo Michele Iorio per il centrodestra! - ha dunque vinto al fotofinish, per poco più di 1500 voti, il candidato uscente di centrodestra Iorio, riconfermandosi di fatto per la terza volta alla guida della Regione.

Nonostante il collasso elettorale generalizzato - astensionismo in sensibile aumento: persi rispetto al 2006 circa 23000 voti nel centrodestra, quasi 8000 nel centrosinistra - la coalizione di Iorio ha retto l'urto.

La sintesi della tornata elettorale, stando ai titoli di varie testate online, è quella che si legge ad esempio sul Corriere.it:

Il Movimento 5 stelle dunque determinante per la vittoria del centrodestra: sottratti al centrosinistra 5,6 punti percentuale.

Non so se questo ragionamento è convincente fino in fondo. 
Da un lato mi pare un po' semplicistico e credo potrebbe dirsi allo stesso modo che determinante è stato l'UdC, che in barba alla pseudo-opposizione terzopolista si è schierato col centrodestra raggranellando il 6,78%.
Oppure che determinante è stato il salto della quaglia dell'Udeur, nel 2006 col centrosinistra e ora col centrodestra (3,52%), e si potrebbe continuare.

Sapete invece cosa si può dire per certo, a mio giudizio? 
Che grazie alla strategia del "corriamo da soli contro tutti", il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo non ha fatto nulla - ripeto nulla - per contrastare la rielezione di un inquisito alla presidenza della regione Molise.

Sì, perché non uno, ma ben due distinti procedimenti giudiziari pendono infatti sulla testa del rieletto Presidente Iorio: abuso d'ufficio e truffa aggravata.

La furia con cui Beppe Grillo si è sempre scagliato contro gli inquisiti è nota. 
Ricordate la proposta dell'operazione Parlamento Pulito? Limite di 2 legislature e niente inquisiti... 
Beh, per Iorio siamo fuori con l'accuso (anzi, con l'accusa): terzo mandato e doppio procedimento giudiziario in corso!

Disattenzione?

Tutto è possibile.

Ma a questo riguardo mi sembra giusto chiedersi, e chiedere soprattutto a Beppe Grillo: come mai nel suo post dell'8 ottobre scorso in cui si descrivono (denigrano?) i due candidati Frattura e Iorio non si fa alcuna menzione, ripeto alcuna menzione, alla doppia tegola giudiziaria del Presidente Iorio?!

A pensar male si fa peccato, diceva qualcuno, ma alle volte...

Punti di vista, naturalmente.


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La dignità degli indignati.

Un black-bloc in azione a Roma, sabato scorso.
Molto è stato già detto sui drammatici eventi romani di sabato scorso.

A distanza di qualche giorno, vorrei solo confrontare le varie reazioni, perché credo ne venga fuori un quadro interessante.

A cominciare dalla puntualità con cui la solita stampa di centrodestra ha fatto coincidere la totalità degli "indignati" con i black-bloc in azione per le vie di Roma, squalificando di fatto in un colpo solo le numerose ragioni della manifestazione (di carattere mondiale).
Guardate qua:
Prima pagina di domenica di Libero
Il titolo dell'articolo di Libero online parla chiaro.
La prima pagina della Padania di domenica
Prima pagina del Giornale di domenica scorsa.
Ed ecco invece la reazione del Ministro Maroni che in risposta alle polemiche sulle forze dell'ordine ha  commentato così:


Al che viene da chiedersi se davvero dobbiamo ritenerci soddisfatti per la gestione di un evento - a quanto pare pianificato da almeno un anno dai black bloc - perché il risultato è stato "solo" devastazioni e feriti. 
Quali sarebbero state le dichiarazioni se vi fosse stata una vittima? "Evitata la strage"?

Scontata, ma non per questo meno angosciante, la reazione dei protagonisti dell'inferno, riassunta nelle parole e negli atteggiamenti di un black bloc pugliese trentenne intervistato da Repubblica, che sorride più volte compiaciuto ripensando all' "impresa" di cui si è reso protagonista.

E veniamo al Vaticano
Ecco il nucleo dell'indignazione cristiana, la cui attenzione - quasi a metà tra la l'iconodulia e l'iconolatria - si concentra fin troppo enfaticamente sulla madonnina distrutta nella chiesa dei Santi Marcellino e Pietro:

In tutto questo tripudio di commiserazione da parte delle rispettive comunità - quella politica (la stampa di centrodestra), quella istituzionale (il Ministro Maroni e le forze dell'ordine), quella vandalico-delinquenziale (i black-bloc), quella religiosa (il Vaticano), spicca una sola reazione che merita considerazioni diverse.

L'autocritica dei movimenti stessi, che dichiarano:


Ecco.

Ditemi quello che volete, ma ho la sensazione che una parte dell'Italia sana sia proprio tra quanti in queste ore, tra i cosiddetti indignati, anziché buttare benzina sul fuoco e giocare a scaricabarile, si stanno chiedendo cosa hanno sbagliato, cosa avrebbero potuto fare per evitare quello che è accaduto (e sulla rete si adoperano febbrilmente a dare una mano alle indagini per identificare i delinquenti).

Io credo che non sarebbe male se le forze dell'ordine, la politica, la Chiesa, le istituzioni tutte si ponessero, una buona volta, gli stessi sacrosanti quesiti.

Anziché buttarla in politica, strumentalizzando la violenza e spegnendo i riflettori sulle mille ragioni di un disagio sociale sempre più profondo e drammatico. 

Per cui l’Italia, sia ben chiaro, brucia da tempo.


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domenica 16 ottobre 2011

Il fuoricorso.

Il cantautore "Donato"...
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

C'è un ragazzo che per aiutare la famiglia deve smettere di studiare ed andare a lavorare. 
Trova un modesto impiego presso l'ACI di Varese. 
Nel frattempo riesce ad ottenere il diploma di perito tecnico elettronico presso la scuola per corrispondenza «Radio Elettra».

Cambia più volte mestiere: impiegato, operaio, perito tecnico. 

Si iscrive alla Facoltà di medicina (non si laureerà mai). 

Tenta anche la strada del cantautore col nome d'arte di Donato.
A vent'anni partecipa con un suo complesso al Festival di Castrocaro, dove viene bocciato in semifinale perché “troppo triste”. 

Nei primi anni settanta milita: nel gruppo comunista de Il manifesto, nel partito di estrema sinistra PdUP, nell'Arci, nei movimenti ambientalisti. 

Nel 75 - come risulta dai documenti della sezione PCI di Verghera di Samarate - il giovanotto, medico (sic!), versa £. 5000 per l'iscrizione al partito.  

Nel 78 - mentre frequenta ancora l'Università di Pavia come fuoricorso - si converte ai movimenti autonomisti e dopo varie peripezie fonda nel 1984 La lega lombarda

Umberto Bossi ha 43 anni e certamente il suo curriculum vitae appare davvero modesto. 

Circostanze eccezionali e irripetibili - come il tracollo del craxismo e l'avvento di tangentopoli prima e la discesa in campo di Silvio Berlusconi poi - lo porteranno ad occupare un posto di primo piano nel panorama politico italiano. 

Qualche giorno fa, Flores d'Arcais scriveva:
"Due zombie tengono sequestrato il paese"
Uno dei due zombie cui si riferiva il giornalista era Silvio Berlusconi.
L'altro, per l'appunto, era Umberto Bossi.

Caro Ministro, io credo che lei potrebbe ritenersi ampiamente soddisfatto per l'eccezionale fortuna che ha portato un cantautore non riuscito ad una posizione di così grande rilievo. 

Perché rischiare di compromettere una straordinaria vicenda umana con una fine ingloriosa?

L'alternativa, semplicemente, è o ritirarsi in tempo, o restare, ma abbandonando la politica opportunistica di 'bassa lega' - me lo lasci dire - per agire da vero statista.

Dovrebbe accettare il fatto che, ancora una volta, lei si ritrova ad essere pericolosamente fuoricorso.

Renda pertanto onore alla dea bendata e compia un gesto nobile salvando il suo onore.

Chissà: magari, così facendo, potrebbe salvare anche l'Italia.


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