Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 5 ottobre 2011

Uno, nessuno e centomila.


Le grandi manovre del centrosinistra non accennano ad affievolirsi. Anzi.

Giusto ieri spiegavo come, secondo me, questa folle rincorsa alla leadership del PD abbia contribuito - e non poco - a mettere in secondo piano per troppo tempo (parliamo di anni) la costruzione di quella piattaforma programmatica più volte promessa da Bersani, ma di cui ancora non si è vista traccia.

Ed ecco qua, dall'Unità di oggi, l'esemplificazione del discorso:



Come si legge nell'articolo, Gentiloni ("correntista" dell'area Mo.Dem. del PD) ha dichiarato tra le altre cose: "non è scontato che Bersani sia il candidato Pd alle prossime elezioni anche se fossero nel 2012".

Nel frattempo Walter Veltroni è costretto a correre ai ripari per qualche voce dal sen fuggita e a dichiarare: "io lavoro per unire".

E per non farsi mancare nulla, l'asse Vendola-Di Pietro non sta a guardare e rilancia:


Di questo passo, cari compagni (colleghi? Amici? Come diavolo ci chiamiamo, oggi?!), perseverando con questa sindrome dell'highlander (ricordate il film? "L'ultimo immortale...") ne rimarrà davvero "uno soltanto".

Di elettore.


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