Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 7 ottobre 2011

L'ha presa bene.


Insomma, a quanto pare non l'avevano invitato.

Come se al vertice Berlusconi-Tremonti non ci fosse posto per lui. 

Come se la sua presenza non fosse gradita.

Beh, per la verità a lui hanno detto di averlo cercato e di non averlo trovato.

Non tanto buona come scusa, in effetti.

Ma lui, il Ministro della Pubblica Amministrazione, che ha fatto della sua carriera politica degli ultimi anni una testimonianza esemplare di accortezza, prudenza comunicativa, sensibilità mediatica; sì lui, Renato Brunetta, così abile nella raffinata arte della mediazione, dell'assertività, della conciliazione e della moderazione, naturalmente l'ha presa bene.

Anzi, benissimo:



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