Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 15 ottobre 2011

Il senso del decoro.

Britain's defense minister Liam Fox
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Se mai qualcuno non avesse compreso la differenza tra il nostro sventurato paese e le altre democrazie capirà subito a volo tale differenza tramite il caso Liam Fox.

La resistenza del Ministro della Difesa britannico a rinunciare al suo prestigioso incarico, in seguito ad uno scandalo che lo aveva coinvolto, è durata una settimana. Un tempo ragionevole.

Poi con una lettera al Primo Ministro David Cameron ha annunciato le sue dimissioni con le seguenti parole:
I mistakenly allowed the distinction between my personal interest and my government activities to become blurred.”

Attenzione alle parole:
Io ho erroneamente permesso che la distinzione tra il miei interessi personali e l'azione di governo si offuscasse.”
In un paese civile non occorre aspettare tre gradi di giudizio perché un politico esca - se volete temporaneamente - di scena: basta un blur: una macchia, una sbavatura, un'ombra, sul suo operato.

Con buona pace di tutti i "sì, ma" di alcuni dei nostri equilibratissimi osservatori politici.

P.P.
Una curiosità: è stato il blogger italiano Filippo Sensi a mettere nei guai il ministro britannico.


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