Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 26 ottobre 2011

Questione di cellule.


La questione delle pensioni sta rappresentando in queste ore (non per la prima volta, a dire il vero) un importante banco di prova per la tenuta dell'asse Berlusconi-Bossi.

In attesa di vedere se Bruxelles si riterrà soddisfatta di quello che lo stesso Tremonti, parlando col Premier, sembra abbia definito nulla più che "un accordicchio", appare oramai un fatto che la situazione all'interno della maggioranza diventi ogni giorno più magmatica.

Oltre alle lotte intestine sempre più frequenti nel Pdl - dove frondisti e malpancisti, guidati da Pisanu e Scajola, ogni giorno che passa serrano maggiormente i propri ranghi - ci sono piccole ma decisive "cellule" in puntuale fermento.

Questo governo, per rimanere in vita, continua infatti a beneficiare di un pugno di voti che provengono dalle  realtà politiche più disparate, per cui, aldilà di tutto, la sensazione è che potrebbe davvero bastare un nonnulla perché saltino degli equilibri tutt'altro che stabili.

Ne è un esempio la cellula del Movimento di Reponsabilità Nazionale di Scilipoti, le cui idee per risollevare le sorti del paese (dalla farmaceutica galenica ai caricabatterie universali) Berlusconi è costretto indirettamente a sponsorizzare presenziando in pompa magna al 1° congresso nazionale tenuto a Roma da Mimmuzzo da Barcellona (Pozzo di Gotto, provincia di Messina). 
Il buon Mimmo la fiducia non l'ha votata. Ma (o forse meglio sarebbe dire "proprio per questo") Silvio era in prima fila, venerdì scorso, a (ri)lanciare il figliol prodigo dal palco del suo primo congresso.

Ed è così, per dirne un'altra, anche per la cellula del Partito Repubblicano Italiano (oggi nel Gruppo Misto della Camera con tre deputati), guidato dall'Onorevole Francesco Nucara, già vice ministro all'Ambiente nel governo Berlusconi III (2001-2005).

All'indomani della fiducia del 14 ottobre scorso, avevo scritto della notizia riportata da David Willey della BBC riguardante un'affermazione decisamente singolare fatta da un anonimo deputato della maggioranza allo stesso Berlusconi, stranamente passata in sordina sui media nazionali.

Ebbene l'anonimo deputato non è più anonimo.

Ecco la sua dichiarazione come riportata dal resoconto stenografico della seduta della Camera di quel venerdì mattina (in grassetto la parte cui si riferiva Willey nel suo articolo):
“Signor Presidente, la direzione nazionale del Partito Repubblicano ha deciso, a maggioranza, di concedere la fiducia al Governo. Tuttavia, signor Presidente del Consiglio – anche se non è presente... vedo che è presente il Ministro Vito – dobbiamo pur dire che i repubblicani, quelli iscritti al PRI, non sono proprio soddisfatti della politica del suo Governo ma, come è emerso dal documento finale, essi al momento non vedono alternative a questo Governo. Nella loro valutazione critica non è mancato l’esame dell’incapacità di alcuni uomini del suo Governo, ai quali siamo certi che lei, signor Presidente Berlusconi, non affiderebbe nemmeno il compito di «apriporta» nella più piccola delle sue aziende. Dico questo, senza aver pretese per un repubblicano di entrare in questo Governo, a scanso di equivoci.”
A parlare così è stato proprio il Segretario Nucara.

La Città Invisibile lo ha contattato per fargli qualche domanda.
Ecco cosa gli abbiamo chiesto e cosa ci ha risposto:
Relativamente al decreto sviluppo lei ha dichiarato "i repubblicani vogliono essere coinvolti nelle decisioni politiche ed hanno la necessità di conoscere gli obiettivi del decreto sviluppo". Secondo lei da cosa dipende il fatto che non veniate coinvolti? 
«Silvio Berlusconi all’indomani della vittoria delle politiche, in conferenza stampa, si attribuì il merito di aver rinnovato il Parlamento, escludendo i partiti della prima repubblica, in quanto aveva costruito un partito unico dei moderati. Solo che il Pri, in senso proprio, non è un partito moderato. Al più è un partito di buon senso; e comunque non ci pensa proprio a sciogliersi. Non lo ha fatto nei Ds, non lo farà nel Pdl. Per cui Berlusconi deve fare i conti con il suo desiderio di un partito unico del centrodestra, nel quale noi non entreremo. Se vuole averci come alleati, questo è più plausibile, ma allora deve coinvolgerci nelle decisioni, è semplice».
Sempre riguardo al fatto che non venite coinvolti, una delle spiegazioni possibili può essere secondo lei ciò che ha denunciato giorni fa il suo collega Scilipoti, quando ha dichiarato che "decidono tutto i vari Cicchitto e Verdini"?
«Io non credo che decidano tutto Verdini e Cicchitto, mi pare un po’ una semplificazione impropria, ma non mi interessa molto chi decide. Se si vuole avere un’alleanza con il Pri bisogna che si decida con il Pri, altrimenti l’alleanza decade».
Ma lei ha parlato di persona col Presidente Berlusconi del poco ascolto nei confronti dei repubblicani?
«Il Presidente del Consiglio, in verità, ci ha sempre ascoltato con molta attenzione e riguardo. Il problema è che poi non abbiamo visto mai applicare le nostre idee e le nostre proposte»
Si dice sempre che Berlusconi sia particolarmente attento e generoso nei confronti dei suoi alleati più fedeli. Nell'autunno 2010, in uno dei periodi più difficili per il governo in carica, lei fu il primo a preoccuparsi di aggregare deputati in nome della "responsabilità nazionale". In qualche modo fu l'apripista di quel progetto che poi divenne Iniziativa responsabile, grazie al quale Berlusconi si salvò il famoso 14 dicembre. A conti fatti, ritiene che il Presidente Berlusconi abbia mostrato poca riconoscenza per quell'iniziativa? 
«All'epoca registrai la volontà del premier di costruire un gruppo di responsabili del quale mi fu chiesto di assumere la presidenza. Ringraziai e continuai a dare il sostegno al governo da dove mi trovo. L’iniziativa dei responsabili era del premier e io l’ho semplicemente condivisa e non ho mai preteso riconoscenza alcuna. Pretendo invece il riconoscimento del ruolo del Pri in questa legislatura»
Venerdì 14 ottobre, nel suo intervento alla Camera, lei ha detto testualmente: "... l'incapacità di alcuni uomini del suo Governo, ai quali siamo certi che lei, signor Presidente Berlusconi, non affiderebbe nemmeno il compito di “apriporta” nella più piccola delle sue aziende". E' una dichiarazione forte, ne converrà. Può dirci a chi si riferiva e perché? 
«Se non ho fatto i nomi in Parlamento è perché non intendo farli in nessun luogo. Posso solo dire che sul ministro Romano non ho votato la fiducia. Il motivo è semplice: un ministro non si fa difendere dal governo: è lui che deve difendere il governo e, se non lo può fare, è meglio che se ne vada».
Considerata la situazione attuale, secondo lei il governo riuscirà a "mangiare il panettone"?
«Bisogna prendere atto che la prova dei numeri ha sempre dato ragione in un modo o in un altro alla maggioranza. Forse sarebbe tempo di capire che il problema del governo non è quanto dura, ma se riesce a svolgere una funzione utile al paese. Se saprà affrontare la crisi passerà Natale e potrà guardare avanti, altrimenti è molto difficile».
La sintesi che ne traggo dalle parole dell'On. Nucara è la seguente:

  • Berlusconi ascolta, ma all'atto pratico non coinvolge nelle decisioni e non dà seguito alle proposte degli alleati;
  • alcuni fra gli alleati non condividono (è un eufemismo) la scelta di affidare ad alcune persone (come il Ministro Romano) responsabilità nazionali di governo (e scusate se è poco);
  • all'interno della stessa maggioranza alcuni hanno dubbi sulla capacità del governo di riuscire effettivamente "a svolgere una funzione utile al paese".
Riguardo a questo ultimo punto in particolare, chi mi segue su questo blog sa bene che il sottoscritto non ha invece alcun dubbio non solo sull'incapacità di questo governo di svolgere una funzione utile per il paese, ma anche sul fatto che lo stesso governo stia in realtà giocando da anni un ruolo assai deleterio per tutta la nazione.

Per tutto ciò, credo sia inevitabile chiedere a gran voce all'Onorevole Nucara, e a tutti coloro che come lui si dichiarano responsabilmente interessati alle sorti di questo paese, di trarre le debite conseguenze dalla loro analisi politica.

E di contribuire, una volta per tutte, a staccare finalmente la spina a questo governo.

Scegliendo coraggiosamente, come cantava Lucio Battisti nella sua mitica Questione di Cellule, la via della coerenza:
Eh no, eh no! Non è questione di cellule... ma della scelta che si fa: la mia è di non vivere a metà... Io, comunque io, comunque vada... Sia molto in alto, che nella strada...
[Un ringraziamento particolare ad Alessandro Gilioli per i suoi preziosi consigli, a David Willey per la disponibilità, e infine alla Reuters - in particolare a Paolo Biondi - per il fondamentale supporto]


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