Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 16 ottobre 2011

Il fuoricorso.

Il cantautore "Donato"...
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

C'è un ragazzo che per aiutare la famiglia deve smettere di studiare ed andare a lavorare. 
Trova un modesto impiego presso l'ACI di Varese. 
Nel frattempo riesce ad ottenere il diploma di perito tecnico elettronico presso la scuola per corrispondenza «Radio Elettra».

Cambia più volte mestiere: impiegato, operaio, perito tecnico. 

Si iscrive alla Facoltà di medicina (non si laureerà mai). 

Tenta anche la strada del cantautore col nome d'arte di Donato.
A vent'anni partecipa con un suo complesso al Festival di Castrocaro, dove viene bocciato in semifinale perché “troppo triste”. 

Nei primi anni settanta milita: nel gruppo comunista de Il manifesto, nel partito di estrema sinistra PdUP, nell'Arci, nei movimenti ambientalisti. 

Nel 75 - come risulta dai documenti della sezione PCI di Verghera di Samarate - il giovanotto, medico (sic!), versa £. 5000 per l'iscrizione al partito.  

Nel 78 - mentre frequenta ancora l'Università di Pavia come fuoricorso - si converte ai movimenti autonomisti e dopo varie peripezie fonda nel 1984 La lega lombarda

Umberto Bossi ha 43 anni e certamente il suo curriculum vitae appare davvero modesto. 

Circostanze eccezionali e irripetibili - come il tracollo del craxismo e l'avvento di tangentopoli prima e la discesa in campo di Silvio Berlusconi poi - lo porteranno ad occupare un posto di primo piano nel panorama politico italiano. 

Qualche giorno fa, Flores d'Arcais scriveva:
"Due zombie tengono sequestrato il paese"
Uno dei due zombie cui si riferiva il giornalista era Silvio Berlusconi.
L'altro, per l'appunto, era Umberto Bossi.

Caro Ministro, io credo che lei potrebbe ritenersi ampiamente soddisfatto per l'eccezionale fortuna che ha portato un cantautore non riuscito ad una posizione di così grande rilievo. 

Perché rischiare di compromettere una straordinaria vicenda umana con una fine ingloriosa?

L'alternativa, semplicemente, è o ritirarsi in tempo, o restare, ma abbandonando la politica opportunistica di 'bassa lega' - me lo lasci dire - per agire da vero statista.

Dovrebbe accettare il fatto che, ancora una volta, lei si ritrova ad essere pericolosamente fuoricorso.

Renda pertanto onore alla dea bendata e compia un gesto nobile salvando il suo onore.

Chissà: magari, così facendo, potrebbe salvare anche l'Italia.


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