Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 5 ottobre 2011

Quella norma distopica.

Ieri Alessandro Capriccioli, sul suo blog Metilparaben, ha avuto la bontà di citarmi in causa, insieme a diversi altri colleghi blogger, nell'esperimento da lui ideato su cosa potrebbe accadere se la famigerata norma ammazzablog, contenuta nel Ddl anti-intercettazioni, dovesse passare (obbligo di rettifica entro 48 ore su qualsiasi contenuto ritenuto soggettivamente lesivo).

Alessandro aveva scritto: «Luigi Bruschi ha i baffi, a volte mi invita a manifestazioni alle quali non riesco ad andare e ha un blog che si chiama "La città invisibile"».

Ed ecco la rettifica che gli ho puntualmente inviato, non senza provare un brivido lungo la schiena pensando agli effetti catastrofici che la norma in questione potrebbe avere (a proposito: Wikipedia, l'enciclopedia libera, è tuttora "autosospesa" in forma di protesta):
"Gentile Metil Paraben,
innanzitutto lasci che Le esprima una mia personale convinzione: ai tempi del buon Alessandro Capriccioli come gestore del blog, fatti incresciosi di questo tipo non sarebbero mai accaduti. Da quando Lei ha assunto la conduzione del sito, la verità di opinione – che ha giustamente sostituito la vetusta libertà di opinione - ha subìto un serio contraccolpo (prova ne è il numero di rettifiche che le piovono addosso tutti i santi giorni).

Ciò premesso, La invito a rettificare entro i termini di legge previsti quanto da Lei riportato riguardo alla mia persona.

In primo luogo, dal momento che io porto fieramente non solo i baffi ma anche la mosca (non al naso, ma sotto il mento), ne consegue che la descrizione fisica da Lei fatta, oltre ad essere oggettivamente parziale, è da considerarsi a tutti gli effetti lesiva della mia immagine, perlomeno quella del volto.

In secondo luogo, il Suo dar conto di miei inviti a manifestazioni cui Lei dice di non riuscire a partecipare appare indiscutibilmente allusivo, oltre a non rendere minimamente giustizia, peraltro, al carattere di eleganza e squisita moralità che caratterizza le manifestazioni che organizzo.

In ogni caso - visto che si rincorrono in tal senso voci prive di fondamento - ci tengo a precisare che non ho mai, e dico mai, invitato alcun ospite che si sia poi rifiutato di partecipare alle mie manifestazioni.

A riprova di ciò, aggiungo che convivo stabilmente con un ospite fisso dei miei eventi, che può testimoniare a mio favore l'indiscusso successo di tutti i miei inviti.

Tutto ciò è l'unica verità sui fatti in questione, come ribadirò stasera da Bruno Vespa.

Suo, 
Luigi Bruschi 
P.S. Se cortesemente volesse indicarmi quale tra Metil e Paraben è il nome e quale il cognome (l'ho cercata sull'elenco telefonico di Roma, ma senza fortuna), gradirei inviarLe la presente notifica anche via posta ordinaria (raccomandata assicurata con ricevuta di ritorno a carico del destinatario), non riponendo alcuna fiducia nei mezzi comunicativi telematici."
La preghiera è la solita: restiamo con gli occhi bene aperti.


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