E' il caso di dirlo forte e chiaro.
Il Partito Democratico sta inscenando, per l'ennesima volta, uno spettacolo triste e poco dignitoso.
Parisi che dopo le incertezze sul referendum manda a dire a Bersani: "per coerenza dovrebbe dimettersi".
Bersani che risponde "al nostro interno ci sono dirigenti che vogliono azzopparci".
Un gustoso teatrino, non c'è che dire.
Sta di fatto che un partito che secondo i sondaggi sarebbe il primo in Italia (circa 27%) e che ciò nonostante riesce a dividersi sempre su tutto non lascia affatto ben sperare per la stabilità politica del nostro paese.
E attenzione, non sto parlando dell'alleanza con Sel e Idv, altro capitolo tutto da scrivere.
Parlo delle mille anime del Pd, il partito delle fronde, delle correnti, dei capibastone (come ebbe a dire, dall'interno, Veltroni, quando ne fu il segretario).
Concedetemi un "piccolo" elenco:
Area di maggioranza (bersaniani)
Area Democratica
Movimento Democratico (Mo.Dem.)
Area dei Neutrali
Non so a voi, ma a me questa lista che traccia l'ossatura del PD fa un po' impressione.
E badate, non tanto perché non ritenga naturale, quasi fisiologico, che all'interno di un grande partito si formino delle "aree" di pensiero.
Quanto perché la storia degli ultimi anni ci dice che queste aree non riescono proprio non dico ad unirsi intorno ad un progetto comune, ma almeno a dialogare fra di loro senza pestarsi i piedi (che è poi a mio avviso il motivo per cui le correnti, anziché diminuire, si moltiplicano di anno in anno).
Il karma della sinistra italiana, dallo strappo di Bertinotti in poi (che di fatto consegnò il paese in mano a Berlusconi), sembra essere, con vicende alterne, sempre lo stesso.
Se infatti quell'interpretazione di lotta politica - intestina, la chiamerei - è morta con Fausto Bertinotti come rappresentanza partitica (per inciso: vorrà pure dire qualcosa, questo, o no?), è tuttavia sempre rimasta sotto traccia all'interno della sinistra, riprendendo a riprodursi come per gemmazione ad ogni nuovo tentativo di riaggregazione unitaria.
PdS, Ds, l'Ulivo, la Cosa 2, l'Unione, il PD...
D'Alema, Fassino, Veltroni, Franceschini, Bersani, passando per Prodi.
Sorgerà in qualcuno il sospetto che troppi progetti (ammesso si possano definire tali)=nessun progetto?
Prodi è stato l'unico a riuscire nel miracolo di fare da collante alle mille anime in campo.
Ma il problema non può essere "chi", deve essere "cosa".
Qual è l'idea del paese che vogliamo?
Dalle staminali al testamento biologico, passando per la questione morale: chi è, oggi, il PD? Che Italia propone?
Nel momento di massima crisi del berlusconismo e ad un passo dal crollo (tanto a lungo agognato) di Silvio Berlusconi, non ci ricompattano le vittorie referendarie; non ci ricompattano le amministrative stravinte (va detto: con i successi più eclatanti per i candidati extra-PD).
Stiamo dietro alla piazza quando ci sembra che dobbiamo (lo sciopero generale); ci defiliamo quando sarebbe doveroso (il referendum sul porcellum), con un atteggiamento sempre in bilico che comunque consente all'ultimo minuto di saltare sul carro dei vincitori.
Diciamocelo: un Partito che non tiene conto delle enormi aspettative della base e - voglio dirlo chiaramente - degli sforzi che in tutte le amministrazioni, dalle grandi città ai piccoli comuni, compie la gente del PD che segue davvero degli ideali al servizio dei cittadini (e ne conosco tanti), è un partito che rischia di avere già scritta la parola fine nell'elica del suo Dna politico.
Sia ben chiaro: tra il partito del pensiero unico come il PdL e il partito della pluralità delle opinioni, il paragone non si pone nemmeno (prendendo in considerazione soltanto i due principali partiti italiani).
Il problema della stabilità politica, tuttavia, non è un problema da poco.
Che unito al problema dei contenuti rende la situazione attuale a dir poco intollerabile.
Una ricerca di OpenPolis ha permesso di scoprire che tra i deputati dell'opposizione che più frequentemente salvano la maggioranza c'è il
gotha del PD (e non solo).
Mandiamo giù anche questa.
Ha ragione
Gilioli: ahivoglia a lamentarsi poi del qualunquismo politico che inneggia al "sono tutti uguali"!
Ma passiamo oltre e appuntiamo la nostra attenzione altrove: era il 7 gennaio scorso quando il segretario Bersani
annunciava la prossima uscita di una
piattaforma programmatica essenziale a beneficio delle opposizioni.
Potremmo sapere, cortesemente, che fine ha fatto questa benedetta piattaforma?
Ci accontentiamo, in alternativa, di sapere quali siano i punti chiave sulla base dei quali il Partito delle Correnti ha intenzione di riunire le opposizioni.
Cari amici correntisti: voi credete davvero che la memoria dei vostri elettori sia labile e la pazienza illimitata?
Io comincerei a pormi qualche domanda.
E se è vero che le elezioni si avvicinano a grandi passi, come negli ultimi giorni si vocifera, se fossi in voi, presterei molta attenzione al fattore AaN.
Che sarebbe poi, al solito, nient'altro che la vecchia storia - tanto cara ai colleghi del PdL - dell'
Anello al Naso.
Update del 5 ottobre
Neppure 24 ore dopo,
ecco quello che è accaduto. Come volevasi dimostrare.
Appesi a un filo (senza la rete sotto).