Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 13 ottobre 2011

Nemici miei - Atto II...

Domenico Scilipoti e Silvio Berlusconi: scene da un matrimonio. Finito?

Una delle cose più inquietanti di tutta questa storia di assenze strategiche, non voti, interviste 'minatorie' rilasciate qua e là e gazze tiratrici varie - ché falchi mi pare eccessivo! - è la spavalderia e la spregiudicatezza con cui si muovono taluni, in questo particolare momento storico della nostra repubblica.

Domenico Scilipoti, ad esempio - politico di cui ognuno può giudicare le gesta eroiche compiute dal 14 di dicembre dello scorso anno ad oggi - intervistato dal Corriere della Sera sulla sua assenza chiave durante il voto della Camera di due giorni fa ha dichiarato:
"C'erano rischi? Potevano farmi una telefonatina!"
Come se la responsabilità parlamentare ("responsabilità": vi dice nulla questa parola associata a Scilipoti, Segretario del Movimento di Responsabilità Nazionale?!) fosse, come dire, on demand, a richiesta. 
Anzi meglio: on call, su chiamata!

E badate che Scilipoti si è spinto addirittura oltre, nell'analisi della situazione politica del governo, quando ha chiosato:
"Io non ci parlo con quelli che stanno in Parlamento da trent'anni e si propongono come alternativa a Berlusconi" (Scajola e Pisanu, Ndr).
E ha aggiunto: "rin-no-va-re, rin-no-va-re"!

Non è un caso che il Re dei Peones - come lui stesso si è definito a suo tempo - da sempre parli di sé in questi termini, sul suo sito personale:


"Il nuovo che avanza", si definisce.

Il concetto è lo stesso ribadito più volte, l'ultima in un comunicato stampa datato 11 ottobre, due giorni fa (grassetto mio):
"È una cosa triste che personaggi che siedono da trent’anni sugli scanni parlamentari non trovano il buon senso di mettersi da parte e permettere ai veri nuovi, cioè a quelli che fanno i parlamentari solo da pochi anni, di agire"
Badate che soltanto una riga prima Scilipoti aveva detto:
"Nella complessa situazione storico-economica che stiamo vivendo, il Presidente Berlusconi rappresenta ancora il nuovo".
Ed ecco le parole di Scilipoti a neppure 24 ore di distanza, nell'intervista al Corriere sopra citata:
"Berlusconi di qua, Berlusconi di là... Senta: io, quando feci la scelta che sappiamo, e che m'è costata cattiverie e insulti, decisi con il Cavaliere un certo tipo di percorso. Ora, visto che le cose non stanno andando come previsto, io entro nel dibattito che s'è sviluppato dentro la maggioranza, e sto, come dicono quelli che parlano bene, nella dialettica, e mi muovo, ascolto".
Come cambiano rapidamente gli scenari parlamentari in questo delicato momento, vero?

Questione di ore, addirittura.

Un po' come il 14 dicembre 2010.

E domani, giorno della fiducia, sarà nuovamente 14.

Che sia un segno?


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Commentare (1)

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E' un'offesa all'intelligenza considerare questa persona "un politico nuovo"! Renato Pozzetto, portandolo sulle scene gli avrebbe dato maggiore dignità.

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