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Bersani lancia la sfida della "riscossa": "nuova agenda" e "piattaforma essenziale". |

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"La ragione è un'isola piccolissima nell'oceano dell'irrazionale" (Immanuel Kant)
La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".
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Essenzialità.
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massimo · 743 settimane fa
Gli operai, un tempo indottrinati dal giornale di partito, si informano poco e quel poco è probabilmente rappresentato dal medium televisivo: lì, nonostante le dichiarazioni di Berlusconi, l'informazione è prevalentemente di segno opposto. Questa ipotesi potrebbe reggere anche per i giovani. Prima le ideologie avevano libera circolazione nel mondo giovanile (le sezioni di partito, per esempio, avevano un ruolo importante nel reclutamento ): oggi chi informa i giovani? Temo che non leggano i giornali, unica possibilità di un'informazione indipendente ( o quasi). Ben venga a questo proposito la "rivolta" studentesca. I disoccupati? Qui vedo un'altra ragione: sperano che gli imprenditori (Berlusconi) e non i parolai venditori di idee (Bersani, Vendola) risolvano il loro problema.
Però sarebbe interessante tracciare un profilo del disoccupato: meno colto? meno intraprendente? meno informato? regione di provenienza? Dico così a caso.
Fin qui alcune banali idee sull'elettorato passivo.
Ad altri il compito (piacevole?) di sottolineare l'inadeguatezza della classe politica di sinistra.