Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 16 gennaio 2011

Corso di Giornalismo Drogato. Lezione n°2.

Caso Ruby: il Giornale ci svela la "vera" accusa nei confronti di Berlusconi.

Bentornati!

Siamo alla seconda lezione del nostro Corso di Giornalismo Drogato.

Se non l'avete già fatto, mi raccomando, spargete la voce: in un paese in cui la disoccupazione giovanile è ai massimi storici e la formazione scolastica e professionale vengono quotidianamente mortificate, un corso gratuito come questo, che garantisca l'acquisizione di competenze chiave per l'inserimento in un mestiere difficile, ma sempre affascinante, come quello del giornalista, beh, è merce rara, no?!

Lesson number 2.

Oggi cominciamo la nostra lezione entrando, come si dice, in medias res, e ragionando subito su titoli e affini.

Guardate qua:



Come vedete, davanti a voi avete la prima pagina de Il Giornale di oggi.

L'argomento, naturalmente, è l'affaire Ruby e dunque l'indagine dei PM di Milano che accusano Berlusconi di concussione e di aver avuto rapporti sessuali con una minorenne.

Il titolo come vedete è molto evocativo: "la stanza segreta di Silvio".
Il riferimento è alla "vita privata" del Presidente Berlusconi (un ossimoro già a dirlo!), violata colpevolmente dalle indagini dei PM (questa è stata la prima dichiarazione dell'avvocato difensore, On. Niccolò Ghedini ed anche il nucleo centrale del video messaggio di Berlusconi appena diffuso in pomeriggio).

Prestate ora la debita attenzione alla frase subito sotto il titolo, che tecnicamente si chiama "sommario". E' l'esplicitazione del titolo e in qualche modo una sorta di sintesi dell'articolo cui si riferisce.
"La Procura accusa Berlusconi di aver offerto doni alle ragazze invitate ad Arcore".
L'impianto centrale dell'articolo che segue, a firma del Direttore Alessandro Sallusti, è tutto sul tema dei doni.
Doni che Sallusti dice di aver visto e preso lui stesso (cravatte, nel suo caso) e che costituivano la ciliegina finale delle serate degli ospiti di casa Berlusconi, uomini e (parole di Sallusti) "signore".

Ok. Fermatevi un attimo a riflettere su quello che è stato appena detto. Pensate ai concetti, alla concatenazione logica.

Bene. Ci siete? Capito il trucco? 

Rivediamolo al rallenty, come si farebbe con un illusionista, un prestigiatore. Perché in fondo è questa la magia del giornalismo drogato: creare l'illusione perfetta, mettere in scena la panzana più assurda, la frottola più clamorosa, ornandola con un variopinto ed appariscente mantello che viene spacciato per autentico, anzi, griffato: marca Verità, la migliore sul mercato.

E dunque qual è, in questo caso, il trucco del Copperfield "de noantri", il sagace Sallusti?

Sottrarre, far sparire, deviare l'attenzione, catalizzare i sensi su qualcosa d'altro, illudere, dissimulare.

Per imparare l'arte, a questo punto, conviene far partire il rallenty: dall'inchiesta dei PM, con un movimento secco della mano si sfilano le telefonate in questura; poi si fanno sparire con un abile scatto di polso le frequentazioni prolungate (e non occasionali) con la minorenne Ruby; si ricopre con un velo arlecchino (tanto per confondere un po' gli occhi) la partecipazione della Minetti; si fanno sparire dalla scenografia, dietro una cortina di fumo, gli appartamenti di via Olgetti 65 a Milano 2 (adibiti a residenze per le "signore" dell'harem) e si celano del tutto, con un gioco di specchi, i riferimenti ai Bunga Bunga, agli spettacoli hard e alla scelta delle elette per la notte col Sultano.

Cosa rimane nelle mani dell'illusionista, visibile ai nostri occhi? La storiella dei doni... Che ovviamente  per l'inchiesta sono denaro e gioielli per prestazioni sessuali e invece vengono trasformati come d'incanto in squisiti omaggi del padrone di casa per salutare tutti i suoi innocenti ospiti e ringraziarli dell'amichevole compagnia...

La storiella dei doni diventa il fulcro dell'impianto accusatorio dei PM, praticamente l'unico capo di imputazione! 
Rileggiamo ancora una volta:
"La Procura accusa Berlusconi di aver offerto doni alle ragazze invitate ad Arcore".
Il messaggio, fatto sparire tutto il resto, è uno solo, lampante: "tutto questo clamore per accusare il povero e munifico Silvio di fare qualche regalo alle 'signore'?"

Ecco qua. 

Abbiamo visto in poche mosse come drogare l'informazione a partire dal titolo, passando per il fondamentale ausilio del sommario.

La nostra seconda lezione è terminata.

Continuate a studiare, mi raccomando.

Vedo profilarsi all'orizzonte lo spettro di "interrogazioni anticipate"!!

[Per recuperi o ripassi: Corso di Giornalismo Drogato. Lezione n°1..
Per portarti avanti con il corso: Corso di Giornalismo Drogato. Lezione n°3]


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Commenti (4)

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... interessanti - e condivisibili - queste lezioni. Applicabili invero a qualunque delle testate giornalistiche italiane (da 'Il Fatto' a 'Libero') a seconda degli argomenti trattati. Il 'doping' della notizia é divenuto un'arte che vede, in Italia, abili pennivendoli. A destra quanto a sinistra. Purtroppo. L'ordine dei giornalisti il più delle volte tace. Tanto a loro che gli frega? Quando incassano la quota annuale, sono a posto. E' da tempo che dico che gli ordini (il mio, quello dei giornalisti, compreso) dovrebbero essere aboliti per legge...
Gentile Nazzareno,
innanzitutto grazie per il commento.
Riguardo all'abolizione dell'ordine dei giornalisti (e degli altri, cui lei fa cenno) concordo perfettamente.
Concordo anche sul fatto che il doping della notizia è diffuso, da destra a sinistra.
Da quando ho aperto questo blog, tuttavia, mi capita di passare molte ore in giro per la rete a leggere, filtrare, discernere, valutare. Per deformazione (ex)professionale, reputo lo studio delle fonti fondamentale e non mi sentirei a posto se commentassi una notizia che, rispetto ai fatti, si colloca a 180°.
In virtù di questo, osservo che paragonare Libero al Fatto ritengo non renda giustizia né a Libero, né al Fatto. Per una semplice ragione: Libero, solitamente, altera i fatti e lo fa con uno scopo preciso. Il Fatto raramente altera, nonostante scriva (e vada a caccia) anch'esso perseguendo uno scopo chiaro. E' un po' la differenza che passa fra mentire e omettere. Si può ragionare sul fatto che entrambe le azioni siano sbagliate. Ma quando si legge qualcosa non sapendo se quello che si legge "è vero" oppure inventato, credo che questa sia la peggiore delle degenerazioni possibili per chi come mestiere ha quello di "informare".
Grazie ancora per aver condiviso le sue riflessioni e a presto, spero!
LB
... hai ragione, Luigi. Sono due doping diversi. Intanto dammi del tu. Libero utilizza il falso cercando di farlo credere vero, il Fatto utilizza il vero riempiendolo qualche volta di roboanti orpelli - non sempre dimostrabili - per un fine o omettendone altri per lo stesso fine. Sono due modelli di giornalismo che non mi piacciono (con disgusto maggiore per il primo, ovvio). La peggiore delle degenerazioni? Hai ragione, ma questi guadagnano, e profumatamente, per quel che scrivono. Hanno schiere di avvocati alle loro spalle e un Ordine dei Giornalisti che al di là delle mere enunciazioni di principio, chiude un occhio, se non due. La verità, per tanti, è spesso un peso inutile. Vorrà dire, che per disintossicarmi, andrò a prendere in mano qualche numero di Epoca d'inizio anni '60, con quei bellissimi reportage in bianco e nero e pochissime parole: chi quando come dove perché...
Buona serata. Ho dato un occhio al tuo blog e l'ho trovato assolutamente ben fatto e condivisibile. Ci tornerò. Stanne certo.
NC
Nazzareno
Caro Nazzareno, lasciami dire che condivido ogni riga del tuo intervento. Concordo in particolare, oltre che con l'analisi in generale, con le osservazioni specifiche sul dio denaro come "detonatore" di degenerazione , se interpreto correttamente le tue parole. In tal senso, il fatto che la verità sia per molti un peso inutile, come efficacemente tu ci rammenti, è una sconsolante tendenza sempre più invalsa, non soltanto nel mondo dei media. Tendenza cui è importante reagire intellettualmente scrivendo di valori, parlando di etica, riuscendo ancora a sdegnarsi per quanto accade di amorale, di poco pulito, di marcio. Ecco perché ritengo importante fare i distinguo. Perché quando si omologa tutto si finisce ben presto con lo smettere di lottare e di sperare (se è tutto sbagliato, a che serve darsi pena?). Invece continuo a ritenere fondamentale salvare ciò che, per imperfetto che sia, può essere un punto da cui ripartire, può indicare una direzione. Cosa che in questo nostro paese mi appare ogni giorno più urgente. Lascia infine che ti dica un grazie di cuore, oltre che per la profondità dei tuoi contributi, per il tuo apprezzamento nei confronti del blog: mi ha fatto davvero piacere. In questa società sempre più "rapida" e per questo distratta, l'empatia e l'assertività diventano sempre più le chiavi di volta per interazioni "vere" e non "fittizie", né illusorie. È stato un piacere, Nazzareno!
Alla prossima.
LB

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