"La ragione è un'isola piccolissima nell'oceano dell'irrazionale" (Immanuel Kant)
Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!
La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".
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Un'espressione eloquente di Nicole Minetti in un momento dell'intervista a La7.
Cara Nicole,
è una lettera difficile quella che mi accingo a scriverti.
Mi perdonerai se mi prendo la libertà di darti del tu, per parlarti, diciamo così, come potrebbe un fratello maggiore (visto che hai 25 anni ed io 38).
Di certo è difficile, nonostante tutto, immedesimarsi fino in fondo con te, per quello che stai vivendo in queste settimane.
Purtuttavia, voglio comunque provare a farlo, a mettermi nei tuoi panni.
Non già quelli succinti e osé – perdona la facile battuta, ma da fratello maggiore me la concederai – delle “eleganti cene” per cui tu, proprio tu, gestivi a quanto pare le pubbliche (e qui togliere il gruppo ‘bl’ per un facile calembour sarebbe poco fine: te lo risparmio) relazioni.
E neppure ho intenzione di mettermi nei tuoi panni da Consigliere regionale della Lombardia [pausa di riflessione…], panni che – ragionando in termini di causa/effetto sulle carte dell’inchiesta - parrebbe tu abbia vestito per averne svestiti (o fatti svestire) altri.
Certo, su questo amerei che tu facessi un piccolo esame di coscienza, e qui ti parlo da cittadino italiano, esattamente come potrebbe parlarti un lombardo, visto che della sua “gente” sei diventata rappresentante, dal primo momento che hai poggiato “la tua fortuna” (come direbbe con squisita eleganza il giornalista Piero Ostellino) sulla sedia del Consiglio Regionale della Lombardia.
Sì Nicole, perché anche se pochi rammentano ancora – grazie alla nuova filosofia politica introdotta dal Capo dei Capi, l’ “Onorevole” Silvio Berlusconi – che ogni rappresentante politico lo è di tutti e non di una parte soltanto, è nient'altro che questa la cruda realtà: tu, assisa su quella sedia del Consiglio Regionale, rappresenti tutti quelli che vivono nella tua regione e non una parte di essi soltanto.
Questo significa che parli per loro, pensi per loro, voti per loro, decidi per loro. E decidi per le persone che amano, per i figli che hanno o che vorranno avere (come vorresti averli tu), per i nipoti che hanno o che sperano verranno.
Questo, cara Nicole, se ci pensi bene, fa di tutti loro i tuoi unici ed esclusivi datori di lavoro. Il tuo stipendio viene retribuito con i soldi della comunità cui apparteniamo tutti (come del resto hai mostrato di intuire).
Come vedi, vi sarebbero molteplici ragioni per parlare alla politica, al Consigliere Regionale Nicole Minetti.
E nonostante questo, placando per un momento lo stupore e lo sdegno per il vergognoso ed inauditosistema di reclutamento, prostituzione - fisica e morale - e mercimonio muliebre che emerge dalle indagini di Milano e di cui tu, proprio tu, saresti stata una delle protagoniste chiave, a parte tutto questo, vorrei provare a parlare alla donna Nicole Minetti, alla parte più umana e pura che sempre resta, nonostante tutto, dentro ognuno di noi.
Non so quale vita tu abbia vissuto, fino al momento della tua ascesa, prima televisiva poi politica. Non so quale sia stata la tua infanzia, il tuo vissuto interiore, i tuoi disagi e le tue ansie, le tue convinzioni, i tuoi valori.
Però ho letto, come tutti, le intercettazioni di questa assurda vicenda.
Ho visto il tuo volto in decine di telegiornali, in centinaia di scatti, che presto diventeranno migliaia, perché - e sono convinto che lo sai bene - questa storia, almeno per te, non finirà domani, e neppure dopodomani.
Ti attende probabilmente un lungo processo, di cui l’esito è facilmente immaginabile. Ti attende – e ne hai già avuto un piccolissimo antipasto - un’esposizione mediatica (e su che argomenti!) da non augurare nemmeno alla peggiore delle nemiche; esposizione dalla quale la tua reputazione uscirà inevitabilmente scarnificata e lacera, come in poche altre circostanze si è potuto assistere nel nostro paese (mi viene alla mente solo il caso della premiata ditta Wanna Marchi & daughter).
Riguardo a ciò – ti pregherei di riflettervi - per quella stessa mentalità derivante dal più becero e antiquato maschilismo, grazie al quale oggi tu siedi in Consiglio Regionale, un domani non lontano, cara Nicole, sarai ingloriosamente (e aggiungo ingiustamente) ricordata dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica italiana (specie maschile, ma purtroppo non solo) come “una di quelle”… mentre il 'buon' Silvio, stanne certa, continuerà a godere, almeno nell’immaginario collettivo, di quei privilegi psicologici di cui continua tristemente a godere nella nostra società la figura del macho italico, che fa del soggetto maschile “un conquistatore sublime” e della donna coinvolta, lo dico apertis verbis, semplicemente “una che l’ha data”.
Perché ti scrivo questo, ti chiederai pertanto.
Perché nelle tue intercettazioni , solo a leggerle, mi è parso di cogliere tra le righe che tu “sai” e “vedi”.
Sai. Sai cosa accadrà fra breve. Sai che la tua fine politica è vicina. Sai che il tuo dramma umano è soltanto agli inizi, che gli amici e le amiche cominceranno lentamente a dissolversi nel nulla, che sarai assordata e pervasa dai silenzi di quel cellulare che ora avverti simbolicamente come un cappio intorno al collo.
Tu sai. E vedi. Vedi le stanze degli interrogatori; le ore interminabili, una dietro l’altra, con le domande incalzanti davanti ai tabulati, davanti alle date, davanti ai nomi, davanti alle trascrizioni delle intercettazioni o, peggio, agli audio della tua voce.
Vedi le aule dei tribunali, le toghe, i fotografi, i cronisti, le telecamere. Vedi i fiumi di inchiostro della stampa.
E vedi gli occhi della gente.
Poi, chissà. Chissà cosa “sai” ancora, cosa “vedi”.
Molto altro, credo. Sempre se ho ben interpretato le espressioni del tuo volto quando, martedì scorso, ho visto il servizio del Tg di La7 delle 20. Questo servizio:
Quando a bruciapelo ti hanno chiesto “lei è serena?”, il tuo volto ha mostrato un attimo, infinito, di sofferta incertezza e a me è parso quasi che stessi per dire “come si fa ad esserlo, mi sta crollando il mondo addosso e...", ma il tuo avvocato ha prontamente risposto per te, e tu allora, fingendo convinzione hai buttato là quei “sì... sì sì”, recitando una parte che ti aveva assegnato qualcun altro, ma svelando al contempo una disperazione sotterranea, pronta a balzar fuori a tradurre in grida il dolore di cui è fatta.
Sarà temendo questo che Berlusconi si è sperticato in quell’insolita (e altrimenti inspiegabile) difesa a spada tratta nei tuoi confronti, durante la telefonata a Lerner dell’altra sera? Teme forse che tu, il personaggio cardine dell’inchiesta, stia per cedere?
Fra tutte le cose che pure, secondo me, sai, una cosa non so se ti è chiara e perciò voglio dirtela. In uno dei tuoi sfoghi telefonici intercettati hai detto “Se Silvio cade, noi cadiamo”.
Nicole, Berlusconi ha ancora mille vite e, probabilmente, altrettanti modi per venirne fuori. Il tuo destino non è più legato a lui: tu infatti sei già caduta. E molto presto verrai spazzata via dagli eventi, prima che dal corso della giustizia.
Questa tua "ingenuità" è uno degli elementi per cui ho più pietà di te in questo momento.
E per questo ti dico: salva il salvabile.
Dimettiti da consigliera regionale: fallo per la dignità di quei cittadini lombardi che rappresenti.
E, un attimo dopo, giusto un attimo dopo, parla.
Sì, Nicole, parla, dì tutto quello che è accaduto. Senza remore, senza reticenze.
Hai detto: “lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo dio lo sa.... In cui non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l'impegno” E ancora: “Mi ha tirato nei festini... io sono una brava persona, al massimo faccio contravvenzioni, ma non arrivavo a commettere reati”.
Sai che questa responsabilità, nei tuoi confronti, Berlusconi ce l’ha, ma ce l’ha moralmente. Il resto, purtroppo, lo hai reso possibile tu, accettando che accadesse.
Hai detto anche: "Quel briciolo di dignità che mi rimane la voglio tenere".
Può sembrarti paradossale, ma secondo me sei ancora in tempo.
Racconta cosa è accaduto e condannalo, riconoscendo e disconoscendo tu per prima la tua ambizione sfrenata e senza pudore, che è stata la scintilla che ha fatto divampare l’incendio.
Onestamente: non so dirti se questo basterà a riabilitarti agli occhi degli italiani, né quanto tempo potrebbe volerci.
Ma so per certo che ti riabiliterà alla tua coscienza di donna e di essere umano e che sentirai l’anima alleggerirsi di quel macigno che ora ti opprime e che certamente avverti come insopportabile.
Questa, Nicole, è l’unica via per la tua espiazione morale.
L’unico modo che ti potrebbe permettere, un domani, di ricominciare a guardarti allo specchio senza provare quella vergogna che già ti si legge negli occhi.
L’unico modo di dimostrare a te stessa, davvero, cosa significa “essere una donna”.
Comunque vada, buona fortuna.
Luigi Bruschi
[Questa lettera è stata realmente inviata dalla Città Invisibile all’indirizzo istituzionale del Consigliere Regionale Nicole Minetti - nicole.minetti@consiglio.regione.lombardia.it - oltre che tramite il modulo per le e-mail presente nel sito www.nicoleminetti.it, nella sezione "Contatti"]
Lettera aperta a Nicole Minetti.
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La mia opinione, caro S., è che ne valga la pena sì. Gli uomini e le donne non sono soltanto il semplice risultato delle loro azioni. E le etichette, anche se comode ed esemplificative, non rendono giustizia alla complessità dell'animo umano. Mi perdonerai se te lo dico senza mezzi termini, ma in fondo marchiare una donna come 'puttana' la reputo una forma sottile, oltre che semplicistica, di discriminazione. Le persone sono persone, sempre e comunque. E come tali, sempre e comunque, bisogna continuare a considerarle. L'esercizio della critica degli errori altrui deve fermarsi ai singoli atti ed evitare di tramutarsi in una condanna senza appello. Condanna che rischia sempre di diventare, fra tutte, per un essere umano, la più grande delle ingiustizie. Grazie comunque per il tuo contributo. LB
Il tuo buonismo da Esercito della Salvezza mi lascia molto perplesso. Sai bene che in questo casa l'etichetta di 'puttana' non si applica solo ad una miserabile mezzana bagasciona, ma a tutto un sistema di potere corrotto, fradicio fino al midollo, che ha infettato un paese di 60 milioni di gonzi facendogli perdere ogni dignità morale e civile.. La 'persona' di cui favoleggi non esiste, è solo un ingranaggio di una macchina perversa di corruzione e di degrado. Finché* la sinistra non abbandonerà il buonismo per tirar fuori le unghie ed i denti, sarà sempre soccombente in questo sciagurato paese.
Mi dispiace, davvero, che tu bolli come "buonismo" il fondamentale rispetto per la persona, che è dovuto a prescindere, a chiunque, qualunque cosa abbia fatto. Negare l'esistenza di un'umanità in chicchessia è a parer mio l'anticamera dell'intolleranza e della violenza. Un conto è l'esercizio della ragione, altro l'odio viscerale. Tirar fuori le unghie e i denti non deve significare precludere ad una persona la possibilità di sbagliare e di redimersi. Questo è il principio su cui si fonda la nostra costituzione e le nostre leggi, allorché ad esempio contemplano il carcere anche come strumento di "riabilitazione sociale" dell'individuo che ha commesso un crimine. Infine, si può non stimare una persona per le sue azioni, ma rispettarla deve essere, sempre, un imperativo categorico. Non è questione di buonismo. E' questione di etica. Quella stessa etica per cui condanniamo severamente, senza se e senza ma, le azioni di Nicole Minetti. A proposito di unghie e denti. Il 13 di febbraio sarò a Milano per la manifestazione pacifica, ma non meno sdegnata, organizzata da Santoro&Co. Spero di incontrarti là! LB
E' una ragazza di 25aa! ( cresciuta nel mito del velinismo e del guadagno facile tanto caldeggiato dalle televisioni commercialio negli ultimi 30anni) ha sbagliato... e per questo pagherà , la vita non fa sconti a nessuno. Lei, come tutte le altre poverine di spiritoe, è stata manovrata e usata. Ha una sola possibilità per recuperare il rispetto della propria persona: dare le dimissione da consigliere regionale, ravvedersi', e sperare di sparire al più presto dalla memoria degli italiani. Trovarsi un posto da Igienista dentale, vivere con 1000 euro al mese come tanti neo-laureati .In tal modo potrà ancora guardare negli occhi i suoi genitori senza doversi vergognare .
Cara Milena, quoto completamente il tuo intervento. Aggiungo solo che la vergogna più grande da cui spero possa uscire un giorno Nicole Minetti è quella di guardare nei suoi propri occhi: perché la serena considerazione di sé è uno dei fattori più importanti per l'equilibrio di qualsiasi persona. LB
Bella lettera, complimenti. Anche io credo che ogni persona vada rispettata e che ci sia sempre possibilità di redenzione, un conto sono i crimini commessi un conto è la persona.
Per quanto io non abbia nessuna stima nei confronti della Minetta, anche io ho notato la disperazione e l'angoscia di cui parli.
Grazie per l'apprezzamento Silvietta. Credimi, mi conforta non poco sapere che ci sono persone come te che hanno percepito quella disperazione e quell'angoscia. L'empatia è una condizione fondamentale e sempre più necessaria ai giorni nostri. Solo non perdendo la capacità di immedesimarsi nel prossimo, anzi coltivandola, possiamo sperare che questa nostra società non si smarrisca del tutto. Grazie per aver voluto condividere le tue sensazioni! Alla prossima! LB
Salve, comprendo lo sfogo di S., ma credo fermamente che mai e poi mai bisogna bollare una donna con l’epiteto di “puttana” e simili. Ciò è intollerabile! Anche nel caso della Minetti: nessuna donna (e nessun uomo) si prostituisce per scelta, ma solo per costrizione, anche quando tale costrizione non è dettata dalla povertà economica, bensì dal clima sociale. Il responsabile è chi costringe – con la forza fisica e/o con la forza del potere – altre persone a mercificare il proprio corpo e di conseguenza la propria dignità. La prostituzione è solo la conseguenza. Quando i benpensanti urlano contro chi batte il marciapiede, sbagliano volutamente e sono dei codardi, dovrebbero avere il coraggio di andare a urlare contro i papponi, molto spesso individui apparentemente rispettabili, nel 90% maschi. La questione sta nell’individuare il reale problema. Nel caso della Minetti, il problema è B., il pappone per eccellenza, anche se l’utilizzatore finale è sé stesso. Pagare persone per averne favori sessuali è di una povertà mentale inaudita. Quest’uomo non mi fa pietà, nel senso di “pietà cristiana” = sentimento di dolorosa e premurosa partecipazione all’infelicità altrui, come ad esempio potrebbe suscitarmi chi è affetto da pedofilia, quest’uomo provoca in me sentimenti nei suoi confronti tipo: meschinità, mediocrità, grettezza d’animo. Pagare ragazze e ragazzine per farci sesso (qualcun altro un giorno potrebbe farlo con le sue figlie e le sue nipotine) è l’orribile gesto di un miserabile stupratore, che ha innalzato l’atto di stuprare a prassi comune (vedi i festini che organizzano i suoi sgherri). Come se tutto ciò fosse la normalità, una nuova etica, che si è diffusa in tutti gli ambienti. Ormai si è costretti, da papponi sistemati da lui in tutti i posti chiave, a prostituirsi per lavorare, trovare casa, avere il permesso di soggiorno ecc. Quindi non concordo con Guzzanti giornalista che siamo in una mignottocrazia, bensì siamo nel paese dei papponi, la prostituzione è solo la logica conseguenza di ciò. Benvenuti in Papponia! Complimenti per la lettera, posso condividerla sul mio profilo FB?
Ciao Flavio! Grazie per il tuo accorato intervento, di cui apprezzo in particolar modo l'attenzione a spostare il focus comunicativo su chi contribuisce a creare il sistema perverso, piuttosto che su chi ne è vittima, più o meno consapevole. Credo che questa sia una chiave interpretativa molto importante. Alla prossima LB P.S. Se vuoi condivere questo post su FB non può che farmi piacere, naturalmente! ;)
Francamente, non poter dare della puttana ad una zoccolona, consapevolissima raccoglitrice, smistatrice e pagatrice di zoccole al servizio di un dittatore fradicio di corruzione, mi sembra il colmo cui possa arrivare un malinteso 'politically correct'. Dov'è la personalità da rispettare con lacrimose riflessioni pseusociologiche e lezioncine etiche da pensiero debole? Semplicemente non esiste: esisterebbe, se la suddetta si pentisse pubblicamente, restituisse i tantissimi soldi e le cariche mignottocratiche, e si mettesse a lavorare dignitosamente come milioni di donne italiane offese, umiliate e violentate nel profondo da un'ideologia-ciarpame che le degrada ad oggetti del più volgare e turpe consumo sessista. .
Se invece di comprometterci con lo squallido disfacimento attuale avessimo il coraggio e la forza di diffondere un nuovo, autentico spirito resistenziale, la bagasciona andrebbe in giro con i capelli rasati ad universale ludibrio: i nostri padri saranno stati ben poco buonisti, ma hanno saputo comunque liberarci dal fascismo. Oggi invece certa sinistra tremolante, chiacchierifera e litigiosa non percepisce che la dittatura (fascista, piduista e razzista) è il Male Assoluto, e che tutti abbiamo l'imperativo categorico di contribuire ad abbattere un regime che produce vagonate di Minetti, di Ruby e di Noemi, personificazioni della cattiva coscienza, dell'ignoranza e dell'indifferenza morale degli italiani, oggetto di universale disprezzo. Ci vorrà la completa catastrofe economica e sociale, oltre a quella etico-culturale già in atto, per aprire gli occhi agli esangui buonisti di turno. Il risveglio sarà drammatico, alla caduta del Buce
Salve, mi è capitato di leggere le intercettazioni e sinceramente non trovo che le ragazze coinvolte siano proprio delle "vittime". C'è chi ha ritenuto assurdo ciò che accadeva nei festini e se ne è andata senza partecipare! Non mi sembra siano state obbligate a restare. O costrette a fare cose senza il loro consenso (io è questo che intendo per stupro!!!). A me fa ribrezzo (per non usare termini peggiori) B. e francamente non riesco proprio a capire come possano continuare a difenderlo ma, da donna, mi sento veramente offesa da queste ragazze. Una addirittura si sente quasi offesa dalla prospettiva di dover lavorare per € 1000 al mese. Ma non è giusto nemmeno chiamarle prostitute perchè offendiamo quelle poverette che veramente devono stare sul marciapiede tutta la notte con il rischio di aggressioni, malattie e sfruttatori! (non hanno il lele che le accompagna!). Non mi sento proprio di giustificarle, non provo pietà per loro ma tanto sdegno! Ho una famiglia, lavoro, guadagno 1100 al mese, facciamo tanti sacrifici, ma quando mi guardo allo specchio, anche se non vedo una top model, la faccia che trovo mi sembra bellissima!
naturalmente tutti i commentatori hanno una parte di ragione. Comunque sono dell'idea che se persone come Frattini (si legga il suo curriculum su Wikipedia) non mostrano un minimo di dignità e si prostituiscono senza neppure la scusante della necessità come pensate che possano resistere a talune lusinghe adolescenti come Ruby o giovani ragazze come Minetti?
schifato · 740 settimane fa
Luigi_Bruschi 54p · 740 settimane fa
Mi perdonerai se te lo dico senza mezzi termini, ma in fondo marchiare una donna come 'puttana' la reputo una forma sottile, oltre che semplicistica, di discriminazione.
Le persone sono persone, sempre e comunque. E come tali, sempre e comunque, bisogna continuare a considerarle.
L'esercizio della critica degli errori altrui deve fermarsi ai singoli atti ed evitare di tramutarsi in una condanna senza appello. Condanna che rischia sempre di diventare, fra tutte, per un essere umano, la più grande delle ingiustizie.
Grazie comunque per il tuo contributo.
LB
schifato · 739 settimane fa
Luigi_Bruschi 54p · 739 settimane fa
A proposito di unghie e denti. Il 13 di febbraio sarò a Milano per la manifestazione pacifica, ma non meno sdegnata, organizzata da Santoro&Co. Spero di incontrarti là!
LB
milena · 739 settimane fa
Luigi_Bruschi 54p · 739 settimane fa
LB
Silvietta · 739 settimane fa
Per quanto io non abbia nessuna stima nei confronti della Minetta, anche io ho notato la disperazione e l'angoscia di cui parli.
Luigi_Bruschi 54p · 739 settimane fa
Credimi, mi conforta non poco sapere che ci sono persone come te che hanno percepito quella disperazione e quell'angoscia. L'empatia è una condizione fondamentale e sempre più necessaria ai giorni nostri. Solo non perdendo la capacità di immedesimarsi nel prossimo, anzi coltivandola, possiamo sperare che questa nostra società non si smarrisca del tutto.
Grazie per aver voluto condividere le tue sensazioni!
Alla prossima!
LB
Flavio Sarnelli · 739 settimane fa
La questione sta nell’individuare il reale problema.
Nel caso della Minetti, il problema è B., il pappone per eccellenza, anche se l’utilizzatore finale è sé stesso. Pagare persone per averne favori sessuali è di una povertà mentale inaudita. Quest’uomo non mi fa pietà, nel senso di “pietà cristiana” = sentimento di dolorosa e premurosa partecipazione all’infelicità altrui, come ad esempio potrebbe suscitarmi chi è affetto da pedofilia, quest’uomo provoca in me sentimenti nei suoi confronti tipo: meschinità, mediocrità, grettezza d’animo. Pagare ragazze e ragazzine per farci sesso (qualcun altro un giorno potrebbe farlo con le sue figlie e le sue nipotine) è l’orribile gesto di un miserabile stupratore, che ha innalzato l’atto di stuprare a prassi comune (vedi i festini che organizzano i suoi sgherri). Come se tutto ciò fosse la normalità, una nuova etica, che si è diffusa in tutti gli ambienti. Ormai si è costretti, da papponi sistemati da lui in tutti i posti chiave, a prostituirsi per lavorare, trovare casa, avere il permesso di soggiorno ecc. Quindi non concordo con Guzzanti giornalista che siamo in una mignottocrazia, bensì siamo nel paese dei papponi, la prostituzione è solo la logica conseguenza di ciò. Benvenuti in Papponia!
Complimenti per la lettera, posso condividerla sul mio profilo FB?
Luigi_Bruschi 54p · 739 settimane fa
Grazie per il tuo accorato intervento, di cui apprezzo in particolar modo l'attenzione a spostare il focus comunicativo su chi contribuisce a creare il sistema perverso, piuttosto che su chi ne è vittima, più o meno consapevole. Credo che questa sia una chiave interpretativa molto importante.
Alla prossima
LB
P.S. Se vuoi condivere questo post su FB non può che farmi piacere, naturalmente! ;)
schifato · 739 settimane fa
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schifato · 739 settimane fa
Michela · 739 settimane fa
massimo · 739 settimane fa