Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 19 gennaio 2011

La prima cosa brutta...

Sensazioni in libertà dopo la puntata di Ballarò sul Rubygate.


Stavo provando a riflettere sul magone che mi ha colto successivamente alla visione di Ballarò, ieri sera.

Ci ho pensato un po'. Non focalizzavo.

Allora mi sono fatto una domanda precisa: qual è la cosa più triste cui ho assistito ieri sera?

Ho ripercorso mentalmente, in ordine sparso, le sensazioni causate dai vari eventi, immagini, parole, quasi rivivendo i momenti.

Ho scoperto così che non mi ha intristito (più del solito) che il Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana non mantenga un atteggiamento non dico super partes o neutrale (cosa che considerato l'incarico e la funzione, naturalmente, dovrebbe essere scontata) ma nemmeno prudente.
Pensateci: non vi pare che Alfano, con le sue dichiarazioni, abbia praticamente emesso una sentenza definitiva, da Ministro della Giustizia - lo ripeto - nei confronti di magistrati (quelli di Milano) che dipendono da lui?!
A questo riguardo è interessante notare che se solo il Ministro credesse alle sue stesse parole, e dunque la Procura di Milano fosse realmente anche soltanto "sospettata" di aver commesso quel "blitz militare" di cui ha parlato ad esempio Cicchitto, come Ministro della Giustizia Alfano avrebbe pieni poteri per fare (come certamente farebbe) ben altro che non semplicemente provare a ragionare di competenze nella speranza di "sfilare" l'inchiesta ai PM milanesi.
Ma non è questa, dicevo, la cosa che più mi ha intristito.

Anna Maria Bernini
Continuando a ripercorrere i momenti della trasmissione, ho appurato d'altronde che non mi hanno intristito (più del solito) nemmeno gli interventi di Anna Maria Bernini (che, non so se ci avete fatto caso, è un singolare incrocio fra Belen, Mara Carfagna e Daniela Santanché!). Nel suo caso, lo confesso, mi ha lasciato un po' interdetto che, in qualità di membro della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, l'On. Bernini abbia candidamente dichiarato di non aver letto ancora le carte della Procura!!
Avete capito bene: stando alle sue parole, in primo luogo parlava senza sapere di cosa parlasse (!), in secondo luogo dobbiamo immaginarla tutti quanti febbrilmente a lavoro, nottetempo, a leggere le quasi 400 pagine della richiesta di autorizzazione, visto e considerato che proprio per oggi era prevista la riunione della Giunta (riviata in extremis a martedì, notizia di poco fa)! 
Solo en passant, continuo a chiedermi, in questi giorni, come riescano le donne del PdL a parlare di questa vicenda senza arrossire, senza provare vergogna, senza quel minimo sindacale di pudore non dico istituzionale, e nemmeno morale, ma almeno umano di fronte all'ampiamente documentato utilizzo delle donne (utilizzo "finale", ma anche intermedio e pure trasversale) reclutate nelle e per le "eleganti" feste dell'Imperatore Silvio.

Nonostante tutto questo, nonostante Alfano e nonostante la Bernini, ho scoperto infine, a forza di ripercorrere sensazioni ed eventi, che la cosa che mi ha intristito maggiormente, anzi, diciamocelo, che mi ha fatto più male, è un momento in particolare, qualche fotogramma nello specifico, alcune precise parole.
In un momento della trasmissione, è andato in onda un servizio in cui un intervistatore domandava in giro ai passanti cosa ne pensassero delle vicende in questione e dunque di Berlusconi. Ebbene una signora, una passante, una cittadina comune, una di noi, insomma, piuttosto in là con l'età, ha affermato, quasi scusandosi, con un'espressione fra l'attonito e il rassegnato, più o meno questo: 
"che ci posso fare, lui mi sta simpatico".
Ora: se una signora di ben altra generazione, che per età potrebbe essere mia nonna, arriva a fare una simile affermazione, io sono dell'idea che delle due l'una.

O la vecchina ha smarrito del tutto il senno, che oramai se ne va errando, come quello dell'Orlando furioso, per la luna e dintorni...

O questo paese, come si direbbe a Firenze, non sta una sega bene.

Propendo nettamente per la seconda ipotesi.

Ed è per questa convinzione che il mio magone, in questi giorni, non vuole saperne di lasciarmi in pace...


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