Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 26 gennaio 2011

Carlo Rossella: il filosofo.

Rossella, testimone chiave della difesa nel caso Ruby.

Carlo Rossella, fedelissimo di Silvio Berlusconi, è, secondo le indagini del Rubygate, uno degli illustri e più assidui partecipanti delle "eleganti cene" di Arcore.

Ho ripescato uno stralcio di una sua intervista al Corriere in occasione dello scandalo sulla minorenne Noemi (già, c'era anche quella storia...).

E' il 26 maggio del 2009 .

(Legenda: D. sta ovviamente per Domanda, R. per Risposta o per Rossella, fate voi)
D. La preoccupazione del­la signora Lario [...] è legata al fatto che il premier «frequenta ragaz­ze minorenni»...
R. «Non mi risulta. E, co­munque, non userei la parola 'minorenne' a vanvera...». 
D. No? E perché? 
R. «È un termine vecchio. Semmai, direi che 'la ragazza di cui si sparla aveva meno di 18 anni'...». 
D. E che cambia?! 
R. «Beh, i costumi non sono più quelli d’una volta...».
Intervistato nuovamente, il 18 gennaio scorso, stavolta sul caso dei festini di Arcore - riguardo ai quali viene indicato dalle indagini come uno dei protagonisti (si ignora fino a che punto)- ecco la sua dichiarazione:
«C'ero quella sera e non mi vergogno. Non ho nulla da rimproverarmi. »
Ve lo confesso: non vorrei azzardarmi ad usare l'aggettivo "immorale" a vanvera

Mi limiterò pertanto a constatare un semplice fatto: non sono soltanto i costumi, ad essere cambiati.

Anche il senso della vergogna non è più quello di una volta.

[Vuoi proseguire la lettura della telenovela su Rossella? Vai alla 2a puntata: Carlo Rossella: il cineasta]


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