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L'intervista del TG1 a Silvio Berlusconi. Un capolavoro del "nuovo" giornalismo. |
Bentornati al corso.
Giusto due parole di introduzione per ringraziarvi del coraggio e della motivazione che mostrate.
Sì, perché se siete di nuovo qui, dopo ben due lezioni, vuol dire che ne avete davvero fin sopra i capelli.
Se siete qui, vi urta solo il ricordo di quegli inutili servizi giurassici in cui si tentava di capire gli avvenimenti o di sondare la società (giornalismo d'inchiesta, lo chiamavano i nostri bisnonni)...
Se siete qui vi dà la nausea il solo pensare a quegli articoli verbosi, dallo stile ampolloso, ridondanti di concetti culturali e di riflessioni sul sesso degli angeli tipo "dove stiamo andando" o "cosa è giusto e cosa è sbagliato"...
Se siete qui, insomma, è perché a tutto questo avete detto "no".
E avete fatto bene. Perché il mondo è cambiato. E questo è il tempo del giornalismo moderno, snello, cotto e mangiato. E naturalmente non indigesto.
Un giornalismo che si fa senza riflettere troppo, scrivendo sull'onda emotiva di uno scandalo o, più di sovente, sull'ultima ipotesi preconcetta sostenuta dal partito al/con potere.
Un giornalismo che si può praticare senza bisogno di talento o di invenzione alcuna, perché, semplicemente, si può scrivere sulla base di un format precostituito: basta seguire le istruzioni dettate dal potente di turno e il gioco è fatto.
Un giornalismo, in una parola, drogato. Un vero sballo...
Lesson number 3.
Dopo aver trattato nelle volte scorse come si drogano contenuto e titolo (lezione 1) e come si trucca il cosiddetto "sommario" di un articolo (lezione 2), oggi ci occupiamo di un altro argomento fondamentale: l'intervista.
E partiamo subito con
un esempio magistrale tratto dal giornalismo televisivo:
l'intervista a Silvio Berlusconi che ieri
il Tg1 ha trasmesso nell'edizione delle 20.
Prestate attenzione, perché andiamo subito al cuore della questione, cioè questo: non occorre sentire le risposte di Berlusconi, perché col nuovo giornalismo drogato, per far arrivare il messaggio, bastano le domande!!
Vediamo perché. Prima domanda:
1) Presidente, negli ultimi due anni l'Italia ha tenuto alto l'argine della stabilità dei conti, come hanno riconosciuto l'Europa e il Fondo Monetario Internazionale. Ora è il momento di tornare a crescere. In che modo?
Notate bene:
la parte fondamentale del messaggio (naturalmente
falsa)
è già contenuta nella domanda stessa. Il messaggio anticipa già la risposta. Il senso è: "
Silvio, ci hai salvato dalla crisi, lo attestano anche gli organismi tecnici... Ora sì che possiamo crescere: facci sognare"!
C'è forse bisogno di risposta?! Del tutto superflua.
Vediamo la domanda n° 2.
2) Molti analisti affermano che l'Italia è ancora un Gulliver, ovvero un gigante bloccato da lacci e lacciuoli. Lei è sceso in politica nel '94 promettendo la rivoluzione liberale. Per dare una scossa alla nostra economia, è arrivato il momento di andare fino in fondo?
Ancora una volta, il messaggio principale è contenuto ed anticipato già nella domanda, che tradotta dice praticamente: "gli esperti sostengono che siamo grandi, ma il nostro sviluppo è oggettivamente impedito: Silvio, vai col tuo cavallo di battaglia, la rivoluzione liberale".
C'è forse bisogno di risposta? Il grosso è stato già detto!
Ultima domanda.
3) Proprio su questi temi lei ha fatto una proposta di collaborazione all'opposizione, che ha risposto che non è credibile. Ma dietro questo rifiuto, secondo lei aleggia il partito della patrimoniale, la vecchia ricetta che per risolvere i problemi della nostra economia punta sempre sulla scorciatoia dell'aumento della pressione fiscale?
Ancora una volta, messaggio anticipato già nella domanda, che tradotta comunica questo: "Silvio, hai offerto la possibilità alla sinistra di collaborare. L'hanno rifiutata perché sono i soliti amanti delle tasse, fra cui spicca su tutte la madre di tutte le pressioni fiscali, il loro grande amore: la patrimoniale, con cui stangheranno (se vinceranno le prossime elezioni) tutto il tuo elettorato preferito".
C'è bisogno di risposta? Più esaustivi di così!
Come vedete, cari aspiranti giornalisti, il metodo è di una semplicità sconcertante.
Per applicarlo, basta un accorgimento facile facile: partire dalle risposte che il politico vuole dare. Sulla base delle risposte date, si costruiscono quindi le domande come abbiamo visto.
Tutto qua. Non c'è da pensare a nient'altro: il resto è pura coreografia.
Ora potete impratichirvi nella sapiente arte dell'intervista drogata.
E ricordate, in estrema sintesi, che il segreto sta tutto nell'epocale inversione verbale nello slogan chiave della professione giornalistica: non più "Voglio ciò che pensi", bensì "Penso ciò che vuoi".
La differenza sostanziale fra una democrazia e un regime mediatico è tutta qui.
Buono studio e alla prossima lezione.
Corso di Giornalismo Drogato. Lezione n°3.