Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 3 febbraio 2011

Corso di Giornalismo Drogato. Lezione n°3.

L'intervista del TG1 a Silvio Berlusconi. Un capolavoro del "nuovo" giornalismo.

Bentornati al corso.

Giusto due parole di introduzione per ringraziarvi del coraggio e della motivazione che mostrate.

Sì, perché se siete di nuovo qui, dopo ben due lezioni, vuol dire che ne avete davvero fin sopra i capelli.

Se siete qui, vi urta solo il ricordo di quegli inutili servizi giurassici in cui si tentava di capire gli avvenimenti o di sondare la società (giornalismo d'inchiesta, lo chiamavano i nostri bisnonni)...

Se siete qui vi dà la nausea il solo pensare a quegli articoli verbosi, dallo stile ampolloso, ridondanti di concetti culturali e di riflessioni sul sesso degli angeli tipo "dove stiamo andando" o "cosa è giusto e cosa è sbagliato"...

Se siete qui, insomma, è perché a tutto questo avete detto "no". 

E avete fatto bene. Perché il mondo è cambiato. E questo è il tempo del giornalismo moderno, snello, cotto e mangiato. E naturalmente non indigesto.

Un giornalismo che si fa senza riflettere troppo, scrivendo sull'onda emotiva di uno scandalo o, più di sovente, sull'ultima ipotesi preconcetta sostenuta dal partito al/con potere

Un giornalismo che si può praticare senza bisogno di talento o di invenzione alcuna, perché, semplicemente, si può scrivere sulla base di un format precostituito: basta seguire le istruzioni dettate dal potente di turno e il gioco è fatto.

Un giornalismo, in una parola, drogato. Un vero sballo...

Lesson number 3.

Dopo aver trattato nelle volte scorse come si drogano contenuto e titolo (lezione 1) e come si trucca il cosiddetto "sommario" di un articolo (lezione 2), oggi ci occupiamo di un altro argomento fondamentale: l'intervista.

E partiamo subito con un esempio magistrale tratto dal giornalismo televisivo: l'intervista a Silvio Berlusconi che ieri il Tg1 ha trasmesso nell'edizione delle 20.

Prestate attenzione, perché andiamo subito al cuore della questione, cioè questo: non occorre sentire le risposte di Berlusconi, perché col nuovo giornalismo drogato, per far arrivare il messaggio, bastano le domande!!

Vediamo perché. Prima domanda:

1) Presidente, negli ultimi due anni l'Italia ha tenuto alto l'argine della stabilità dei conti, come hanno riconosciuto l'Europa e il Fondo Monetario Internazionale. Ora è il momento di tornare a crescere. In che modo?

Notate bene: la parte fondamentale del messaggio (naturalmente falsaè già contenuta nella domanda stessa. Il messaggio anticipa già la risposta. Il senso è: "Silvio, ci hai salvato dalla crisi, lo attestano anche gli organismi tecnici... Ora sì che possiamo crescere: facci sognare"!

C'è forse bisogno di risposta?! Del tutto superflua.

Vediamo la domanda n° 2.

2) Molti analisti affermano che l'Italia è ancora un Gulliver, ovvero un gigante bloccato da lacci e lacciuoli. Lei è sceso in politica nel '94 promettendo la rivoluzione liberale. Per dare una scossa alla nostra economia, è arrivato il momento di andare fino in fondo?

Ancora una volta, il messaggio principale è contenuto ed anticipato già nella domanda, che tradotta dice praticamente: "gli esperti sostengono che siamo grandi, ma il nostro sviluppo è oggettivamente impedito: Silvio, vai col tuo cavallo di battaglia, la rivoluzione liberale".

C'è forse bisogno di risposta? Il grosso è stato già detto!

Ultima domanda.

3) Proprio su questi temi lei ha fatto una proposta di collaborazione all'opposizione, che ha risposto che non è credibile. Ma dietro questo rifiuto, secondo lei aleggia il partito della patrimoniale, la vecchia ricetta che per risolvere i problemi della nostra economia punta sempre sulla scorciatoia dell'aumento della pressione fiscale?

Ancora una volta, messaggio anticipato già nella domanda, che tradotta comunica questo: "Silvio, hai offerto la possibilità alla sinistra di collaborare. L'hanno rifiutata perché sono i soliti amanti delle tasse, fra cui spicca su tutte la madre di tutte le pressioni fiscali, il loro grande amore: la patrimoniale, con cui stangheranno (se vinceranno le prossime elezioni) tutto il tuo elettorato preferito".

C'è bisogno di risposta? Più esaustivi di così!

Come vedete, cari aspiranti giornalisti, il metodo è di una semplicità sconcertante.

Per applicarlo, basta un accorgimento facile facile: partire dalle risposte che il politico vuole dare. Sulla base delle risposte date, si costruiscono quindi le domande come abbiamo visto.

Tutto qua. Non c'è da pensare a nient'altro: il resto è pura coreografia.

Ora potete impratichirvi nella sapiente arte dell'intervista drogata.

E ricordate, in estrema sintesi, che il segreto sta tutto nell'epocale inversione verbale nello slogan chiave della professione giornalistica: non più "Voglio ciò che pensi", bensì "Penso ciò che vuoi".

La differenza sostanziale fra una democrazia e un regime mediatico è tutta qui.

Buono studio e alla prossima lezione.



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