Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 18 febbraio 2011

Avvenne domani: l'editoriale di Belpietro su "Berlusconi Clown".


Lo straordinario Escher rappresenta così il suo sguardo nel futuro.



[Oggi, per un misterioso ed inspiegabile scherzo del destino, ho ricevuto la copia di Libero che sarà in edicola domani. Come il protagonista di quel vecchio e meraviglioso film del 1943, dal titolo Avvenne domani.  Ho la netta sensazione che questa non sarà l'ultima volta. 
Da Libero del futuro, dunque, eccovi l’editoriale di Belpietro.


Circolano voci assurde sul Presidente Berlusconi. 

Voci gravi. 

Voci eversive. 

Come sapete io non amo dare credito a dicerie o mezze frasi bisbigliate nei corridoi di palazzo. 

La gente è malevola, si sa. E cosa non direbbe per gettare discredito, anzi consentitemi, vero e proprio fango sul buon nome dell’Italia e di chi la rappresenta. Non è in fondo questo lo sport nazionale che taluni vorrebbero dilagasse definitivamente nel nostro paese? 

Ecco perché sarei piuttosto incline a dubitare della veridicità di queste voci. Tra l'altro sono di una tale esagerazione e di una tale violenza, da apparire indubitabilmente o false o faziose, sempre ammesso che oramai vi sia una qualche differenza fra i due concetti. 

Tuttavia, per dovere di cronaca e amore della professione, non posso fare a meno di riportarle, queste voci. 

Anche perché se in effetti le voci fossero vere, ciò significherebbe che una parte del mondo sta incredibilmente cospirando contro l'ultimo baluardo della democrazia italiana, cioè Silvio Berlusconi, quando sappiamo benissimo che tutti gli italiani - al netto del noto manipolo di decerebrati comunisti - sono assolutamente convinti della sagacia e della lungimiranza del nostro Premier, anche e più che mai in questo delicato momento in cui un drappello di toghe rosse sta tentando di rovesciarlo con ignobili accuse scandalistiche. 

Veniamo alle voci. 

Tenetevi forte. 

Si sosterrebbe, a quanto è dato sapere, che Berlusconi "è diventato il simbolo dell'incapacità ed inefficacia dei governi italiani nell'affrontare i problemi cronici del Paese: un sistema economico non competitivo, la decadenza delle infrastrutture, il debito crescente, la corruzione endemica". 

Che “il lento ma reale declino economico minaccia la sua capacità di avere un ruolo nell'arena internazionale”. 

Che le nostre istituzioni “non sono adeguatamente sviluppate come ci si aspetterebbe da un moderno Paese europeo”. 

No, dico: non so se vi rendete conto. 

E non finisce qui. 

Sempre riguardo a Berlusconi, state bene attenti, circolerebbe la voce secondo cui “la sua leadership manca spesso di visione strategica”. 

E, ancora, si malignerebbe che “la non volontà o l'incapacità di dare risposte a molti dei problemi cronici creano apprensione tra i partner internazionali e danno l'impressione di un governo inefficace e irresponsabile”. 

Infine, dulcis in fundo, ci si spingerebbe addirittura ad affermare che: “la sua volontà percepita di porre gli interessi personali prima di quelli dello Stato, la sua preferenza per soluzioni a breve termine invece che per investimenti di lunga durata, il suo frequente uso di istituzioni e risorse pubbliche per conquistare vantaggi elettorali sui suoi avversari politici hanno danneggiato l'immagine dell'Italia in Europa e hanno creato un tono disgraziatamente comico alla reputazione italiana in molti settori del governo statunitense”. 

Da non credere. 

Come affezionati lettori di Libero, vi starete senz'altro chiedendo quale sarà mai la fonte di simili atrocità; chi osa diffondere con tanta leggerezza  baggianate così colossali, con toni -  ridicoli - fra l’apocalittico e il post-atomico. 

E se azzardaste una risposta, stavolta, cari amici, sbagliereste. Perché naturalmente avrete pensato a Repubblica, al Fatto Quotidiano, oppure all’Unità. 

E invece no: si tratta di una persona. 

E anche qui vi meraviglierete, perché non si tratta di Eugenio Scalfari, né di Marco Travaglio, né di Concita De Gregorio. E neppure di Carlo De Benedetti. 

Le voci pazzesche che stanno circolando sembrerebbero doversi attribuire all’ambasciatore americano in Italia (dal 2005 al 2009) Ronald Spogli, stando alle ultime rivelazioni di Wikileaks

Sempre che siano vere, queste voci. Anzi, queste parole, visto che si tratta di documenti scritti.

Che siamo certi, noi di Libero, si scoprirà ben presto essere dei clamorosi falsi, guarda caso saltati fuori proprio all’indomani della decisione del GIP sul rito immediato contro Silvio Berlusconi. 

Del resto, ipotizzare che un ambasciatore americano si trovi ad essere d’accordo con un branco di toghe rosse ammaestrate, poche radical chic riunite in piazza e un gruppo sparuto di intellettuali di sinistra che fuori dai nostri confini non godono di nessun credito, tali Umberto Eco e Gustavo Zagrebelsky, non è già di per sé assurdamente comico? Altro che "Berlusconi clown".

Tutto ciò, insomma, come capite bene, puzza tremendamente di marcio. 

E in attesa di avere le prove che è tutto falso, nel caso queste prove tardassero ad arrivare, la nostra professionalità, la mia e quella di Libero, ci impone di non tralasciare nulla, nelle ipotesi interpretative di queste incredibili calunnie che hanno voluto diffondere

Ecco perché, da domani, vi racconteremo a puntate la vera storia dell'ambasciatore Ronald Spogli.

A partire dalle origini della sua famiglia paterna: che affondano le radici nella rossissima Gubbio.

Inizieremo così la prima puntata dello speciale dal titolo "Spogli: il libro nero della giungla rossa".

Non lo perdete.

Domani.

Su Libero.


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