Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 13 febbraio 2011

Lettera a Giuseppe Cruciani.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Carissimo Sig. Cruciani, 
da logico matematico qual sono, vorrei suggerirle di applicare la ragione, prima che l’istinto e l’emotività, ai suoi argomenti che, mi creda, sono spesso davvero risibili sotto il profilo logico. Del resto, già il grande Confucio diceva “meditare senza studiare è pericoloso”. Occorre quindi dubitare sempre di quel che si pensa e peraltro ripetere come lei spesso ama fare “io ragiono con la mia testa” può in certi casi essere una grave ammissione di colpa. 

Uno degli ultimi suoi teoremi inconsistenti ( l’aggettivo ha qui valenza tecnica: una disciplina si dice consistente quando non è contraddittoria) è il seguente: “i reati indimostrabili non possono, ma soprattutto non debbono, essere perseguiti”. 

Non insisterò sul fatto che la non dimostrabilità di quei reati l’ha stabilita lei, a priori, “ragionando con la sua testa”. 

Le chiedo piuttosto: se vi fossero gravi indizi che un maestro abusi di un suo allievo basterebbe dunque che entrambi i protagonisti negassero recisamente il fatto (come Ruby e Berlusconi) per chiudere ogni indagine? 

Mi auguro vivamente che lei prenda in seria considerazione un suggerimento del grande psicologo James Hillman: un lifting delle idee. 

P.S. 
Un esempio tratto dalla storia della matematica potrebbe essere utile per comprendere come non ci si debba mai arrendere anche quando la strada da percorrere sembri senza speranze. 
Il cosiddetto ultimo teorema di Fermat - enunciato, ma non dimostrato, dal grande matematico e magistrato (sic!) francese nel 1637 - è stato correttamente dimostrato solo nel 1994 dal Prof. Andrew Wiles (che a tale scopo ha dedicato l’intera sua vita). 
Ebbene le posso assicurare che per 357 anni i più grandi matematici hanno continuato caparbiamente a cercarne la dimostrazione e non hanno certo rinunciato solo perché l’impresa sembrava disperata. 
Alla fine il risultato è stato raggiunto. 
Mi si dirà che la vita non è una scienza esatta, ed io concordo, ma la ricerca della verità non deve avere limiti né confini.

Prof. Woland


P.P. [Post Post] Tanto per inquadrare meglio il personaggio, eccovi alcune perle di Cruciani, con relative fonti:
  • "odio gli esperti";
  • "il mondo in cui c’è un uomo ricco e potente cui si rivolgono donne che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo è il segno che la civiltà occidentale funziona...";
  • "vendere il proprio corpo è un segnale di libertà";
  • le manifestazioni che nascono dalla rete... [...] sulla rete c’è il peggio, tutto l’estremismo possibile immaginabile...le manifestazioni della rete tirano fuori, trasudano il peggio che ci sia in Italia";
  • ed infine una cosa che indigna l’altrimenti imperturbabile - a suo dire - Cruciani: "uno pneumatico, ma si può dire uno pneumatico? ma è una cosa al di là del bene e del male. Mi dicono che l’italiano corretto è così, ma non si può dire uno pneumatico, cambiate, fate un’altra pubblicità non è possibile uno pneumatico ma come si fa? io non riesco a sentirla , uno pneumatico, ma è una cosa...".


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