Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 24 febbraio 2011

La Giustizia secondo Berlusconi: scacco matto in due mosse.



... Perché non esiste riparo
nei confronti dell'uomo che per sazietà di ricchezza
ha preso a calci l'altare della Giustizia,
fino a distruggerlo.
                                                                           (Eschilo, Agamennone, vv. 381-384)

Da mesi scrivo che i possibili colpi di coda di questo periodo da basso impero berlusconiano mi spaventano non poco.

La strategia del Sire di Arcore appare ogni giorno e ogni ora più chiara.

La partita finale si gioca su un semplice assunto, oramai sempre più un'ossessione ricorrente: "chi non è con me, è contro di me". Da cui consegue il corollario: "chi è contro di me deve essere annullato".

Che sia la Corte Costituzionale, che boccia - parole del Premier - "leggi giuste" (le quali pertanto, come annunciato, verranno riproposte appena la Consulta sarà ridimensionata a strumento ininfluente)...

Che siano i magistrati, che hanno poteri incontrollati e usano le intercettazioni come strumento "per rovesciare il voto"...

Che siano i giornalisti, che quelle intercettazioni osano pubblicarle, "violando la privacy" dei poveri cittadini.

L'involuzione di un Berlusconi che, ripiegato su se stesso e come assediato, parla sempre più spesso soltanto ai "suoi", tramite audiomessaggi o telefonate, nel periodo più buio della sua storia politica, farebbe quasi 'tenerezza', se non lasciasse trapelare, in controluce, una filigrana che rievoca quegli stili politici assolutistici - non a caso apprezzati da Mr. B. - che in queste ultime settimane e ancor più nelle ultime ore stanno collassando in scenari cruenti, con conseguenze imprevedibili.

Nel suo ultimo audiomessaggio, affidato domenica al sito dei Promotori della Libertà, è possibile scorgere la veemenza dell'imminente controffensiva giudiziaria.

Controffensiva rivolta contro una giustizia, parole del Premier, "che è divenuta sempre più un contropotere politico che esonda dai principi costituzionali".

Un passaggio, in particolare, dell'ultimo audiomessaggio merita un'attenzione specifica.
Questo:
Introdurremo anche procedure più snelle per invocare la responsabilità civile dei magistrati e anche una normativa sulle intercettazioni telefoniche che ponga fine agli abusi e alle violazioni della nostra privacy, che si verificano anche in danno di chi non è neppure indagato, con l’introduzione di nuove norme di garanzia che scoraggino la pratica di fornire ai giornali il risultato delle intercettazioni, così come avviene in tutti, tutti i Paesi civili, e tra l’altro come avviene negli Stati Uniti, dove chi passa le intercettazioni alla stampa va in galera, e ci resta per molti anni.

Innanzitutto, impossibile non notare il paradosso: l'imputato Berlusconi intente introdurre misure rapide per "punire" chi lo indaga (come lui stesso aveva più volte preannunciato) nonché mettere alla sbarra chi rende pubbliche le notizie di reato, riferite a lui.

Sul paradosso non aggiungo altro, essendo il concetto, come direbbero gli anglosassoni, self- explaining.

Nel merito delle questioni, mi pare che invece qualcosa si debba dire.

1) La responsabilità civile dei magistrati esiste ed è dettagliatamente normata. La volontà di introdurre procedure più snelle al riguardo, pertanto, appare avere come obiettivo principale quello di intimidire la magistratura; di costringerla in confini più delimitati e più angusti; di disporre comunque di mezzi per contrastarne e possibilmente bloccarne l'azione.

Ciò è del tutto inaccettabile e inammissibile.

2) Il Premier cita i paesi civili che tutti, e dice tutti, hanno ferree normative sulle intercettazioni.

Bene: qui trovate una sintesi del 2008 sulla disciplina legislativa delle intercettazioni in Europa e negli Stati Uniti.
Qui invece trovate un riassunto sulla situazione negli altri paesi riguardo alla questione della privacy e del diritto di cronaca legato alle intercettazioni.

Cito, per brevità, solo il caso degli USA, preso ad esempio di inflessibilità da Berlusconi:
Stati Uniti: “Wiretap” legale e accessibile ai media. Il wiretapping, l’intercettazione, da parte di terzi è legale negli Stati Uniti, a patto che sia autorizzata da un giudice. E i media, in virtù del primo emendamento della Costituzione sulla libertà di stampa, hanno il pieno accesso alla pubblicazione di qualsiasi materiale, purché non presenti una minaccia imminente alla sicurezza nazionale o all’incolumità fisica di qualcuno.
Già, perché negli Stati Uniti, ai principi del 1° emendamento - libertà di culto, parola e stampa - ci credono davvero (qui trovate, in inglese, un piccolo sunto relativo alla normativa delle intercettazioni, differenziata a seconda degli Stati).

Del resto, gli Stati Uniti citati da Berlusconi è lo stesso paese che si è espresso a più riprese contro il decreto restrittivo sulle intercettazioni che il nostro Premier sta per riproporre con grande urgenza, ad esempio dicendosi preoccupato perché le intercettazioni sono fondamentali nelle indagini contro la criminalità organizzata e decisive per l'attività dei magistrati.

E sarà per questo che sempre gli Stati Uniti, con Obama, stanno pensando ad una legge per rendere più rapide le intercettazioni, in particolar modo quelle su Internet.

E sempre statunitense è la testimonianza di un ex agente della CIA e dirigente dell'Antiterrorismo USA, che ha affermato che "una disciplina delle intercettazioni come quella che state discutendo in Italia qui in America sarebbe impensabile".

Da noi invece è pensabile.

Semplicemente, non lo deve essere.

Dal punto di vista giudiziario, non deve esserlo per gli stessi motivi espressi giorni fa dalla Corte dei Conti.

Dal punto di vista costituzionale, non deve esserlo perché anche noi abbiamo il nostro 1° emendamento, l'articolo 21 della nostra Costituzione:
"tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Né autorizzazioni, né censure.

L'ipotesi di introdurre la galera come pena per la pubblicazione delle intercettazioni, con il chiaro intento di intimidire i giornalisti ed annullare così, bloccando le divulgazioni scomode, il conseguente impatto mediatico, ritengo possa definirsi efficacemente ricorrendo alle parole di Blaise Pascal:
La giustizia senza forza è impotente; la forza senza la giustizia è tirannica.


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