Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 26 febbraio 2011

Il Cavaliere dalla Trista Figura.

I Viaggi del Don Chisciotte, di Ciro Palumbo.


Ieri sera ero a teatro (Don Chisciotte di Franco Branciaroli: testo intrigante, grandissima prova d'autore, audio pessimo. Un po' snervante, alla fine di un'intensa settimana lavorativa).

Tra una parola e l'altra - che si smarriva nei circuiti dell'amplificazione, non arrivando a me - mentre viaggiava il Don Chisciotte, viaggiava la mia mente. Ripensavo.

Ripensavo a quante volte ho sentito dire al popolo di centro-destra (politici, elettori, simpatizzanti, benpensanti e malpensanti) che le tv (non a caso plurale, dunque non di lapsus calami si tratta, ma di  lapsus freudianonon spostano voti (tesi che troppo spesso suona un tantino di parte, aggiungerei, ma fa lo stesso).

Ci ripensavo perché ad un certo punto - credo sia stato alla menzione del "Cavaliere dalla Trista Figura" - mi è tornato alla mente quello che avevo appena letto nel pomeriggio: Giuliano Ferrara sta per riapprodare in Rai, con un programma stile Radio Londra, nella fascia oraria 20:30-21.
Per intenderci, lo spazio che fu del compianto (e sempre più rimpianto) Enzo Biagi, prima dell'arcinoto editto bulgaro del Sire di Arcore.

Evidentemente gli usi criminosi fatti dall'Elefantino dei testi di celebri drammaturghi (Shakespeare) e immensi filosofi (Kant) devono piacere molto ad una certa destra, o comunque ad un solo uomo (che è lo stesso).
... E poi ci si lamenta che non c'è meritocrazia!

Dunque, dopo che hanno, in ordine sparso:
- tolto di mezzo Biagi, Luttazzi, Sabina Guzzanti (RaiOt);
- tentato con ogni mezzo di silurare ed affondare Santoro e Dandini;
- provato a togliere la tutela legale a Report della Gabbanelli;
- messo in plancia di comando dell'azienda Rai il Megadirettore Galattico Cav. di Gran Croc. Dott. Lup. Mann. Mauro Masi, uomo di comprovata indipendenza;
- affidato a Minzolini il Tg1 trasformandolo in una succursale televisiva del Giornale, con qualche "sapiente" innesto del Chi di Alfonso Signorini; ;
- rifiutato di stilare un contratto con Travaglio e Vauro, che pertanto intervengono ad AnnoZero a titolo gratuito;
- inserito nel prossimo palinsesto televisivo primaverile Vespa e Sgarbi in prima serata ed ora, appunto, Giuliano Ferrara...
... dopo tutto questo, sperano ancora che si creda alla favola secondo cui le tv non influenzano il voto...

Mah.

Eppure un'indagine del Censis, nel 2009, era stata piuttosto chiara al riguardo.

Tutto questo, pensiero più pensiero meno, viaggiava nella mia testa ieri a teatro - in parallelo al viaggio di Don Chisciotte col fido scudiero Sancho Panza - in particolare quando le parole di Branciaroli si dissolvevano nell'intricato tragitto tra il microfono e le mie orecchie.

Starete pensando che a teatro potrei tentare di distogliere la mente dalle italiche storture.

Che volete farci, sono così. Anch'io, come Montale:

Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
siccome i ciottoli che tu volvi,
mangiati dalla salsedine;
scheggia fuori del tempo, testimone
di una volontà fredda che non passa.

Altro fui: uomo intento che riguarda
in sé, in altrui, il bollore
della vita fugace — uomo che tarda
all’atto, che nessuno, poi, distrugge.

Volli cercare il male
che tarla il mondo, la piccola stortura
d’una leva che arresta
l’ordigno universale; e tutti vidi
gli eventi del minuto
come pronti a disgiungersi in un crollo.

La Rai che il Cavaliere dalla Trista Figura a capo dell'Italia sta disegnando per noi (al grido di "le tv non spostano voti") è uno degli eventi  simbolo del crollo: un servizio pubblico quanto più possibile asservito agli obiettivi politici, nel quale si "occupano" posti strategici, affidandoli ai portavoce del regime, al solo scopo di preparare al meglio il voto delle prossime elezioni. Altro che pluralismo, cui si inneggia oggi, in casa Pdl.

Però, almeno a teatro, avete ragione voi: dovrei davvero evitare di fare simili pensieri.

Ed è per questo che ve lo giuro: se becco il tecnico audio di ieri, lo strozzo.


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