Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 19 febbraio 2011

L'integralismo ideologico nell'epoca berlusconiana.



E sul palcoscenico dell'Ariston salì Antonio Gramsci

Con un pezzo dal titolo "indifferenti", tratto dal numero unico del giornale dei giovani socialisti, La città futura, del 1917.

L'hanno interpretato Luca e Paolo, due comici.

E' un brano intenso e accorato, che tocca le corde della passione e della partecipazione civile e quelle dell'avversione contro l'indifferenza civica. Tra i passi più incisivi:
L'indifferenza è il peso morto della storia. [...] Opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera.
Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare...
I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa.
Sul palco di Sanremo, dunque, tra canzoni e canzonette, è andato in scena un testo di impegno civile e di chiara denuncia all'immobilismo dei cittadini, quelli perlomeno che non vedono, o fingono di non vedere.

Osservo incidentalmente che appare sempre più bizzarro che nel nostro paese alcuni tra i momenti più alti della tv, dal punto di vista dei contenuti, provengano da chi di mestiere non è né filosofo, né pensatore, bensì artista e nella fattispecie comico (Benigni, Luca e Paolo...).

E' come se, nella aspra contrapposizione fra adulatori e detrattori del Sire di Arcore, si fosse con gli anni creato un vuoto pneumatico, anzi un buco nero, che ha ingoiato irrimediabilmente i contenuti di spessore, livellando tutto in un magma incolore e indefinito e rendendo silente la voce di chi invece avrebbe titolo per parlare di storia, di cultura, di etica, di società civile.

Da riflettere, credo.

Perché anche questo potrebbe essere il segno di un annullamento delle coscienze, di un appiattimento della morale, di uno svilimento dei valori cardine di una società realmente "civile".

Un fenomeno che insomma potrebbe essere una delle spie che denunciano lo sfaldamento intellettuale del nostro paese.

Certo, nulla a confronto con l'integralismo ideologico di Libero.

Leggete l'incredibile "sommario" riportato sotto il titolo della notizia relativa a Luca e Paolo che appariva stamani sull'edizione online del quotidiano del duo Feltri-Belpietro.



Chiaro?

Ripetiamo: "i due comici dell'Ariston citano il filosofo rosso nonostante il contratto di 6 anni con Mediaset".

E ora ditemi se questo non è puro delirio ideologico.

In sostanza, se io ho un contratto con l'"anticomunista" Berlusconi non sono libero di citare "il rosso" Gramsci?!

Ok. Perfetto.

Tutti avvisati. Chi lavora nelle imprese che si rifanno a Berlusconi. O alla sua famiglia. O a suoi amici/referenti.

In pratica si considerino avvisati tutti coloro che a vario titolo lavorano (e direi hanno parenti che lavorano, e aggiungerei, per estrema coerenza, hanno anche solo amici che lavorano) in una delle aziende di QUESTA LISTA: si astengano da oggi da qualsiasi pronunciamento o diffusione di idee anche solo lontanamente riconducibile alla sinistra.

E pensare che il buon Marcello Veneziani ci ammorba da anni con l'accusa di razzismo etico.

Ammesso che l'accusa sia fondata, a destra, invece, ci hanno ampiamente superato ed anzi doppiato.

Oramai siamo alla denuncia di nuovi reati quali il delitto di opinione e la collusione ideologica

Specie per chi, a qualsiasi titolo, è sulla busta paga del Padrone e che dunque, com'è naturale, dovrebbe di conseguenza pensarla, dirla e viverla esattamente come la pensa il Padrone.
Né più, né meno.

Pena?

Per ora il pubblico ludibrio e la riprovazione generale a mezzo stampa.

Domani si vedrà.

I miei complimenti vivissimi.

Anche al direttore di Rai 1, Mauro Mazza, il quale ha dichiarato: "parole alte come quelle di ieri sera si potevano trovare anche tra gli scritti di altri grandi personaggi della storia italiana".

Ah sì? Beh, ho una sola domanda: perché mai?

Perché mai se i contenuti sono stati giudicati alti, si sarebbero dovuti cercare in altri autori?!

Attenzione...

Non abbassiamo mai la guardia, mi raccomando: questo è un tentativo timido, ma non per questo meno pericoloso, di censura culturale.

Dubito fortemente che George Orwell avrebbe saputo immaginare uno scenario sociale più inquietante.

E c'è ancora qualcuno che osa meravigliarsi quando sente pronunciare la parola "regime"...

P.P.[Post Post] Se non l'avete visto, ecco il video di Luca e Paolo:



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