Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 16 febbraio 2011

Le filatrici...




... Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali,
quando son nati, spartiscono il bene e il male
e che, di uomini e dèi, i delitti perseguono ... 
                            (Esiodo, Teogonia, vv. 218-220)

"Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire figlie di Necessità, Lachesi, Cloto ed Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; e cantavano Lachesi il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro."
 (Platone, Repubblica, X, 617c)

Le Parche, in un bellissimo dipinto di Victoria Brace.

Le tre Moire, che i Romani chiameranno Parche, sono tra le figure mitologiche più "filosofiche" dell'antichità greca. Nella tradizione talvolta vengono dette figlie della Notte, altre volte di Necessità (Ananke), altre di Temis, la Giustizia.

Le tre donne sono descritte come filatrici e rappresentano il Destino assegnato all'uomo.

Cloto è colei che fila, Lachesi è quella che avvolge (misura, spartisce), Atropo infine, è colei da cui non si può fuggire, quella che taglia il filo quando giunge l'ultima ora.

A queste tre sorelle emblematiche è andato ieri il mio pensiero, quando ho appreso la notizia che Silvio Berlusconi sarà giudicato da un collegio di magistrati donna; tre, per l'appunto.

Chissà quale sarà l'ordito. 

Quale la foggia del filato. 

Che trama avremo dinanzi agli occhi quando il filo verrà reciso, quando verrà scritta la parola fine a tutta questa vicenda.

Quello che è certo, è che alcuni segnali lasciano presagire un epilogo arcaico, forse paradigmatico.

Ed anche per questo è quello che ci separa da questo epilogo che mi dà pensiero.

Perché ho la netta sensazione che Silvio Berlusconi possa essere fra quanti, senza ritegno, non esitano a scardinare gli ultimi principi rimasti pur di "rimanere in vita".

Esattamente come il motto latino di Giovenale propter vitam vivendi perdere causas: "per salvare la vita distruggere i principi della vita stessa".


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