Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 20 febbraio 2011

Berlusconi e il gallo ad Asclepio.

Morte di Socrate, di Jacques-Louis David

[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Celeberrime, nel Fedone di Platone, sono le ultime parole pronunziate da Socrate, prima di morire dopo aver bevuto un φάρμακον (veleno):
«O Critone, disse, noi siamo debitori di un gallo ad Asclèpio: dateglielo e non ve ne dimenticate». 
Molte sono state le interpretazioni di queste parole un po’ misteriose. 
A me ha sempre affascinato quella fornita da Georges Dumézil nel suo «... Il monaco nero in grigio dentro Varennes» (Adelphi, 1987). 

Ricordiamo i fatti. 

Il discepolo Critone aveva più volte suggerito a Socrate di sottrarsi con la fuga all’iniqua sentenza cui era stato condannato. Socrate però obietta, introducendo la figura retorica della prosopopea (personificazione) delle Leggi. 
Ecco il famoso passo:
«Bene: considera la cosa da questo lato. Se, mentre noi siamo sul punto... sì, di svignarcela di qui, o come altrimenti tu voglia dire, ci venissero incontro le Leggi e la città tutta quanta, e ci si fermassero innanzi e ci domandassero: "Dimmi, Socrate, che cosa hai in mente di fare? Non mediti forse, con codesta azione cui ti accingi, di distruggere noi, cioè le leggi, e con noi tutta insieme la città, per quanto sta in te? O credi possa tuttavia vivere e non essere sovvertita da cima a fondo quella città in cui le sentenze pronunciate non hanno valore e anzi, da privati cittadini, sono fatte vane e distrutte?» (dal Critone, traduzione di M.Valgimigli).
Naturalmente Critone non sa cosa rispondere, ma il progetto della fuga continua ad aleggiare nell’aria. 

E veniamo dunque all’interpretazione di Dumézil del controverso passo del Fedone.

Secondo lo studioso francese, Critone è stato colpito da un delirio della mente (far fuggire Socrate dal carcere sottraendosi alle leggi) e Socrate ne è stato un po’ contagiato. 
Fortunatamente, complice anche un sogno provvidenziale di Socrate, sono entrambi guariti da quel morbo: ecco perché hanno entrambi un debito di riconoscenza per Asclepio, il dio delle guarigioni. 
Prima di morire, Socrate ricorda dunque all’amico che occorre saldare quel debito. 

Continuo a sperare che Berlusconi, al quale auguro cent’anni di vita (pardon, centoventi), faccia anch'egli un bel sogno provvidenziale.

E radunati i suoi dica loro di offrire un gallo ad Asclepio.


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Commenti (6)

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" Non credi tu, o Critone, che nella vita per nessuna ragione si deve commettere ingiustizia?"
"Per nessuna ragione."
"Neanche se prima ci è stata fatta ingiustizia ?"
"Neanche in questo caso. "
Impensabile in questo momento storico. Più che un sogno ci vorrebbe una folgorazione .
Non so se in senso metaforico o reale....
LISA
STANDING OVATION per questo post.
Ho un'ammirazione smisurata per chi padroneggia cosi bene la cultura classica da farne argomento addiruttura per un blog che tratta di attualità politica.

Di qui al 6 aprile ho paura che ne vedremo di ogni.
Dall'aver dichiarato qualche mese fa che non vedeva l'ora di presentarsi davanti ai giudici, ora il cavaliere di Hardcore è solo impegnato nell'elaborare legittimi impedimenti per le date fissate....la prima mi pare di ricordare proprio fra una settimana quando riprenderanno gli storici processi congelati dai provvedimenti ad personam & aziendam.
Tutti i dittatori del Maghreb stanno per essere travolti dai loro popoli affamati di libertà e diritti sociali.... dunque dovranno inventarsi missioni oltreoceano o invitare qui di nuovo l'amico Putin!

Io spero solo e soltanto in Madre Natura......
why not?

ciao
Francesca
Cara Lisa,
in effetti il dialogo di Platone andrebbe citato per intero: la sua attualità è impressionante.
C'è da osservare però, con grande amarezza, che duemila e cinquecento anni sembrano trascorsi invano.
Il Presidente Emerito Azeglio Ciampi ha riversato questa amarezza fin nel titolo del suo libro: " Non è il paese che sognavo " (Il Saggiatore). E certo ha fatto, a mio parere, ricorso ad un elegante eufemismo perché, non fosse l'uomo garbato e misurato che è, avrebbe intitolato: "Questo è l'incubo che non avrei voluto avere".
Quanto alla folgorazione mi basterebbe che il nostro Premier, novello Saulo, cadesse da cavallo.
Prof. Woland
Cara Francesca,
mi fa molto piacere che non sia estinta, in questa povera Italia, la specie di coloro che apprezzano la cultura classica o scientifica che sia.
Grazie per i suoi intelligenti commenti.
Spes ultima dea.
Secondo me Berlusconi, più che ad Asclepio, il gallo lo manderà ad Azzeccagarbugli... di manzoniana memoria.....
@Silla
temo proprio che lei abbia ragione ma conservo una flebile speranza. Alla prossima.
W

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