Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 15 febbraio 2011

Bersani e Pierluigi: gemelli diversi.

Bersani sul quotidiano la Padania strizza l'occhio alla Lega.

Ok. Posso essere d'accordo.

La caduta di Berlusconi che si profila all'orizzonte può far venire voglie strane.

E tuttavia mi piacerebbe capire cosa ha in mente Pierluigi Bersani (e dunque il PD). 

Anzi, vi dirò di più: mi piacerebbe capire se per caso ci stiamo affidando a qualche fine stratega

No perché se per caso è così, vorrei sapere se questo stratega è lo stesso delle ultime elezioni.

Ché se lo fosse, potrebbe essere il caso forse, dico forse, di porsi qualche dubbio.

E magari anche di preoccuparsi un po'.

Se invece lo stratega è nuovo di pacca, o se Bersani e lo stratega sono la stessa figura, allora per favore che ci illustri, che ci spieghi, che ci renda edotti. 

Perché francamente qualcuno di noi potrebbe faticare a capire.

Prendete me: da stamani sto disperatamente cercando di unire i puntini.

Di trovare il collegamento tra alcune date con alcuni concetti e altre date con altri concetti

E non ne vengo a capo.

Vi spiego.

17 dicembre 2010. Bersani chiama l'alleanza col Terzo Polo:




"Un nuovo patto per superare Berlusconi", invocava allora Bersani. E lanciava una "piattaforma" da discutere "con tutte le forze di opposizione".

Ok. Ci sono. Ce la posso fare.





Altra data, altro patto, stavolta con la Lega.

Lega? Forza non di opposizione, giusto?

Ecco, qui comincio a perdermi.

E provo a spiegarmi la furbata come se Bersani avesse detto più o meno così: "il vostro interesse principale è il federalismo? Ok: ve lo garantiamo noi. Ora mollate 4 a 0 Berlusconi e lavoriamo insieme alla riforma"?

Ecco, sì... davvero interessante, ma se è così... come?!

Con un governo di transizione per fare le riforme e andare fra un anno alle elezioni?

Andando subito alle elezioni con una alleanza trasversale che ragioni su una piattaforma condivisa e metta in minoranza Berlusconi?

Se cerco fra le parole di Bersani, non trovo nulla: il segretario non lo dice (nonostante la prima ipotesi gli venga esplicitamente sollecitata dall'intervistatore).

E allora com'è che dal patto col Terzo Polo si è arrivati a quello con la Lega? Sono complementari o in contraddizione?

Che bailamme.

Non fraintendetemi. Penso che una minima dose della cosiddetta Realpolitik si possa accettare.

Tuttavia, osservo che se da segretario del PD pianifico una strizzata d'occhio alla Lega, devo contestualmente far capire ai miei elettori qual è il senso e dove voglio andare a parare. 

Se no rischio di alimentare confusione nel mio stesso elettorato (come se non fosse già abbastanza confuso, tra l'altro).

In quest'ottica, alcune dichiarazioni dell'intervista, probabilmente, sarebbe stato bene evitarle.

Che so, ad esempio si poteva essere un po' più cauti prima di affermare "non ho bisogno che qualcuno mi spieghi che la Lega non è razzista. Lo so".

Per carità, Pierluigi: io ti voglio credere quando dici così.

Però dì al tuo alter ego Bersani che la prossima volta che scrive lettere ai giornali, come è accaduto col Messaggero il 7 gennaio scorso, non affermi "berlusconismo e leghismo hanno, ciascuno per la sua parte, suscitato una “aggressività dei moderati” che ha fatto da traino ad una cultura di delegittimazione dello Stato, di individualismo, di complicità fiscale, di corporativismo sociale e territoriale, di xenofobia".

Perché qualcuno potrebbe pensare che razzismo e xenofobia siano pressoché sinonimi (certi errori sono facili da commettere!).

E magari dedurne che Bersani e Pierluigi pensino e dicano tutto e il contrario di tutto.

E che magari, se a questo giro si è trattato di dire che i leghisti non sono xenofobi, al prossimo giro potrebbe capitare di sentir dire che Storace non è neofascista.

O magari, a questo punto, perché no: che Berlusconi è vittima di una persecuzione giudiziaria ordita da un manipolo combattente di magistrati comunisti che violano la Costituzione fomentando un golpe morale...

Per favore, cari amici del PD.

Non è più tempo di giocare.

Parlate pure con chi volete.

Ma mettevi prima d'accordo con voi stessi.

Perché, purtroppo, capita che non siano solo gli elefanti ad avere buona memoria. 

Quel progetto infatti, quello che ci avete promesso, lo stiamo ancora aspettando.

E la pazienza del vostro slogan autunnale sta davvero finendo.

[Aggiornamento: a giudicare dai commenti su Facebook, pare proprio che molti non abbiano gradito la mossa del Segretario...]


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