Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 21 novembre 2011

10, 100, 1000 Celestini.

Ci sono almeno un paio di buone ragioni per guardare con attenzione i 4 minuti e 41 secondi del filmato che vi propongo di seguito.

La prima è che l'arte straniante di Ascanio Celestini merita davvero di essere assaporata parola dopo parola, un po' come un vino d'annata; o se preferite contemplata con devozione, come un paesaggio esotico in un particolare momento della giornata.

La seconda ragione è che vedere accostata all'arte di Celestini - studiata in ogni vocabolo, in ogni metafora, in ogni iperbole - la becera ed istintiva reazione di Ignazio La Russa che dà all'artista del "coglione" è un'occasione unica.

Per riflettere una volta di più sullo stile e sulla profondità intellettuale di una certa destra cui il popolo italiano, negli ultimi 20 anni, ha creduto più volte di affidare le proprie sorti e il proprio futuro.

E anche per provare a capire dove abbiamo sbagliato e come abbiamo fatto ad arrivare dove siamo oggi.

Prima di lasciarvi al filmato, un'ultima precisazione.

Oltre all'offesa, La Russa definisce Celestini "giornalista".

Ebbene ad Ascanio Celestini possono essere attribuite varie qualifiche professionaili: attore teatrale, regista cinematografico, scrittore, drammaturgo.

Non giornalista.

Ora la domanda sorge spontanea: come accade che un pluripremiato artista venga definito "giornalista"?

Solo perché lo si suppone satiricamente schierato contro una parte politica (supposizione errata, naturalmente, giacché Celestini ne ha invece per tutti, nessuno escluso)?!

Ecco: il fatto che un individuo che esercita artisticamente il suo sacrosanto diritto di critica passi per politicamente schierato e venga pertanto definito - praticamente per scherno - un "giornalista" mi pare possa davvero dirsi paradigmatico.

Di quale idea abbiano oggi certi politici della libertà di espressione.

E di quale sia l'immagine che hanno dei nostri giornalisti: una compagine di aspiranti comici politicamente schierati.

Inquietante, non vi sembra?

Buona visione.





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domenica 23 ottobre 2011

Non è (più) la Rai...


[Clicca per ingrandire]

Tutto in pochi anni, badate.

Diciamo sei, grosso modo.

Un flop dietro l'altro.

A spese nostre, naturalmente.

E della libertà di opinione.

Sono anni che la tv di stato va puntualmente incontro a clamorosi insuccessi, fabbricando funamboliche patacche dorate che crollano ai primi scossoni.

Dal TgUnno dell'Attila dell'informazione, Minzolini - in perenne discesa verso gli Inferi nei grafici relativi allo share - al disastro di Maurizio Costanzo (la riedizione di Bontà loro); dalla débacle della Perego (Se a casa di Paola) al flop dei flop di Vittorio Sgarbi; dall'indecente sperpero di denaro per Radio Londra di Giuliano Ferrara - che dati gli ascolti deludenti si dice verrà spostato all'ora di pranzo - ai recentissimi flop di Pino Insegno (Me lo dicono tutti) e di Francesco Facchinetti (Star Academy).

Nel mezzo, le crociate contro i programmi più amati (dal pubblico) condotti dai personaggi più odiati (dai politici filogovernativi): Santoro, Gabanelli, Dandini.

Santoro, dopo anni di guerriglia, ha preso baracca e burattini e ha cambiato aria.

Alla Dandini non è stato rinnovato il contratto e il suo Parla con me è dunque approdato a La7.

Stessa sorte per la premiata coppia Fazio-Saviano, alla quale la Rai è riuscita a dare il benservito dopo l'incredibile successo di pubblico di Vieni via con me, che pertanto rivedremo, sì, ma su La7.

Una sequela di coincidenze che appaiono talmente inquietanti da lasciare poco adito al dubbio, non credete?

Cui si aggiungono, giorno dopo giorno, notizie sempre nuove ma dello stesso segno: come quella che riferisce dei tagli per Rai Internazionale, canale dedicato agli italiani all'estero, considerato ormai un lusso insostenibile.

Insomma, il piano per svuotare la Rai di contenuti e stroncarne la competitività è pressoché realizzato.

Mediaset ringrazia e la famiglia Berlusconi se la ride.

A noi resta il ricordo di una televisione pubblica che non c'è più e che, salvo rare eccezioni, può ormai definirsi più che altro deprimente e frustrante.

Ditemi quello che volete, ma a me riecheggiano nella mente le parole del Piano di Rinascita Democratica della P2 di Licio Gelli, che tra i suoi obiettivi aveva quello di "dissolvere la RAI-TV", naturalmente in favore di una presunta libertà di antenna, necessaria per diffondere i propri tentacoli nella società per poi impadronirsi delle istituzioni.

Renato Zero, nel suo successo Viva la Rai, cantava: "ormai questo cervello avrà un padrone, lo sai?"

Chi sia, oggi, questo padrone, credo sia oramai inequivocabile.


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lunedì 14 marzo 2011

Saviano e le fonti su Croce: la condanna senza appello.

Roberto Saviano in un momento dell'intervista a Mentana, nel Tg di La7.

Riassunto delle puntate precedenti.

Il 29 novembre scorso, nella trasmissione Vieni Via con Me, Roberto Saviano fa un (bellissimo) monologo sul terremoto dell'Abruzzo.

In quell'occasione racconta un aneddoto relativo a Benedetto Croce, coinvolto con la sua famiglia nel terremoto del 1883 che distrusse Casamicciola e in cui perse la vita il padre del filosofo.
Padre del filosofo, racconta Saviano, che avrebbe detto al figlio, poco prima di morire, "offri 100.000 lire a chi vi salva".

Tre mesi dopo (?!), Marta Herling, nipote del filosofo, scrive una lettera al Corriere del Mezzogiorno, accusando Saviano di "mistificazione della storia e della memoria", perché nel saggio Memorie della mia vita, Croce aveva dato una versione diversa dei fatti del terremoto, non menzionando l'episodio delle 100.000 lire.

Detto, fatto.

La macchina del fango si rimette in moto, partendo in quarta: Il Giornale e Libero sferrano l'attacco a Saviano (titoli, rispettivamente "Così la nipote di Croce ha sbugiardato Saviano: Inventa pezzi di storia"; "Saviano copia e copia male"); il Tg1 di Minzolpop costruisce un servizio "memorabile" in cui la Herling, intervistata, parla dello scrittore partenopeo con toni durissimi.

Ieri sera, Mentana chiama Saviano ad intervenire al Tg di La7.

Saviano mostra il reperto che è la fonte del suo racconto: un articolo dello sceneggiatore Ugo Pirro, uscito su Oggi il 13 aprile del 1950, ispirato dalla testimonianza di un giornalista dell'epoca che aveva intervistato il giovane Croce.


L'articolo di Ugo Pirro mostrato da Saviano durante l'intervista di ieri.

Croce, ribadisce Saviano, non ha mai smentito quella ricostruzione.

E Saviano, dal canto suo, non ha mai parlato di "mazzette" né ha mai voluto alludervi (altra accusa che gli ha rivolto la Herling).

Un'altra pagina dell'articolo di Ugo Pirro mostrata da Saviano.

In tutta questa vicenda, la cosa singolare - si fa per dire - è che tutte le critiche piovute addosso a Saviano, come lui stesso ha ribadito ieri a Mentana, sono state mosse - dal Giornale, da Libero, dal Tg1 - senza minimamente sentire la versione dello scrittore: nessuno gli ha chiesto da dove avesse tratto il racconto.

Nessuno ha sentito il dovere, almeno deontologico, di dargli la parola.

Alla faccia dell'obbligatorietà del contraddittorio nell'informazione!

L'imputato Saviano è stato condannato senza neppure avere la possibilità di difendersi.

Senza appello.

Cosa che, in piena campagna promozionale del "giusto processo", non ha davvero l'aria di essere un buon segnale.

Aggiornamento (16 marzo):


Ospite da 8 e mezzo, su La 7, Roberto Saviano ha aggiunto un tassello definitivo alla vicenda svelando la madre delle fonti, un volume di Carlo del Balzo, del 1883 (stesso anno del terremoto), dal titolo Cronaca del Tremuoto di Casamicciola, da cui è tratto il racconto riportato da Saviano (che Croce non smentì mai).
Un'immagine dell'opera di Carlo del Balzo

Riporto, a scanso di equivoci, il passo in questione:
«Era anche a villa Verde tutta la famiglia Croce di Foggia. Erano nella loro camera la signora Croce e la figliuoletta, il sig. Croce e il primogenito, seduti presso un tavolino, scrivevano, in una stanza attigua; la porta di comunicazione era aperta. La signora Croce e la fanciullina cadono travolte nel pavimento, che crolla tutto: non un grido, non un lamento, muoiono istantaneamente. Al contrario, il sig. Croce, sebbene del tutto sepolto, parla di sotto le pietre. Il suo figliuolo gli è daccanto, coperto fino al collo dalle pietre e dai calcinacci. E il povero padre gli dice: offri centomila lire a chi ti salva; e parla col figlio, che non può fare nulla per sé, nulla pel babbo, tutta la notte!»
Dite che ora qualcuno chiederà scusa a Saviano?
Per la dirla con Renzo Arbore: "meditate, gente, meditate"...


Aggiornamento del 24 marzo.


L'Onorevole Amedeo Laboccetta ha presentato un'interrogazione parlamentare urgente al Ministro Gelmini per la verifica della compatibilità della laurea ad honorem conferita a Saviano dall'Università di Genova.
Il motivo: le presunte menzogne su Croce!!
Vi prego solo di una cosa: leggetevi il mio post su Laboccetta e traete le vostre conclusioni sulla vicenda: Saviano, la laurea ad honorem... e la boccetta avvelenata.



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martedì 7 settembre 2010

Fini al Tg di Mentana su La7: sintesi dell'intervista esclusiva.


7 settembre 0re 20: Fini al Tg di Mentana su La7


Fini da Mentana in esclusiva.

Vediamo i passaggi chiave e le reazioni a caldo.
  1. Prevedo che Berlusconi e Bossi non saliranno al colle per chiedere dimissioni perché dimostrerebbero  di essere analfabeti sotto il profilo costituzionale
  2. Prevedo che saliranno al colle per parlare della situazione politica. Cosa doverosa.
  3. Bossi, simpaticone, ha parlato del trasloco di Fini. Ma la Camera non è una dependance del governo.
  4. (a domanda di Mentana) Certo che sono nel centro-destra, ma ricordo che come Presidente della Camera non voto.
  5. Non ho violato alcuna norma. I miei doveri sono chiari. Regolamento della camera alla mano, art. 8 (lo legge testualmente): “ll Presidente rappresenta la Camera. Assicura il buon andamento dei suoi lavori, facendo osservare il Regolamento, e dell'amministrazione interna. Sovrintende a tal fine alle funzioni attribuite ai Questori e ai Segretari. In applicazione delle norme del Regolamento, il Presidente dà la parola, dirige e modera la discussione, mantiene l'ordine, pone le questioni, stabilisce l'ordine delle votazioni, chiarisce il significato del voto e ne annunzia il risultato”).
  6. Andare al voto adesso è da irresponsabili. Ecco il perché del patto di legislatura.
  7. Il Pdl lo chiamo Forza Italia allargata.
  8. Partiamo dal quoziente familiare: ridurre le tasse alle famiglie monoreddito.
  9. In caso di crisi la parola passa al capo dello stato.
  10. Sui Colonnelli non mi è slittata la frizione (affermazione di Mentana), anzi: avevo il freno a mano tirato.
  11. In caso di elezioni saremmo prontissimi. Ma chi governa ora deve dimostrare di saper governare e non di saper vincere nuove elezioni.
  12. Su Montecarlo: confermo, non sapevo e non ci sono stato. La Magistratura accerterà. Basta avere pazienza. E chi ha calunniato, ne risponderà.
8 settembre: il dopo Mentana.
La risposta del PdL non si è fatta attendere e la dà Mentana stesso a chiusura del Tg.
La dichiarazione è di Capezzone: "Fini dimostra di essere attaccato alla poltrona come i politici di un tempo".

Il Giornale e Libero del giorno dopo (8 settembre) attaccano frontalmente, come di consueto, il Presidente della Camera.

Il Giornale lo dichiara "in bambola sulla casa di Montecarlo" (?), Libero "inchiodato alla poltrona".

Berlusconi, ufficialmente, tace, ma fonti a lui vicine dicono che abbia affermato: "non può presiedere Montecitorio se ci insulta quotidianamente."

La vera battaglia è appena cominciata...


Potrebbe interessarti: 
Berlusconi e Bossi al Quirinale: Fini si dimetta per le parole di Mirabello.

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