Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 19 maggio 2011

Flop di Sgarbi: programma sospeso. Se il vento cambia davvero...


E crollo fu.

Impietoso.

A ruota, dopo Silvio Berlusconi a Milano, crolla a due giorni di distanza anche l'alter-ego mediatico anti-magistratura del Cavaliere, Vittorio Sgarbi.

In onda ieri con la sua chiacchieratissima prima puntata, Sgarbi supera di poco l'8% di share (trasmissioni come Chi l'ha visto e Le iene, per darvi un'idea, hanno incassato il 15% l'una).

Risultato: programma sospeso.

Beh, non so a voi, ma a me pare, unendo i puntini disseminati qua e là nei primi mesi di questo anno, che qualcosa stia davvero cambiando.

Il caso elettorale di Milano, con Pisapia che sfiora il bottino pieno al primo turno, è emblematico.

Ma lo sono anche i segnali che provengono dal mondo televisivo.

Il fatto che i due arieti, messi in campo dalla Rai nell'era Masozoica-berlusconiana per sfondare la roccaforte dei consensi - Giuliano Ferrara e Vittorio Sgarbi - escano dall'agone ambedue con le corna rotte credo abbia un significato preciso.

Ferrara, ad ogni passaggio di testimone dal Tg1, perde più di 2 milioni di telespettatori e oscilla come share tra il 16 e il 18%.
Ed ora cola a picco anche la corazzata Sgarbi, non appena levate le ancore dal porto di Arcore.

La morale?

La gente si sta stancando.

Delle urla scomposte, delle esasperazioni premeditate, della malafede patente, dei narcisismi interessati, degli attacchi strumentali e dei colpi bassi (vedi le falsità della Moratti contro Pisapia)

Fino a qualche mese fa, poco prima del caso Ruby, di tutto questo non si aveva probabilmente sentore.

Ma di certo ardeva sotto la cenere, perché questi non sono mutamenti che accadono dalla sera alla mattina.

E, fuori da ogni previsioni invece, il vento sembra stia cambiando davvero.

Ora bisogna soltanto seguire la scia, riuscire ad interpretare il desiderio di riscossa sociale, di aria pulita.

Compito che spetta all'opposizione di questa paese.

Che ci si augura riesca finalmente ad avere la voglia e la forza di farci uscire dalle sabbie mobili degli ultimi venti anni.

La mano molti italiani la stanno tendendo, insperatamente.

Ora tocca a voi.


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