Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 23 maggio 2011

Il Procuratore Grasso parla chiaro: qualcuno, invece, tace.

Oggi, nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone, si commemorava il diciannovesimo anniversario della strage di Capaci.
Ospiti d'eccezione il Ministro della Giustizia Alfano e il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso.
Che sul rapporto governo-magistratura, infiammando la platea di studenti presenti alla celebrazione - che accolgono le sue parole con applausi scroscianti - ha chiosato così:

"E' come cercare di dialogare con chi ti prende a schiaffi. Dobbiamo usare il Vangelo, «porgi l'altra guancia», perché la delegittimazione - che è frutto di essere considerati matti, utopisti, antropologicamente diversi o cancro da estirpare - rende tutto più difficile". (qui il video del servizio di Repubblica Tv).

Parole forti.

Giudizi duri.

Senz'altro da riportare fedelmente, per chi ha come dovere deontologico la correttezza dell'informazione


Chi è rimasto fuori dalla cerchia dei professionisti?!

Vi confesso che, prima ancora di verificare l'impostazione del Giornale o di Libero, ho pensato malevolo: stai a vedere che hanno scelto di nascondere la notizia pensando che potesse danneggiare in qualche modo il buon Silvio in piena campagna elettorale, ad esempio facendo tornare alla mente quegli stessi toni estremisti ritenuti responsabili della batosta del primo turno.

Mi sbagliavo: perché il Giornale e Libero, invece, hanno riportato le parole di Grasso.

Solo in parte, però. 

Hanno infatti stranamente deciso di citare soltanto l'allusione agli "schiaffi", censurando tutto il resto.

Un caso; un eccesso di sintesi?

Singolare, visto che a subire la censura sono state proprio le parole considerate fino a qualche giorno fa il principale cavallo di battaglia elettorale di Silvio Berlusconi.

Se per caso, ma solo per caso, l'operazione fosse volontaria, se ne potrebbe dedurre una cosa soltanto: che i giornali del Premier, oramai, hanno davvero paura di tutto.

E questo, evidentemente, non può che essere accolto come uno splendido segnale.


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