Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 15 maggio 2011

Berlusconi e il cigno nero.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Qualche lettore paziente che segue il blog avrà notato come io abbia, prima invocato e dopo evocato il gallo.

Una volta ho sperato che Berlusconi ritrovasse il senno (inteso come osservanza alle leggi) e potesse quindi offrire un gallo ad Asclepio in segno di gratitudine.
Un'altra volta ho sperato che il Premier dopo essersi esibito, a Napoli, come 'o 'allo ncopp'â munnezza abbandonasse, lanciato un potente chicchirichì, la scena politica.

Ma non avendo Berlusconi imitato né il Socrate del Fedone né il Prof. Unrat dell'Angelo azzurro, non mi resta che sperare, in queste elezioni amministrative, nel cigno nero.

Cosa c'entra ora questo nuovo pennuto, vi chiederete?

Non vi tragga in inganno la citazione cinefila di Der blaue Engel: non mi riferisco al bel film Black Swan con la bravissima Natalie Portman.

Parlo invece della metafora del cigno nero*, con cui si intende un evento isolato e dunque inaspettato (come l'ascesa di Hitler o l'attentato delle torri gemelle) che solo a posteriori può essere spiegato e forse capito.

Il fenomeno è descritto nell'interessante libro del Prof. Nassim Nicholas Taleb, docente americano di Scienze dell'incertezza, intitolato appunto Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita. (Il Saggiatore, 2008).

Chi sarebbe dunque nel nostro caso il cigno nero?

Il risveglio degli italiani, dopo un lungo sonno della ragione.
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*Quando gli europei arrivarono in Australia restarono a bocca aperta nell'imbattersi nei cigni neri. Per secoli avevano creduto che i cigni fossero solo bianchi: un singolo evento confutava un'esperienza millenaria. Di qui, il nome del fenomeno.


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