[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]
Qualche lettore paziente che segue il blog avrà notato come io abbia, prima
invocato e dopo
evocato il gallo.
Una volta ho sperato che Berlusconi ritrovasse il senno (inteso come
osservanza alle leggi) e potesse quindi offrire
un gallo ad Asclepio in segno di gratitudine.
Un'altra volta ho sperato che il Premier dopo essersi esibito, a Napoli, come '
o 'allo ncopp'â munnezza abbandonasse, lanciato un potente
chicchirichì, la scena politica.
Ma non avendo Berlusconi imitato né il Socrate del Fedone né il Prof. Unrat dell'Angelo azzurro, non mi resta che sperare, in queste elezioni amministrative, nel cigno nero.
Cosa c'entra ora questo nuovo pennuto, vi chiederete?
Non vi tragga in inganno la citazione cinefila di Der blaue Engel: non mi riferisco al bel film Black Swan con la bravissima Natalie Portman.
Parlo invece della metafora del cigno nero*, con cui si intende un evento isolato e dunque inaspettato (come l'ascesa di Hitler o l'attentato delle torri gemelle) che solo a posteriori può essere spiegato e forse capito.
Il fenomeno è descritto nell'interessante libro del Prof. Nassim Nicholas Taleb, docente americano di Scienze dell'incertezza, intitolato appunto Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita. (Il Saggiatore, 2008).
Chi sarebbe dunque nel nostro caso il cigno nero?
Il risveglio degli italiani, dopo un lungo sonno della ragione.
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*Quando gli europei arrivarono in Australia restarono a bocca aperta nell'imbattersi nei cigni neri. Per secoli avevano creduto che i cigni fossero solo bianchi: un singolo evento confutava un'esperienza millenaria. Di qui, il nome del fenomeno.
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Berlusconi e il cigno nero.