Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 16 maggio 2011

Libero: il misfatto quotidiano.


Mi pare di una qualche utilità, prossimi alla chiusura dei seggi, fare un piccolo confronto fra le "professionalità" di due testate di opposto orientamento: la Repubblica da un lato e Libero dall'altro.

Questa era la prima pagina di Repubblica di ieri, prima giornata elettorale:



Sfido chiunque a trovare nell'impostazione di questa pagina qualcosa di diverso da una pura "strategia dell'informazione".

Ora occhio alla prima pagina di Libero:


Nell'ordine troviamo:
  1. Foto del Cavaliere ammiccante e rassicurante.
  2. Titolo principale che è un'indicazione di voto (meglio esplicitata nel catenaccio).
  3. Pezzo contro Vendola.
  4. Pezzo contro il Terzo Polo di Fini&Co.
  5. Pezzo contro Pisapia ("islamico e comunista").
  6. Pezzo (del sempreverde - di bile - Giampaolo Pansa) sui no-global (il cui spauracchio è sempre bene agitare in campagna elettorale).

Un vero e proprio cecchinaggio elettorale da prima pagina.

Si sente spesso ripetere il ritornello per cui tra la Repubblica e Libero (o Il Giornale) non vi sarebbe gran differenza, perché si tratta pur sempre di giornali schierati.

Ma condividere le idee di una parte politica non significa "lavorare per" quella parte politica.

Come dimostra la prima pagina di Repubblica, il cui obiettivo rimane informare.

Diversamente da Libero, che è a tutti gli effetti una rotella nell'ingranaggio della fabbrica del consenso del Padrone.


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