Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 1 maggio 2011

Gheddafi reloaded...

Berlusconi con l'amico Gheddafi, che definì leader "di grande saggezza".

Viaggiare con la macchina del tempo, talvolta, può essere alquanto straniante.

30 Aprile 2011, ieri.

Nel commentare il discorso di Gheddafi, Il Giornale lo accusa di delirio.



Aldilà della plausibilità di un simile giudizio sulle parole del Rais, quello che mi pare più interessante da osservare, in un'ottica direi quasi storicistica, è lo stile comunicativo adottato dal quotidiano della famiglia Berlusconi nei confronti di Gheddafi: se infatti il Giornale parla di "ultimo" delirio, implicitamente imputa al Colonnello una serie di deliri di cui quello di ieri non appare che l'ultimo.
Se è così, ammetterete che sarebbe interessante capire quando è iniziata una simile inversione di rotta, dal momento che il dittatore è stato considerato fino a pochi mesi fa un fondamentale partner economico e che le sacrosante critiche (non solo da sinistra) sull'opportunità di fare accordi economici con un paese non democratico venivano bollate come ipocrite  solo il 29 agosto scorso, in occasione dell'ultima visita di Gheddafi in Italia:



Se poi si programma la macchina del tempo un po' più indietro negli anni, l'effetto straniante diventa ancora più evidente.

2008, 30 agosto.


E' il giorno della firma dell'accordo italo-libico.
La foto ritrae Berlusconi che mostra a Gheddafi il nipotino appena nato in braccio alla moglie Veronica Lario.

Sono passati poco più di due anni e mezzo.

Tra gli avversari personali di Berlusconi, c'è oggi proprio la ex moglie Veronica Lario, rea di aver definito "malato" il Presidente del Consiglio per la sua passione nei confronti delle minorenni, ricorrendo all'arcinota metafora delle vergini che si offrono al Drago.

Tra i nemici politici, invece, il Colonnello Gheddafi.

Sconcertante, no?

Com'è sconcertante, tornando ad oggi, che uno dei giudizi più vicini al pensiero di buona parte degli italiani sulla nostra situazione politica si ritrovi in queste parole:
"Ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, né tanto meno la democrazia. Solo l'amico popolo italiano vuole la pace".

Firmato, un (delirante?) معمر القذافي‎. 

Pardon: Muammar Gheddafi.


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