Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 22 maggio 2011

Una poesia può cambiare il mondo


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Riflettevo, l'altro giorno, su  alcune condizioni che a me sembrano sempre più attuali nel nostro paese:
  • Una società gerarchica, nella quale le divisioni fra le classi sociali o caste sono sempre più profonde e assolutamente inattaccabili
  • Una propaganda di regime, tesa a convincere il popolo che il proprio stile di vita è il migliore possibile
  • Il dissenso non tollerato, che mette immediatamente in moto ritorsioni o, se volete, la cosiddetta macchina del fango
  • Lo Stato rappresentato da un leader carismatico, idolatrato dalla gente e oggetto di culto della personalità.
E ho sentito un brivido nella schiena.

D'un tratto mi sono reso conto che queste condizioni sono tra quelle che ricorrono in tutti i romanzi della letteratura distopica del Novecento.

Già, perché quando si parla di distopia vengono subito alla mente i romanzi di George Orwell (1984), Philip K. Dick (Do androids dream of electric sheep*) o di Kazuo Ishiguro (Never let me go**, 2005)

Siamo dunque già dentro in una di quelle terribili ipotesi di fantapolitica tipiche del genere distopico?

Il dubbio mi assale.
E confesso di non sentirmi affatto tranquillo, perché, negli ultimi tempi, la distopia è di gran moda come genere letterario. 
E quando gli scrittori, che hanno sensibilissime antenne, incominciano ad insistere su un genere, c’è da allarmarsi. Grande, infatti, è il pericolo che le loro opere siano profetiche.

Pubblicato negli Usa il 30 novembre del 2010 e subito divenuto un best seller, è ora in libreria in Italia (dal 13 maggio) il romanzo distopico YA (young adult) intitolato Matched, La scelta scritto da Allie Condie.

Un libro seducente.

In una società assolutamente preordinata dal Potere costituito - la Società - non ci sono sorprese: tutto è deciso dall’alto. I libri sono scelti da una commissione (solo quelli e non altri si potranno leggere e tramandare).
Anche il lavoro, il fidanzamento, il matrimonio e financo la morte sono programmati.
Tutto sembra scorrere liscio quand’ecco che Cassia, la giovane eroina della storia - già disorientata per un  imprevisto errore di programmazione nella cerimonia dell'abbinamento (assegnazione del promesso sposo da parte dell'infallibile Società) - s’imbatte in una poesia: Do not got gentle into that good night di Dylan Thomas.

E' una poesia proibita, che non fa parte della lista ufficiale delle opere permesse.

Cassia ne rimane profondamente turbata.

Ecco: “il treno ha fischiato”, direbbe Pirandello.

Come spesso accade, il caso è sovrano: un semplice componimento poetico può distruggere un impero.

Ed anche per questo voglio passare il testimone ad ognuno di voi:

Non andartene docile in quella buona notte

___________________________________________________
* Da cui l'indimenticabile Blade Runner di Ridley Scott.
**Nel 2010 Mark Romanek (Closer) ne ha tratto un film, apprezzato dalla critica e tutt'ora nelle sale col titolo italiano Non lasciarmiKazuo Ishiguro è l'autore di un altro bellissimo romazo The Remains of the Day da cui è stato tratto l'omonimo film di  James Ivory (in italiano Quel che resta del giorno).


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