Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 23 dicembre 2011

Se ti censurano, ti sospendo! Ah, les italiens!


Dalla sua pagina FB, Alberico Giostra ci aggiorna sulla sua vicenda:



Tre giorni di sospensione dal lavoro e dallo stipendio, dunque, è l'esito della vicenda accaduta un paio di mesi fa: un servizio censurato a Giostra il 25 ottobre scorso - da un vicedirettore in quota Pdl - che il giornalista aveva prontamente fatto rimbalzare sul web.

Ecco il testo incriminato con tanto di cancellature del vicedirettore:


Nel Giornale-Radio di Radio 1 dunque, solo due mesi fa, non si poteva dire che Berlusconi era preoccupato.

Nel Giornale-Radio di Radio 1, solo due mesi fa, non si poteva dire che il centrodestra stesse prendendo in considerazione un passo indietro del Sire di Arcore.

Nel Giornale-Radio di Radio 1, solo due mesi fa, non si poteva dire che in piena crisi Silvio Berlusconi rischiava di presentarsi a Bruxelles - dov'era atteso con delle soluzioni rapide e puntuali - con una semplice lettera d'intenti.

Solo due mesi fa, insomma, il regime mediatico era più che mai diffuso e sistematico.

E faremmo bene a non dimenticare qual era (era?), in tal senso, la prassi consolidata.

Ma la sanzione comminata ad Alberico Giostra arriva oggi; oggi che il Caimano non è più al potere.

E questo, al di là della violazione di qualsiasi regola aziendale, significa una sola cosa: che gli effetti di quel potere perdurano ancora e sono ancora capaci di pesare, di intimidire, di colpire.

Motivo per cui alla coraggiosa denuncia di Giostra va tutta la mia personale solidarietà.

Insieme all'augurio che in un futuro non troppo lontano il giornalismo italiano possa riappropriarsi di quell'identità e di quell'indipendenza che gli sono state sottratte da tempo.

Identità e indipendenza che oggi più che mai appaiono qualità imprescindibili e inderogabili per l'informazione di un paese prostrato e indebolito da decenni di malgoverno e di intrighi tentacolari, com'è l'Italia del 2011.

Sperando che dal 2012, davvero, si possa in qualche modo ricominciare daccapo.


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